venerdì 22 Novembre 2024

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X Factor 2021: Una serata divina – Pagelle del secondo live show

Le pagelle alle esibizioni del secondo live show

Si entra finalmente nel vivo del talent show di casa Sky che, barcollando ma non mollando, arriva alla seconda puntata. Finalmente, dopo aver scaldato i motori nella puntata precedente, si arriva ad un eliminato: i Westfalia, infatti, sono costretti ad abbandonare il programma. Ennesimo fallimento targato band, una categoria che ha visto (a fronte di due sole affermazioni) per ben undici volte in quindici edizioni almeno un suo componente eliminato dopo tre puntate. Quest’anno non ci sono le categorie, è vero, ma perdonateci se facciamo questo paragone, pensando che quattro esponenti fossero decisamente troppi. A parte le considerazioni sparse, andiamo a vedere le pagelle di questa puntata.


Le Endrigo – A far l’amore comincia tu (Raffaella Carrà): La band più controcorrente di questo XFactor affronta lo scoglio di una delle più grandi dive della musica italiana. La canzone viene resa scevra di ogni caratteristica, viene resa punk e rockeggiante. Però forse su una cosa Agnelli ha ragione, Raffaella Carrà era già punk di suo. Questa reinterpretazione non solo non aggiunge ma forse toglie pure quella leggerezza di cui sentiamo tutti di aver bisogno. Voto: 5.5

Baltimora – Parole di burro (Carmen Consoli): Una versione soffertissima di un brano storico della discografia di Carmen Consoli. Una voce calda ed avvolgente che arriva dritta come un pugno. Una coreografia anche da spezzare il fiato. Bravissimo ma ci sono ancora margini di miglioramento. Voto: 8+

Fellow – Sign of the times (Harry Styles): La versione realizzata da Fellow è un po’ come avrebbe cantato il pezzo James Blake. Una versione trascinante, cantata con una voce precisa in un’atmosfera suadente. Lui è il cavallo su cui puntare e si nota. Voto: 8.5

Mutonia – Closer (Nine Inch Nails): Loro sono l’elemento di disturbo. Il cantante vestito da sposa che armeggia con la chitarra in un’atmosfera da luci al neon. La versione però non punge, è una cover edulcorata e mancante di quella cattiveria agonistica che la band di Trent Reznor metteva sempre. Ma l’esperimento è buono. Voto: 6.5

Vale LP – Dove sta Zazà (Gabriella Ferri): Un’esibizione che potrebbe contrariare molto gli affezionati della musica anni ’70. Vale riporta l’iconico brano alla dimensione della musica napoletana, la dove era nato, sottraendolo alla stornellata romana. Ne nasce un’interpretazione sguaiata, piena di pathos che, per quanto stonata, dipinge bene la drammaticità e la concitazione di quei momenti. Voto: 7-

Westfalia – Hey Ya (Outkast): Una versione quasi parodistica che trasforma la storica hit funk-pop in un pezzo hippie. Il tappeto elettronico costituito dai membri della band ne dimostra la poliedricità ma confonde e distorce troppo il motivo originale, che si perde. Peccato. Voto: 5

gIANMARIA – Jenny è pazza (Vasco Rossi): Lui è perfettamente funzionale al personaggio che si è creato ma il problema è che diventi troppo una copia di se stesso. Anche questa versione di Vasco Rossi è ricca di pathos e trascinata, sofferta, quasi sul limite del pianto. Arriva ma può davvero funzionare fino in fondo? Voto: 7+

Karakaz – Sexyback (Justin Timberlake): Una versione rivisitata totalmente del classico dance di JT. Sporca, metallica, un sound affilato e tagliente come un coltello, che spacca in due la platea. Sono la versione distruttiva dei Mutonia ed interpretano questo compito con una precisione chirurgica. Voto: 7.5

Erio – Limit To Your Love (James Blake): Psichedelico e ipnotico ma anche in questo caso forse sai già esattamente cosa aspettarti. Erio fa il suo compito in maniera incredibile, una lode con applauso e bacio accademico, però è come lo studente secchione della classe: talmente bravo che ad una certa ormai non ti viene nemmeno più da fargli i complimenti, anzi noti solo quando fa meno delle scorse volte. Voto: 8-

Nika Paris – Come (Jain): Dopo aver affermato che avrebbe fatto solo pezzi in francese eccola spuntare con un pezzo inglese (di un’artista francese). Lei non è assolutamente la più intonata del loft, avendo ancora delle imperfezioni dovute alla giovane età, ma a 16 anni balla, occhieggia, ancheggia, si muove sul palco mangiandoselo come una vera diva del cabaret. Tutta la timidezza si scioglie in un attimo. Che l’Italia abbia trovato la sua prossima stella? Voto: 8.5

Bengala Fire – A Town Called Malice (The Jam): Direttamente dagli anni ’60 con quell’attitude che ricorda un po’ i Clash imborghesiti, i Bengala Fire martellano sulla nostalgia. Il loro rock risuona senza però veramente appassionare. Voto: 6.5

Versailles – Fantasma (Linea 77): Mischiare la ribellione ed il punk con la trap è un ossimoro che, nel caso di Versailles, esce per metà. La sua versione è un po’ come se Blind si mettesse a cantare le canzoni di protesta di piazza. Un effetto straniante ma non sempre in modo positivo. Voto: 5