Willie Peyote: “Sanremo è Sanremo e nessuno ha la soluzione a questo enigma” – INTERVISTA

Willie Peyote

A tu per tu con Willie Peyote, alla vigilia del ritorno a Sanremo 2025 con “Grazie ma no grazie”. La nostra intervista all’artista torinese che partecipa al Festival per la seconda volta

Guglielmo Bruno, alias Willie Peyote, in gara al prossimo Festival di Sanremo, ci racconta in questa intervista le sue sensazioni alla vigilia del ritorno sul palco del teatro Ariston in gara con “Grazie ma no grazie”.

Dopo la sua partecipazione nel 2021 con “Mai dire mai (la locura)”, con cui ha vinto il Premio della Critica Mia Martini, l’artista fa ritorno alla kermesse con un brano trascinante quanto positivo. Durante la serata delle cover, Willie Peyote duetterà con Federico Zampaglione de Tiromancino e Ditonellapiaga in “Un tempo piccolo” di Franco Califano. 

Venerdì 14 febbraio, proprio durante la settimana del Festival, uscirà l’album “Sulla riva del fiume”, dodici tracce che raccolgono la prima parte del progetto, pubblicato solo in digitale lo scorso 26 aprile, e quattro inediti tra cui “Grazie ma no grazie”. Ecco cosa ci ha raccontato.

Willie Peyote racconta “Grazie ma no grazie” e il suo ritorno a Sanremo, l’intervista

“Grazie ma no grazie” è il titolo del brano che presenterai al Festival, che sapore ha per te questo pezzo?

«Di solito nelle canzoni ci vedo più colori che i sapori. Quindi ti potrei rispondere che questo brano è giallo. Il sapore? L’ananas, considerando le atmosfere esotiche. È un pezzo che mi piace molto, perché c’è l’allegria e non sono uno che fa così tanti pezzi allegri. Invece, “Grazie ma no grazie” ha una nota allegra che, insomma, mi rende felice».

Non starò a chiederti come si scrive una canzone per Sanremo anche perché appartieni alla corrente di pensiero di chi, fortunatamente, ha sdoganato un po’ il concetto di “canzone sanremese”. Alla luce di questo, però, ti chiedo: come si sceglie una canzone per Sanremo?

«Ma sai, come hai detto bene, io non scrivo pensando a Sanremo, non mi è mai successo. Non ne sarei in grado probabilmente se pensassi a Sanremo. Però posso dirti che, quando in questa canzone ho scritto la barra sui Jalisse, mi sono detto: “mhm, farebbe ridere portarla proprio là”. In generale, credo che le canzoni si scelgono un po’ da sole, come era accaduto quattro anni fa anche per “Mai dire mai”. Alla prima incisione di “Grazie ma no grazie” era che eravamo tutti felici, l’ho mandata al mio staff e boh è successo e basta, in maniera automatica. Alla fine, le canzoni scelgono da sole il percorso da fare».

Avendo già in parte fatto le prove, mi incuriosisce chiederti: come suona “Grazie ma no grazie” con l’orchestra?

«Beh suona bene, perché l’orchestra spacca e perché il Maestro Daniel Bestonzo ha fatto un bellissimo arrangiamento. Sono felice, devo dirti la verità, e sono felice ma anche dell’arrangiamento della cover».

A proposito della cover, hai deciso di cantare “Un tempo piccolo” di Franco Califano, con te sul palco ci saranno Ditonellapiaga e Federico Zampaglione dei Tiromancino. Ci racconti di queste scelte?

«Ma guarda, il motivo della scelta della canzone è presto detto, perché mi piace tanto ed era un po’ di tempo che volevo farne una versione tutta mia. Sono davvero innamorato del testo di “Un tempo piccolo”, mi sento sempre toccato da quelle parole e contestualmente rimane anche un punto di arrivo per come vedo io la scrittura. Se un giorno riuscissi a scrivere com’è scritta quella canzone, come autore mi sentirei bene come me stesso. Ho scelto di invitare Federico, perché in fondo la storia di quella canzone non può prescindere dai Tiromancino, e poi Margarita (Ditonellapiaga, ndr), perché è formidabile e perché mi piace lavorare con lei».

Per concludere, c’è uno slogan che in realtà è una domanda e che da anni tutti ci facciamo: “Perché Sanremo e Sanremo?”. Nessuno ha mai trovato la soluzione a questo enigma, tu che idea ti sei fatto?

«Sai, la risposta vera secondo me non ce l’ha nessuno, perché spiegarla a uno che non è italiano è impossibile. Eppure, trovo un’attrazione nei confronti del guardare Sanremo, del giocare con gli amici, del commentare con i gruppi d’ascolto, che comunque non passa mai di moda, anzi, cresce anno dopo anno. Quindi non te lo so spiegare, il Festival è un momento di incontro nazionale. È come dire “la mamma è la mamma”, Sanremo è Sanremo, è uguale».

Scritto da Nico Donvito
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