A tu per tu con la band genovese, in occasione dell’uscita del loro nuovo singolo “Le chiavi di casa” prodotto da Zibba
E’ disponibile sulle piattaforme digitali dallo scorso 23 marzo 2021 “Le chiavi di casa”, il nuovo inedito degli Zueno, trio genovese composto da Alessandro Mazzeo (voce e chitarra ritmica), Andrea De Sotgiu (batteria) e Nicolò Mario Sgorbini (chitarra solista). Approfondiamo la loro conoscenza.
Ciao ragazzi, bentrovati. Partiamo dal vostro nuovo singolo “Le chiavi di casa”, cosa racconta?
«“Le Chiavi di Casa” sono tante immagini insieme e tante sensazioni contrastanti. Molto probabilmente ognuno di noi percepisce cose diverse in relazione a questa canzone per cucirsela addosso. Racconta l’esigenza di sentire più spesso quella sensazione di libertà, priva di preconcetti e sensi di colpa. È anche una richiesta d’aiuto verso a qualcuno, nella speranza che quel qualcuno ci possa sentire».
Quali riflessioni e quali stati d’animo hanno accompagnato la fase di composizione di questo pezzo?
«Molto probabilmente questa è stata la canzone sulla quale abbiamo lavorato “meno”: è stato tutto abbastanza un flusso di coscienza, sia per il testo che per l’arrangiamento. Dietro al lavoro fatto su “Le Chiavi di Casa” c’è stato davvero tanto entusiasmo in ogni momento».
A livello musicale, che tipo di sonorità avete voluto abbracciare?
«Rispetto a “Cartolina”, “Le Chiavi di Casa” ha un aspetto decisamente più spettinato: le saturazioni delle chitarre elettriche sono state senza dubbio il punto di partenza; un basso suonato col plettro appoggiato a cassa e rullante un po’ più pesanti, sono stati gli elementi che hanno dato la possibilità a tutto il resto di essere ancora più coinvolgente».
Che valore aggiunto ha donato al brano la produzione di Zibba?
«Zibba appena ascoltò il brano pensò che fosse un peccato tenerlo da parte. Rispetto al nostro provino la struttura della canzone è rimasta la stessa ma a livello sonoro il brano ha fato dieci salti in avanti. Lavorare con Zibba per noi è davvero fondamentale: spesso ci siamo fatti bloccare dai dubbi, lui ci sta insegnando a seguire la nostra visione, a non perderci dietro alle mille sfaccettature delle cose».
Facciamo un salto indietro nel tempo, come vi siete conosciuti e quando avete deciso di mettere insieme questo vostro progetto?
«Parliamo in terza persona così è più semplice: Alessandro e Andrea si sono conosciuti all’università, scoprendo di condividere una passione molto forte per la produzione musicale e la scrittura di canzoni. Da lì hanno deciso di mettere su il progetto ZUENO, coinvolgendo nel tempo diverse persone che a rotazione hanno fatto parte della band. Alessandro e Nicolò si conoscono da sempre perché sono cugini, ma hanno sempre avuto progetti artistici differenti: nel 2019 Nicolò entra a far parte della band. Da lì possiamo dire che gli equilibri si siano definitivamente allineati: questo equilibrio ci ha permesso di fare tutto quello che stiamo facendo adesso e abbiamo tantissima voglia di continuare».
Quali ascolti hanno accompagnato e influenzato i vostri rispettivi percorsi?
«Siamo dei divoratori seriali di dischi, quindi non è semplice individuare pochi artisti: sicuramente veniamo da mondi diversi ma siamo riusciti a trovare il modo di coesistere. Da sempre fan della canzone italiana ma non solo: amiamo il cantautorato classico quanto l’indie rock più recente, il Punk e l’Hip Hop. Sicuramente ci ha influenzato Zibba, il suo modo di scrivere e di produrre, poi Dargen D’Amico, Afterhours, Modest Mouse, Vasco, Cigarettes After Sex, Kings Of Leon, Interpol, Zen Circus, Bruce Springsteen e tanti altri».
Dopo “Cartolina” e “Le chiavi di casa”, cosa dobbiamo aspettarci dalla vostre prossime produzioni?
«Come abbiamo già detto “Cartolina” e “Le Chiavi di Casa” sfiorano due mondi leggermente diversi e a noi ci piace viaggiare tra questi due: fare avanti e indietro tra le ballate più malinconiche e le canzoni che fanno battere il piede».
Per concludere, a chi si rivolge oggi la vostra musica e a chi vi piacerebbe arrivare in futuro?
«È sempre difficile provare a definire un pubblico. Sicuramente è anche difficile immaginarsi che le nostre canzoni siano fruibili da un pubblico giovanissimo. Possiamo dire che saremmo già molto felici se le persone che ci ascoltano oggi potessero crescere insieme a noi».
Nico Donvito
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