Recensione del deludente brano che unisce, a sorpresa, una coppia inedita
Fedez e Salmo ci hanno raccontato per anni di quanto scarsamente si sopportino a vicenda. Stilettate nelle interviste, diverse uscite sopra le righe, critiche alle scelte musicali dell’altro, insulti attraverso le Instagram Stories. Un quadro che, fino a pochi giorni fa, rendeva inimmaginabile una collaborazione tra i due. In una discografia dominata, però, dai duetti, spesso creati più per convenienza che per una reale intesa artistica, può succedere veramente di tutto e quindi venerdì scorso è stata pubblicata “Viola“, la canzone che vuole rappresentare una pace simbolica e che unisce due mondi all’apparenza inconciliabili.
Troppo evidente l’effetto cover-band |
Ci troviamo infatti di fronte a due artisti che hanno modi esponenzialmente lontani di intendere la musica e che, in virtù di questo, hanno preso strade e scelte profondamente diverse nella loro carriera. Da una parte Salmo arrivato al successo senza scendere a patti con il pop, lontano da radio e tv e con un’idea di rap che guarda ad un pubblico più maturo. Dall’altra, invece, Fedez che ha abbandonato in fretta la durezza degli esordi scegliendo tinte più catchy e radio-friendly e che, col tempo, è diventato più personaggio che artista. Qual è quindi l’unica cosa che hanno in comune? L’amore per il punk, ci dicono: quello hardcore per il primo, quello più pop per il secondo.
E così “Viola” nasce con l’idea di essere un brano prettamente punk-pop che vuole strizzare l’occhio a band come Green Day, Sum 41 e Blink 182, provando a dare nuova linfa a un genere ormai quasi dimenticato. Aspettative alte, quindi, deluse però totalmente dal risultato finale, talmente macchiettistico da far sembrare Fedez e Salmo solo una cover-band dei Dari. Difficilmente vi ricorderete di loro, se nati dopo il 2000 forse non vi sarà neanche mai capitato di ascoltarli, ma i due artisti in questione si sono in realtà rifatti palesemente a quel mondo lì.
Tra il 2008 e il 2010, i Dari sono stati, allo stesso tempo, un grande successo tra le ragazzine e un incubo per i puristi, con il loro punk-pop plastificato e infarcito di testi adolescenziali e, a tratti, demenziali. Cercate, ad esempio, su YouTube il brano “Tutto regolare“: scoprirete quanto è evidente in “Viola“, in particolare nel ritornello, l’effetto-Dari. Con l’aggravante che lì si trattava di ragazzi poco più che ventenni, qui invece ci troviamo di fronte a un uomo di 33 anni e a uno di 38.
Testo e strumenti ingabbiati in una dimensione da tormentone |
“Viola” è un pezzo che, come in quel caso, non ha nulla di punk. Il testo è un collage di banalità senza alcun tipo di provocazione e arroganza che richiederebbe il genere. È qualcosa di scolastico, irrilevante, costruito solo per essere canticchiato. Nè carne nè pesce.
Forse l’idea era farlo solo suonare come punk, ma anche qui gli strumenti sono ingabbiati in una dimensione da tormentone. La batteria, potente e interessante nella prima strofa, viene smussata quando dovrebbe risultare ancora più aggressiva, cioè nel ritornello, “perché sì, facciamo punk ma guai se poi non passiamo in radio”. È tutto veramente troppo telefonato e forzato.
Fedez poco coraggioso, Salmo incoerente |
E qui, in un discorso più allargato, viene esattamente rappresentato l’atteggiamento attuale degli artisti che occupano le posizioni di alta classifica. Non c’è il coraggio di cambiare le carte in tavola proponendo qualcosa di diverso. Si ha paura di distaccarsi troppo da ciò che è tendenza tanto che, anche quando si cercano nuove strade come in questo caso, si ricade comunque sempre sul motivetto catchy. Una collaborazione con Salmo sarebbe stata l’occasione giusta per Fedez per un ritorno alle origini, invece si è perso in un discorso che rende molto labile il confine tra un duetto veramente voluto e una riappacificazione fatta solo per hype e per l’effetto “lol”.
Se da Fedez però ti aspetti esattamente questo, prevedibilità e occhio più all’engagement che alla resa artistica finale, la vera delusione qui è Salmo. Il rapper sardo sparisce totalmente, si dona completamente al mondo-Fedez, manca la sua identità, manca la credibilità dell’artista, manca lo storytelling su cui ha costruito la sua carriera, talmente orgoglioso da fargli rinunciare anche a una ricchissima offerta da X-Factor perchè lo avrebbe allontanato da quella che è la sua direzione. E così, d’ora in poi, sarà difficile per lui continuare a fare il purista. Perché sarebbe stato molto più onorevole fare il giudice in un talent che rifare i Dari a 38 anni.
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Nick Tara
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