La band pugliese torna all’anima del proprio suono raccontando la bellezza dello stare insieme
Quello che fa seguito alla pubblicazione di La rivoluzione sta arrivando (qui la nostra video recensione) è un album che, forse, è ben più rivoluzionario negli intenti dei Negramaro di oggi che, con coraggio, hanno scelto di proporre un album incentrato sull’unità, sulla bellezza dello stare insieme, sulla fiducia negli altri. Amore che torni è, tutto sommato, proprio questo: un disco nato dalla scoperta di quanto è bello ripartire da zero con la stessa forza degli inizi, di quanto sia benefico attendere con trepidazione il ritorno dell’amore.
Ed è per questo che Fino all’imbrunire, singolo che introduce il progetto, apre l’album cantando in modo enigmatico “torneranno i vecchi tempi” per poi lanciarsi nel racconto di un ritorno di un amore per il quale “sarà come impazzire”. In un sound electropop-rock in perfetto stile Negramaro la dinamica vocale assume, con il trascorrere del brano, sempre più intensità terminando in una chiusura a due voci sovrapposte che, sui gorgheggi di una, ripropongono il ritornello. Ad accomunare quest’apertura alla chiusura dell’album è la voce di Sole, la nipotina di Giuliano Sangiorgi che anche in Ci sto pensando da un po’ s’incarica di leggere parte del testo con la dolcezza che caratterizza ogni bambino. I suoni si fanno rarefatti, lenti ed intimi per un testo che, più di tutti, incarna l’incertezza sul futuro e su se stessi dicendo “ci sto pensando da un po’ sarebbe forse meglio poi sparire per non doversi accontentare, costretti a sorridere di più” raccontando quel momento di smarrimento che la band ha confessato di aver vissuto prima della realizzazione di questo album che poi, però, si è risolto in “un nuovo inizio”.
Il resto dell’album gioca sul proponimento di brani alternativamente veloci e lenti, violenti e dolci, sicuri e titubanti: Ridammi indietro il cuore chiede a gran voce e con decisione di sciogliere i nodi che tengono legati due amanti prima di lasciarsi andare ad un flusso di coscienza incessante che, nello special finale, si concretizza con un cambio di melodia e arrangiamento che propone, su di una sola chitarra acustica, un rappato convinto. Lo stesso avviene in New York e nocciola, che fa rivivere il ricordo del desiderio di nascondersi “dalle mille bugie, dalle solite storie” per avere “indietro la voglia di andare, di scappare e tornare” ma anche “le storie e le vecchie canzoni”, e in La chiave, le virtù e l’arroganza, dove il sound delle storiche produzioni pop-rock dei Negramaro torna prepotentemente a mostrarsi con le tastiere ed il basso in grande spolvero.
Per la prima volta dopo qualche tempo i testi tornano a farsi lineari e semplici nella propria esposizione come nella ballata più romantica dell’album, Amore che torni, che, però, non rinuncia ad un denso arrangiamento ed un irresistibile “uh-uh-ah“. Contemporaneamente la vocalità eccentrica ed istrionica di Sangiorgi si confina in un’espressione misurata che raramente prende il sopravvento dimostrando il proprio estro. Unico caso che, più di ogni altro, esce da questo schema è la sognante L’anima vista da qui, ballata intima dove la voce rimane per l’intera durata del brano chiusa in se stessa per lasciarsi andare solo nell’apertura dell’inciso che, davvero, porta con se i brividi. La vera gemma dell’album è l’altra vera ballata più tradizionale dell’album, Pezzi di te, in cui un testo degno della migliore tradizione cantautorale italiana si fonde all’ipnotismo suscitata dalla coniugazione di voce e melodia.
Più delicate nel canto sono, invece, il binomio composto da Mi basta e Per uno come me con la prima che si dota delle doppie voci sovrapposte e in cui torna anche un ben noto “coniglio” prima che l’inciso sfrutti l’elettronica per sottolineare l’arrivo di “un giorno migliore”; mentre la seconda cerca l’altra metà della mela per concretizzare il sogno di un amore che non per forza è materiale e concreto nelle sue forme. Contrapposte tra loro non solo semanticamente sono La prima volta e L’ultima volta con la prima che propone la celebrazione in chiave pop di “quello che eravamo, quello che ora siamo, quello che saremo un giorno” mentre la seconda propone quell’istinto electro-rock utile a chiudere definitivamente una storia durata fin troppo.
Amore che torni è il disco della ripartenza dell’anima non solo perché racchiude quell’istinto sonoro proprio dei Negramaro delle origini, quell’immediatezza testuale e quella misurata ma sempre particolare espressione vocale ma anche perché torna a proporre la band di Giuliano Sangiorgi all’interno del proprio tempo senza, comunque, cadere all’interno dei diktat modaioli dei nostri giorni. È il disco dell’amore che torna, un amore che forse non era mai andato via ma che era stato probabilmente offuscato da sovrastrutture poco immediate.
Migliori tracce: Fino all’imbrunire – L’anima vista da qui – Pezzi di te
Voto complessivo: 8.2/10
Ilario Luisetto
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