venerdì 22 Novembre 2024

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Wise: “D’amore non si muore, ma se ne trae ispirazione” – INTERVISTA

A tu per tu con il rapper romano, in radio dal primo giugno con il nuovo singolo “Amore & Psiche”

WiseTempo di nuova musica per Andrea Battisti, in arte Wise, giovane artista classe 2000 che vanta la pubblicazione di diversi mixtape, sacrifici e sogni coronati nel suo primo discoNeanche il cielo, dal quale è stato estratto il singolo apripista Amore & Psiche, attualmente in rotazione radiofonica.

Ciao Andrea, partiamo dal tuo nuovo singolo, com’è nato e cosa rappresenta per te?

«Ciao a tutti! Benissimo, “Amore & Psiche” è la mia rinascita musicale. Tutto quello che ho sempre cercato sia a livello di sound sia sul piano testuale. La nascita del brano è dovuta ad un periodo della mia vita in cui la scelta che mi si presentava era proprio quella tra “testa o cuore”. Alla fine, trovato il giusto equilibrio, ho deciso di fare della mia più grande passione un vero e proprio lavoro, andando alla ricerca del singolo giusto per tornare sulla scena musicale dopo svariati mesi. Ricordo quel giorno di settembre come fosse ieri, l’ho scritta in una saletta riunioni dello studio dove produco i brani insieme a Piero Paialunga, che ha saputo subito capire il concept e il messaggio da trasmettere».

C’è una veste precisa che hai voluto dare al pezzo, sia a livello di sonorità che del testo? 

«Sì, il mio spazio musicale l’ho trovato unendo le sonorità pop italiane alle liriche rap, che da sempre mi hanno cresciuto e fatto maturare artisticamente, e perché no, anche alle armonizzazioni pop-punk, altro genere che mi ha formato nel tempo».

Dagli antichi poeti latini agli attuali rappers, c’è ancora spazio per parlare di sentimenti?

«Assolutamente, dovrebbe essere così. La musica e l’arte, in generale, sono forme di espressione. Non appoggio chi fa musica trasmettendo un messaggio futile e fine a sé stesso. La musica deve far riflettere, divertire, piangere e soprattutto deve farti sentire compreso».

Cosa avete voluto trasmettere attraverso le immagini del videoclip diretto da Alessandro Sabeone? 

«Con Alessandro, il video l’ho curato anche io, è un remake stile anni ’90 della favola di Apuleio, appunto Amore e Psiche».

https://www.youtube.com/watch?v=WGd9w39XQg8

Facciamo un salto indietro nel tempo, come e quando ti sei avvicinata alla musica?

«Ho sempre respirato musica sin da piccolo, in quanto mio padre è un ex cantante e mia madre, fino a qualche anno, fa faceva la corista, oltre ad avere sempre suonato un sacco di strumenti. Ricordo benissimo che mi facevano ascoltare sempre le cassette di Battisti, Equipe 84 e Ligabue e io iniziavo a imitare gli artisti facendo i miei mini concerti in casa. L’amore vero e proprio con la musica è scoppiato quando mi è capitato di ascoltare su MTV “I Miss You” dei Blink182, subito dopo ho provato a fare una cover italiana del brano, probabilmente ancora presente nei meandri di YouYube ma che spero non venga mai ritrovata (ride, ndr)».

Quali ascolti hanno ispirato e accompagnato il tuo percorso?

«Le influenze maggiori da cui ho tratto quello che adesso è il mio stile sono Battisti, Bring Me The Horizon, Blink182, Battiato, Cor Veleno, Colle Der Fomento, Dargen D’amico e Fabrizio Moro. Tutti gruppi/artisti di nazionalità e generi diversi, ma che a loro modo mi hanno dato un piccolo “dono” artistico da tenere stretto».

Da cosa trai principalmente ispirazione per le tue produzioni?

«L’ispirazione per i miei brani viene da quello che vivo, sarà anche scontato da dire, ma è così. Non ho mai scritto una parola che non rappresentasse un pensiero, un sentimento o una situazione che vivo. Basta poco per ispirarmi, anche un profumo nell’aria sa darmi il giusto input per scrivere. Sono una persona molto istintiva».

Con quale spirito ti affacci al mercato e come valuti il livello generale dell’attuale settore discografico?

«Sinceramente ho iniziato a confrontarmi col mercato discografico proprio con questo singolo, dato che prima ho sempre fatto tutto sempre e solo per passione. Ovviamente la passione è presente anche ora, ma in questo momento si pensa alla musica anche in termini lavorativi. Il mondo discografico di ora mi piace, spero di trovare il mio spazio all’interno di esso, visto che mi sembra che anche il rap sia finalmente (o purtroppo per alcuni) mainstream».

https://www.youtube.com/watch?v=vt6CM0GB3HY

Recentemente hai aperto i concerti di Napoli e Roma del rapper Lortex, cosa ha rappresentato questa esperienza e quanto conta per te la dimensione live?

«I live sono la parte preferita del mio lavoro, dopo la scrittura dei brani. Vedere la gente che canta o anche solo muove la testa mi scalda il cuore. Le due date di Giugno, oltre ad essere andate molto bene, sono state fantastiche a livello personale, in quanto ho avuto la possibilità di suonare con un altro professionista, oltre che grande amico: Lortex. Insieme avevamo già fatto le stesse città nel 2016».

Quali sono i tuoi obiettivi futuri e/o sogni nel cassetto?

«Non mi piace parlare di obiettivi futuri, perché mi piace dimostrare le cose con i fatti. Il mio sogno nel cassetto è portare la mia musica nelle case, ma soprattutto nel cuore di tutti. Posso solo dirvi di restare sintonizzati sui miei social».

Per concludere, quale messaggio vorresti trasmettere al pubblico, oggi, attraverso la tua musica?

«D’amore non si muore, ma se ne trae ispirazione».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.