Vi raccontiamo la storia del “Voyager Golden Record”, molto più che un semplice disco, bensì un assaggio della nostra cultura nel vasto oceano cosmico
Il nostro saluto all’universo, una testimonianza di vita e musica: questo e molto altro ancora è il “Voyager Golden Record”, uno di quei messaggi imbottigliati che non finiscono per mare, ma che fluttua sopra le nostre teste a miliardi di chilometri di distanza dalla Terra.
Molti definiscono il disco più importante della storia “The Dark Side of the Moon” dei Pink Floyd o il “White Album” dei Beatles, forse perché non conoscono la storia che stiamo per raccontarvi e che va ben oltre la musica.
Se “Thriller” di Michael Jackson resta il disco più venduto della storia, il “Voyager Golden Record” ha decisamente una tiratura più limitata, diciamo pure che ne sono state stampate solo due copie, più altre poche repliche successivamente e che oggi sono praticamente introvabili sul mercato italiano, internazionale e, addirittura, del nostro sistema solare.
Ma andiamo con ordine: nel 1977, la NASA ha compiuto un gesto che avrebbe potuto cambiare per sempre la percezione che abbiamo di noi stessi nell’universo. Lanciando le sonde Voyager 1 e Voyager 2, ha inviato nello spazio un oggetto prezioso per nostra umanità. Questo disco, concepito come un messaggio per potenziali forme di vita extraterrestre o per l’umanità del futuro, contiene una selezione di suoni e immagini che rappresentano la diversità e la bellezza della vita sul nostro pianeta.
Il “Voyager Golden Record” è, a tutti gli effetti, una capsula del tempo. I suoi creatori, tra cui il celebre astrofisico Carl Sagan, hanno voluto racchiudere al suo interno il meglio della cultura umana. Tra i contenuti più significativi ci sono i saluti in 55 lingue diverse, inclusi i semplici, ma profondi, “Tanti auguri e saluti” in italiano, pronunciati poco prima dello scoccare del secondo minuto della traccia numero 2.
Dal punto di vista musicale, il “Voyager Golden Record” è un’antologia che spazia dal classico al contemporaneo (sempre considerando la data di lancio delle sonde). Tra le tracce orchestrali ci sono opere di giganti della musica come Bach, Mozart, Stravinskij e Beethoven, mentre tra i brani di artisti moderni, spiccano: il rock and roll di “Johnny B. Goode” di Chuck Berry, il jazz di Louis Armstrong con “Melancholy Blues” e il blues di “Dark Was the Night, Cold Was the Ground” di Blind Willie Johnson.
Questa selezione variegata non solo celebra la ricchezza della nostra cultura, ma dimostra anche come la musica possa unire le persone attraverso il tempo e, in questo caso, anche lo spazio. Il disco, realizzato in rame placcato oro e con un diametro di 30 cm, è racchiuso in una custodia di alluminio, elettro-placcata con uranio-238. Questa scelta è stata fatta per consentire a un’eventuale civiltà aliena di determinare l’età dell’oggetto attraverso tecniche di spettrometria di massa.
La superficie del disco è incisa con la frase “To the makers of music – all worlds, all times”, sottolineando la missione universale del progetto: comunicare l’arte della musica a chiunque possa ascoltarla. Oltre alla musica, il “Voyager Golden Record” include suoni della natura, come tuoni, versi di animali e il fruscio del vento. Inoltre, sono state selezionate anche 115 immagini, rappresentanti città, paesaggi naturali, esseri umani, animali e strumenti musicali. Queste immagini, insieme ai suoni, costituiscono una rappresentazione complessiva della vita sulla Terra, rendendo il disco una vera e propria enciclopedia del nostro mondo.
Le probabilità che questo disco venga trovato e visionato sono incredibilmente remote, considerando l’immensità dello spazio interstellare. Se la sonda dovesse essere scoperta, non avverrà prima di 40.000 anni. Tuttavia, il suo lancio è stato concepito più come un atto simbolico che un reale tentativo di comunicare con forme di vita extraterrestre. In più, in un mondo sempre più globalizzato e interconnesso, questo progetto ha rappresentato e rappresenta tutt’ora un momento di riflessione sulla nostra identità e sulla nostra cultura.
Potremo considerare il “Voyager Golden Record” come una sorta di un promemoria che ci invita, nonostante le differenze di estrazione e di ideologie, a ricordarci che siamo una sola specie, abitanti di un unico pianeta. Un messaggio di speranza, dunque, che racchiude la bellezza e la complessità della vita sulla Terra, un patrimonio che speriamo possa essere compreso in primis da noi stessi e, in futuro, chissà, magari anche da altre forme di vita. Sta a noi, ogni giorno e nel nostro piccolo, fare in modo che questo messaggio rappresenti una testimonianza e non un testamento.
“Voyager Golden Record”, l’audio originale
Nico Donvito
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