Le pagelle della terza puntata dei live
Con grandissima sorpresa l’Hell Factor arriva prima ed in modo implacabile. Due eliminati alla terza puntata non si erano mai visti e mettono un po’ più di pepe una trasmissione che si stava irrimediabilmente spegnendo. Diciannove esibizioni, di cui dieci di un minuto, per un’ incredibile mole di lavoro a cui mi dovrò accingere. Quindi bando alle ciance ed andiamo subito al sodo.
Lorenzo Rinaldi: Sostanzialmente noioso, giustissima la sua eliminazione. Let Her Go (voto: 5) resa ancora più banale di quello che già è: senza mordente alcuno. Baby, I Love You, viene stravolta non assomigliando più molto al pezzo dei Ramones e questo è un male. L’esibizione è migliore di quella precedente, tuttavia manca quel guizzo che la renderebbe meravigliosa. Voto: 6.5
Giordana Petralia: Una delle vere sorprese dell’edizione. Anche senza la sua fedele compagna Dafne riesce a cavarsela. Deve imparare a dosare la voce, perchè tende ad urlare troppo ma ci sono delle solide basi su cui lavorare. Wicked Game (voto: 8+) è delicata, dolce e ben realizzata, emozionando. Peccato solo per i vocalizzi. Molto carina anche la versione di Bellyache, forse troppo particolare per piacere davvero al pubblico. (Voto: 7+)
Eugenio Campagna: Prima un bellissimo pezzo di Samuele Bersani, En e Xanax (voto: 9) interpretato magistralmente con sopraffina eleganza poi un inedito, Cornflakes (voto: 5) decisamente troppo indie. Eugenio dimostra di nuovo la sua suprema capacità da interprete ma la basicità da cantautore: un problema comune a tutta la scena indie attuale.
Booda: I più grintosi in assoluto. Hey Mama (voto: 9+) è una bomba incredibile, loro sanno muoversi, tengono il palco in maniera fantastica e si scatenano. Anche All Or Nothing (voto: 9) regala delle gioie, pure dischiudendosi su un tappeto elettronico.
Nicola Cavallaro: Non si ha bene idea di cosa fare di questo over, che passa indifferentemente da un genere all’altro. Love is a losing game (voto: 8/9) è una piccola perla, reinterpretata con il graffiato caldo tipico di Nicola. D’altro canto però arriva la canzone che c’entra poco o niente con quanto sentito finora, Happy di Pharrell Williams (voto: 5) che cerca di reinterpretare scadendo un po’ nella caciara. Peccato però perchè potrebbe essere il vincitore destinato ma non troppo gradito.
Seawards: Usciti ormai dalla loro comfort zone, i Seawards si dilettano sempre di più a sperimentare. Iniziano con un brano rock carico di sfumature come Dream On (voto: 8) che loro trascinano con forza nel loro mood, senza però snaturarlo ma facendolo sembrare come un qualcosa di perfettamente normale, come se suonasse da sempre così. Vedrai vedrai è onirica, non perfettissima e precisa, ma con diverse stonature, eppure ti porta lontano (lontano), in una dimensione sovra spaziale. Voto: 7.5
Marco Saltari: Viene eliminato al primo round con una esibizione non così precisa di Get Up Stand Up. Purtroppo, però, il suo genere non trova terreno fertile qui in Italia e sarebbe comunque durato poco. Voto: 6.5
Davide Rossi: Ottimo potenziale dimostrato su Lately (voto: 8), che lo porta in atmosfere black che il giovane ragazzo pianista sente sue, meno capace sugli Arctic Monkeys, su cui si dimostra un po’ più impreciso ed insicuro e con poco mordente, facendo arrivare la canzone in atmosfere non sue. Voto: 7-
Nicolò Giusti
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