giovedì 21 Novembre 2024

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Cristina D’Avena: “La mia musica? Un’isola felice in cui potersi rifugiare” – INTERVISTA

A tu per tu con la regina delle sigle dei cartoni animati, alla vigilia dell’uscita del nuovo album “Duets forever”

Una carriera vissuta sotto il segno dei cartoon e di un successo intramontabile che abbraccia intere generazioni, questo e molto altro ancora è Cristina D’Avena, l’artista donna che ha venduto più dischi in Italia nel 2017. Numeri da capogiro e molteplici riconoscimenti sia professionali che personali, visto e considerato il grande calore che il pubblico non le ha mai fatto mancare in questi trentasei anni di carriera. A dodici mesi di distanza da “Duets – Tutti cantano Cristina” (qui la nostra recensione) la regina dei ricordi della nostra infanzia torna con il secondo volume, intitolato Duets forever, un disco pieno di colori e di gioia, frutto del prolifico e già rodato sodalizio tra Crioma e Warner Music Italy, disponibile nei negozi tradizionali e su tutte le piattaforme digitali a partire da venerdì 23 novembre.

L’ascolto del disco si apre con l’eleganza senza tempo di Patty Pravo, che si destreggia sulle note della “Canzone dei Puffi”, per poi concludersi con un più contemporaneo “skrrrrt skrrrrt” tipico dei trapper, in chiusura della nuova versione di “Doraemon” incisa con Shade. Nel mezzo tanti bei duetti: da Fabrizio Moro impegnato in “I ragazzi della Senna (Il tulipano nero)”Dolcenera sulle note di “Georgie”, passando per Elisa con “Memole dolce Memole”, Malika Ayane alle prese con “Pollyanna”Elodie con “Vola mio mini pony”, il collettivo de Lo Stato Sociale calatosi in “Ti voglio bene Denver”, il trio de Il Volo con “D’Artagnan e i moschettieri del re”, i The Kolors in “Alvin rock’n roll”, Federica Carta in un’intima interpretazione di “Papà Gambalunga”, Alessandra Amoroso con “Il mistero della pietra azzurra”, Max Pezzali in “Robin Hood”, Le Vibrazioni con la carica di “Batman”Carmen Consoli perfettamente a suo agio in “Sailor Moon e il cristallo del cuore” e Nek in una nuova trascinante versione di “Rossana”. In occasione di questo importante bis, abbiamo incontrato per voi Cristina D’Avena, per lasciarci contagiare dal suo irresistibile entusiasmo.

Ciao Cristina, ben ritrovata su RecensiamoMusica! Per cominciare ti rivolgo la stessa domanda di dodici mesi fa, che ha portato direi abbastanza fortuna: come stai?

«Bene (ride, ndr), sono felice e non vedo l’ora che esca il disco, un lavoro che mi riempie di orgoglio, perché raccoglie la musica che amo e che canto da una vita. L’idea mi è venuta nel 2016, dopo la mia partecipazione al Festival di Sanremo in qualità di super ospite, tutti gli artisti mi chiedevano dietro le quinte di cantare una sigla, così abbiamo pensato di coinvolgerli per far rivivere con una nuova veste quelle stesse identiche emozioni».

In entrambi i progetti c’è stata tanta sperimentazione, hai abbracciato generi e stili differenti, mostrando tutta la tua versatilità. In quale veste ti sei sentita più a tuo agio?  

«Non ce n’è una in particolare, ad esempio in “Doraemon” mi sono divertita tantissimo, era la prima volta che sperimentavo con l’autotune, quando mi hanno chiesto di fare “skrrrrt skrrrrt” non puoi capire quanto mi sono divertita! Anche con gli altri classici, abbiamo cercato di arrangiarli in maniera molto più trionfale e pomposa, da “Il tulipano nero” alla “Canzone dei Puffi” è stato un vero spasso. Devo ammettere di essermi divertita cantando davvero tutti i brani a questo giro».

