Recensione del nuovo album d’inediti del duo modenese
Non c’è due senza tre dice il proverbio. Ed è così che anche Benji & Fede, dopo la prova dei primi due lavori, approdano al terzo progetto, Siamo solo noise, frutto degli ottimi riscontri finora raccolti. 15 nuove tracce arricchiscono il percorso di questi due giovane ragazzi modenesi ora alle prese con il pop più tradizionale, ora con quello più contemporaneo coniugando in un solo progetto i mondi musicali già esplorati dal duo e arricchendoli, a volte, anche di nuovi sapori pur mantenendo nella leggerezza e nella giovinezza la chiave di volta del proprio essere.
Se di crescita occorre parlare per due giovani ragazzi questa viene concretizzandosi in una maggiore presenza, in questo lavoro, di brani più propriamente personali, narrativamente meno universali e musicalmente più maturi. È questo il caso di Buona fortuna, primo singolo estratto presente anche in una speciale versione acustica che rende ancora più suggestivo il racconto di un addio alla vita intersecato con la ricerca della felicità eterna. L’ultimo saluto in musica al proprio padre viene snocciolato dai bravi Tony Maiello, Piero Romitelli e Luca Serpenti che lo nascondono dietro ad una bella ballata che si chiede “quanto costa la felicità?”. Fede interpreta con la sua voce chiara e giovane che, però, ancora manca di quelle rughe della vita che sempre riescono a dare profondità al racconto.
C’è ovviamente spazio per la leggerezza e la contemporaneità più giovanile che prende corpo nel featuring con Shade, che butta qualche barra in On demand, a cui fa eco una più riuscita Moscow Mule, che per l’estate si candida già ad essere un potenziale tormentone, grazie anche all’esperienza messa funzionalmente in campo nella scrittura da Takagi, Ketra, Federica Abbate e Rocco Hunt. Si racconta d’estate, mare e divertimento anche nella title track Siamo solo noise, che con il beat elevato e spensierato si lascia andare alla facile orecchiabilità estiva “che non finisce mai”. Quasi tutta la seconda parte dell’album procede in questo senso partendo da Take away, che riflette anche sui giovani d’oggi a partire da sé stessi: “giriamo il mondo tatuati, ci credono dei vandali o dei criminali, ogni scarabocchio ha un significato” per poi lasciarsi andare alle facili rime blu-quaggiù, fino a Glu glu che, come in un perfetto corteggiamento, prepara allungo il terreno prima di far esplodere il ritornello cantato a tutta voce anche grazie all’utilizzo delle doppie voci. Altrettanto leggera e fischiettabile è l’apertura su Da grande, cantata insieme alla collaborazione di un coro di bambini che, meglio di chiunque altro, sanno sposare il messaggio del brano che guarda al futuro con gli occhi disincantati ed innocenti.
Pur mantenendo gli arrangiamenti freschi, moderni ed electropop da Incendio, ispirata ad una speciale dedica d’amore vista da fuori, a Disordine, fotogramma di una vita vissuta pragmaticamente nella confusione materiale, si consuma la parte più sospesa di questo progetto. Più acustiche, e dunque fedeli alla normale vocazione ed origine del duo modenese, sono Niente di speciale, che con un canto sussurrato descrive (con un eccessivo freno a mano tirato) la chiusura di una storia d’amore con chi “eri tutto e ora non sei niente di speciale” ricordando anche che “siamo fuori dai mondiali”, e la bonus track Va bene così che, a firma di Daniele Magro, porta Fede a cantare un bel testo incentrato sulla riflessione su se stesso, sul proprio essere. Presenti anche XX settembre e Sempre contrapposte sia per il sound, la prima intima la seconda più incessante, che per tema, la prima dedicata alla fine di un amore giocando sulla sempre bella contrapposizione del “niente è per sempre”, la seconda, invece, condizionata dal senso di eternità.
Chiudono le due versioni acustiche di Buona fortuna e Incendio che poco aggiungono alla prova già sostenuta, in entrambi i casi, positivamente se non la rievocazione a quel mondo chitarra e voce da cui i due ragazzi provengono e con cui hanno costruito la propria carriera. Più centrata e riuscita la seconda rispetto alla prima rimangono, comunque, due riempitori di un disco che probabilmente non ne aveva bisogno assoluto.
‘Siamo solo noise’ è un disco che, in una sola parola, si potrebbe definire coerente. Coerente perchè continua il percorso musicale già ampiamente tracciato con i due precedenti progetti discografici pur cercando di compiere qualche piccolo (ma non fuorviante) passo in avanti. Coerente perchè consapevolmente conserva l’umiltà di sentirsi adatti ad un determinato mondo musicale e testuale che, probabilmente, riflette anche l’età dei due giovani ragazzi. Francesco De Gregori nel 1975, a 24 anni, pubblicava l’eterna e la rivoluzionaria Rimmel. Benji & Fede nel 2018, a 24 anni, cantano di cocktail e poco più. C’è da considerare che, però, i giovani d’oggi vivono una vita estremamente diversa da quella che vivevano i giovani di allora. Ecco, allora, che a maggior ragione questo disco risuona come “coerente”. Chi si aspetta dei giovani “alla De Gregori” ascolti altro, chi si è ormai rassegnato al fatto che i giovani d’oggi (da classifica) guardano musicalmente altrove potrà avventurarsi in questo ascolto “ultraleggero” come canterebbe il quasi conterraneo Morandi. Poco pretenzioso soprattutto nell’interpretazione delle parole che difficilmente riescono ad avere pieno ed autonomo spessore semantico ma comunque coerente.
MIGLIORI TRACCE: Buona fortuna – Incendio
VOTO COMPLESSIVO: 6,5/10
VIDEO-RECENSIONE: (in aggiornamento)
Ilario Luisetto
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