giovedì 19 Settembre 2024

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“Zeri in più”, Lazza e Laura Pausini: collaborazione dell’anno o incontro mancato? – RECENSIONE

Il rapper milanese e la cantante romagnola per la prima volta insieme sulle note del brano “Zeri in più”, singolo pubblicato lo scorso 13 settembre

Quando Lazza e Laura Pausini hanno annunciato la loro collaborazione, il web si è acceso immediatamente di entusiasmo e curiosità. Sulla carta, si tratta di uno dei featuring più attesi dell’anno tra uno dei rapper più presenti nelle classifiche e una delle regine della musica pop italiana, apprezzata in giro per il mondo da oltre trent’anni.

L’interesse è cresciuto ancora di più dopo lo spoiler fatto con la spettacolare installazione in Piazza XXV Aprile a Milano, preludio all’uscita di “Locura“, l’album di Lazza fuori a partire dal prossimo 20 settembre. Tuttavia, il risultato finale di questa collaborazione ha sollevato più di qualche perplessità, tanto da lasciare il pubblico diviso tra chi lo osanna e chi lo critica.

“Zeri in più” si presenta come pezzo a due anime, da una parte lo stile fresco del rapper milanese e dall’altro la melodia all’italiana, se vogliamo anche troppo classicheggiante rispetto a quanto l’ugola di Solarolo abbia proposto nel corso degli anni. Stando agli intenti, il richiamo è al brano “Una locura” di José Luis Perales, pubblicato nel 1991, che a sua volta rimarcava prepotentemente la melodia della strofa di “Se bruciasse la città” di Massimo Ranieri, pubblicato nel 1970, e nell’introduzione un altrettanto incisivo ricordo ai violini e ai mandolini di “Parla più piano” di Nino Rota, pubblicato nel 1972, tema centrale de “Il padrino”. Ma questo, francamente, è più un problema del cantante spagnolo Perales, che degli autori e degli interpreti di questo brano.

È con l’entrata di Lazza, dopo un minuto e venti secondi, che si crea un netto contrasto di mondi musicali. Da un lato, c’è la voce iconica di Laura Pausini che, pur cercando di adattarsi e far propria questa veste molto classica, finisce per apparire meno contemporanea del solito. Dall’altro lato, il rapper del momento, con il suo flow pungente, che a confronto sembra emergere ancora più giovane del solito. Insomma, da quello che si apprende dai commenti di molti fan online, questa operazione si apre e si chiude con il mood nostalgico di un vecchio film di Francis Ford Coppola, ma è la sezione centrale a destare davvero interesse.

La Pausini nella sua parte sembra quasi un pesce fuor d’acqua, un’artista gigante costretta a muoversi in un territorio non suo, troppo retrò per le sue corde, come forse le era capitato di fare una sola volta in repertorio con “Non sono lei”, singolo del 2009 che non brillò particolarmente in termini commerciali. Anche in questo pezzo, la sua vocalità, pur impeccabile, risulta troppo radicata in un’estetica passata. Non a caso, alcuni commenti sul web hanno sottolineato la percezione di un richiamo ad Orietta Berti con Fedez e Achille Lauro o ad Ornella Vanoni con Colapesce e Dimartino. Parallelismi forse esagerati, ma che in maniera forzata spiegano quanto questa collaborazione possa apparire a tratti poco organica.

A tal proposito, non si può ignorare il fatto che per Laura Pausini questo featuring rappresenti una prima volta assoluta, dopo che per anni, nel corso della sua lunga e fortunata carriera, si è sempre mostrata lontana dal genere rap, a differenza di altri suoi colleghi e colleghe, se non per l’unica eccezione di Madame, che nel 2022 scrisse per lei “Scatola”.

Al contempo, Lazza ne esce più che vincente. La sua capacità di adattarsi a qualsiasi beat e il suo modo di giocare con le parole restano il cuore pulsante del pezzo. Tuttavia, proprio perché la sua presenza domina la scena, il confronto con la sua ospite appare ancor più stridente, accentuando un gap generazionale più stilistico che anagrafico.

Detto questo, “Zeri in più” ha tutte le carte in regola per ottenere facilmente buoni numeri e un paio di platini nel giro di breve tempo. Ma se dovessimo scavare oltre la superficie di un probabilissimo successo commerciale, rimane il dubbio se questo brano rappresenti davvero la collaborazione dell’anno o un incontro mancato.

Una fusione ambiziosa quanto divisiva: se da un lato il coraggio di sperimentare dev’essere sempre apprezzato, dall’altro non sempre il mix funziona. Sarà il tempo a decretare se questo pezzo verrà ricordato come un esperimento riuscito o come un’occasione sciupata. Per il momento vige il criterio del “purché se ne parli” e, visto che siamo nel 2024, del “purché se ne streammi”.

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.