venerdì 22 Novembre 2024

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Ylenia Lucisano: “La mia musica rispecchia me stessa e io sono eclettica” – INTERVISTA

A tu per tu con la cantautrice calabrese, attualmente in radio con il singolo “Il destino delle cose inutili”

 Ylenia LucisanoDesidera non perdersi in situazioni superficiali Ylenia Lucisano, giovane e promettente artista che fa ritorno sulla scena musicale con “Il destino delle cose inutili”, brano prodotto da Taketo Gohara per Virgin Records/Universal Music Italia. Il singolo, disponibile da venerdì 30 novembre, anticipa l’uscita del suo nuovo album previsto per il prossimo mese di marzo. 

Ciao Ylenia, “Il destino delle cose inutili” è il tuo nuovo singolo, com’è nato e cosa rappresenta per te?

«Questa canzone nasce dal ricordo di un periodo di vita che risale circa a 8 anni fa quando mi ero appena trasferita a Milano. Venivo da cattive esperienze vissute a Roma dove trascorsi i 3 anni precedenti. Mi ero ripromessa di cominciare una nuova vita partendo dalle cose importanti senza perdere tempo dietro a persone e idee che lasciano il tempo che trovano. Non a caso questa canzone per me rappresenta un nuovo inizio dal punto di vista musicale».

Il testo, scritto a quattro mani da te e Vincenzo “Cinasky” Costantino”, fa riflettere su quali siano realmente le cose importanti della vita. Ti sei data una risposta?

«Potrei sapere solo quali sono le cose importanti della mia vita. Le priorità sono diverse per ognuno di noi. Per una persona può essere essenziale una borsa firmata, per un altro è fondamentale riuscire ad arrivare alla fine del mese. L’importante è essere consapevoli di cosa realmente ci fa stare bene e non giudicare se gli altri fanno scelte diverse dalla tua». 

A livello musicale, invece, quali sonorità avete voluto abbracciare? 

«Sicuramente, di base, le sonorità pop-folk dalle armonie acustiche fanno da sfondo a questa canzone. Mi sono ispirata ad artisti come Joni Mitchell e Ani Di Franco».

Un brano che si avvale della produzione di Taketo Gohara, com’è stato lavorare con lui?

«Un sogno. Con Taketo in studio succedono magie. Ha saputo assecondare le mie esigenze artistiche ma anche ispirarmi verso sonorità che erano ancora per me sconosciute».

Cosa avete voluto trasmettere attraverso le immagini del videoclip ufficiale?

«Semplicità, spontaneità. Non c’è niente di costruito all’interno del video. Ho deciso una sera di fare un giro per Milano con il regista, facendoci ispirare dalle strade di Milano e registrando tutto col cellulare. Non volevo immagini patinate. Ho voluto essere quello che sono nella realtà: una ragazza che spesso cammina per strada con le cuffie e canta da sola. Di certo nella realtà non uso il walkman come nel video ma quell’oggetto vintage è saltato fuori dal mio cassetto degli oggetti inutili e mi ha ispirato. Inoltre devo dire che riascoltare una musicassetta dopo 20 anni mi ha dato i brividi. E’ tutto un altro mondo rispetto allo streaming. E’ come se avessi la canzone tra le mani e la potessi toccare mentre l’ascolto. Ora il walkman non è più tra gli oggetti inutili di casa mia».

Facciamo un passo indietro, come e quando ti sei avvicinata alla musica?

«Da quando ero bambina. Sognavo di cantare con mio padre, che già faceva il musicista. A 11 anni l’ho convinto a portarmi con lui sul palco durante i suoi live e così è iniziato tutto».

Quali ascolti hanno accompagnato e influenzato la tua crescita? 

«Ho  sempre ascoltato di tutto. Da piccola prevalentemente musica italiana perchè in casa avevamo quei dischi: Pooh, Battisti, Venditti, Celentano, De Gregori e poi stranamente un disco dei Pink Floyd, grazie al cielo buona musica. I miei gusti sono sempre stati in continua evoluzione. Anche oggi vado a periodi e a umore; se un giorno ascolto la compilation di Cristina D’avena il giorno dopo mi sparo tutta la discografia di Bob Dylan».

Personalmente, ti collochi in un genere particolare? 

«Non so racchiudere in un genere quello che faccio. Ci sono talmente tante contaminazioni nella musica di oggi che dovremmo inventarci i nomi per migliaia di generi nuovi. La mia musica rispecchia me stessa e io sono eclettica».

 Ylenia LucisanoCome valuti l’attuale scenario discografico del nostro Paese? 

«La scena musicale si sta rinnovando con tempi velocissimi. Ciò che di buono percepisco è che il pubblico presta molta più attenzione e da più valore alla musica extra talent ovvero a quel sottobosco di artisti nuovi che si sta facendo strada. L’Italia è un Paese con un alto tasso di cantanti, un po’ meno di artisti ma sono comunque tanti rispetto agli spazi che hanno a disposizione per arrivare al grande pubblico».

Alla luce di tutto quello che ci siamo detti, per concludere, quale messaggio vorresti trasmettere, oggi, attraverso la tua musica? 

«Non sono una portatrice di messaggi ma sicuramente mi piacerebbe che la mia musica, oltre a creare momenti di distrazione, possa  dare degli spunti per riflettere».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.