A tu per tu con il duo urban, in uscita com il loro primo album intitolato “Brezis Vol. 1”
E’ disponibile dallo scorso 17 giugno il progetto che segna l’esordio discografico dei Whiteshark, al secolo Daniele Scavetta (in arte “Scave”) e Simone Filipazzi (in arte “Simoroy”). Si intitola “Brezis Vol. 1” l’album che segue l’uscita dei singolo precedenti “Stavolta no”, “Non risponderò” e “Cachet“. Approfondiamo la loro conoscenza.
Ciao Daniele, ciao Simone. Partiamo da “Brezis Vol. 1”, cosa rappresenta per voi questo biglietto da visita discografico?
«”Brezis Vol. 1″ è il nostro primo disco, fino a questo momento avevamo fatto tanti singoli e un EP. Siamo tanto affezionati a questo progetto perché è curato nel minimo dettaglio, fino alla nausea, essendo appunto il nostro biglietto da visita non solo per la discografia o per la scena italiana ma anche per i nostri fan. Rappresenta per noi il vero inizio della realtà Whiteshark, da qui ora dobbiamo proseguire».
C’è un filo conduttore che, secondo voi, accomuna e unisce le dieci tracce in scaletta?
«Assolutamente sì! Il filo che lega le canzoni è denso di voglia di rivalsa, di pretesa non mollare mai e soprattutto di sincerità nel raccontare quello che viviamo, le nostre emozioni».
A livello musicale, che tipo di lavoro c’è stato dietro alla costruzione del sound?
«Come dicevamo prima, è stato un lavoro durissimo su tutti i fronti. Noi cerchiamo sempre di non seguire la moda, le ultime tendenze, non ci piace copiare gli altri. Essere originali per noi è veramente fondamentale e per questo motivo la ricerca del sound è stata impegnativa ma alla fine pensiamo di aver trovato la nostra autenticità e identità».
Qual è l’aspetto che più vi affascina nella fase di composizione di una canzone?
«Ci piace tantissimo la fase di scrittura, però poi quando registriamo in studio e iniziamo a risentire quello che stiamo facendo si crea un energia speciale, è veramente bello».
Ci saranno altri episodi musicali con lo stesso nome? In caso cosa dobbiamo aspettarci dai successivi capitoli?
«Si è stato fatto apposta per replicare i volumi. Questo perché pensiamo che a livello di identità ci possa dare una mano e poi anche per sfruttarlo quando si hanno un certo numero di tracce di un certo tipo piuttosto che di un altro, così da poter fare più progetti paralleli con dei concept differenti».
Quali elementi e quali caratteristiche vi rendono orgogliosi di “Brezis Vol. 1”?
«L’originalità totale che c’è dietro a tutto il progetto Whiteshark, sia a livello artistico che di realtà. La Brezis Family si allargherà sempre di più!».
Nico Donvito
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