Già con il precedente “Duets” hai completamente sdoganato il concetto di siglette o canzoncine dei cartoni animati, cosa aggiunge questo disco alla tua straordinaria carriera?

«Penso che questo album possa donare a tutti noi la consapevolezza che si tratti di musica immortale, che suoniamo e cantiamo da tanti anni senza mai stancarci perché non segue mode, non è legata ai tempi, ognuno di noi può sbizzarrirsi a canticchiare queste canzoni quando vuole, anche nei momenti meno belli, rifugiandosi in una sorta di isola felice».

Se il primo “Duets” possiamo considerarlo in termini fiabeschi un bel “c’era una volta”, questo “Duets forever” si avvicina più ad un “vissero tutti felici e contenti”? 

«Esattamente! E’ vero, perché è una favola che continua e, insieme a tutti i protagonisti che hanno partecipato, ci siamo ritrovati in questo meraviglioso mondo ed è stato bello abbracciarci. In questo momento, in senso figurato, mi viene in mente un grande villaggio dei Puffi dove ci prendiamo per mano per ballare e cantare tutti insieme. E’ stato bello e davvero molto entusiasmante».

Ti saresti mai aspettata un così grande successo del primo volume?

«Assolutamente no, sono sincera, mai e poi mai avrei pensato di coinvolgere trentadue artisti di questo spessore e in maniera così spontanea, questo il pubblico deve averlo compreso e molto apprezzato. Con “Duets forever” abbiamo fatto l’amplein e spero che venga accolto con lo stesso amore del primo. Ringrazio Warner per avermi permesso di bissare questo mio sogno, perché poteva anche non essere così immediato o scontato, insieme abbiamo realizzato ancora una volta un progetto che definisco gioia pura».

Quindi, non c’è due senza tre?

«Così su due piedi non saprei dirti, con il mio staff e la mia etichetta valuteremo il da farsi, le idee sono tante e non vorrei ripetermi, anche se le canzoni ci sono e questa saga potrebbe andare avanti per dieci dischi (ride, ndr). Mi sono arrivati diversi brani inediti, ma nessuno mi ha ancora emozionato in modo particolare».

In che direzione andrà la tua musica?

«Guarda, andrà avanti per la sua strada, le mie sigle continueranno ad accompagnarci, per i bambini proseguirò sicuramente a cantare perché non ho alcuna intenzione di abbandonare il mio pubblico. Quello che succederà non lo so, magari posso continuare a sperimentare, perché no? A me piace cimentarmi in altre direzioni, mi diverte molto».

A chi senti di dover rivolgere il “grazie” più importante?

«In generale a chi ha sempre creduto in me, in particolare mi sento di dover ringraziare Alessandra Valeri Manera, senza di lei tutto questo non ci sarebbe stato, ho iniziato da piccolissima, mi ha preso per mano e, sigla dopo sigla, mi ha accompagnata sino ad oggi».

E chi è Cristina D’Avena oggi?

«Più che un’icona sexy, come hanno riportato diversi giornali, io mi sento una fatina rock ’n’ roll, perché la mia vita è fondamentalmente una favola. Mi reputo una principessa moderna, che vive nel suo mondo incantato ma a stretto contatto con la realtà, in tutto ciò che faccio cerco di metterci la dovuta grinta e la giusta “tostaggine”».

Per concludere, quali sono i buoni propositi per il 2019 e, se c’è ancora spazio, i tuoi sogni nel cassetto o nella cabina armadio che dir si voglia?

«Intanto mi auguro che il 2019 porti a tutti noi la serenità che cerchiamo, tanti sorrisi, tanti abbracci e tanti baci, perché abbiamo bisogno di leggerezza in questo mondo un po’ pesante. Ogni tanto dovremmo liberarci dei nostri pensieri e correre felici, proprio come fa Georgie (ride, ndr). Sono una persona che non smette mai di sognare, che vuole andare avanti e fare tante cose, magari realizzare un bel musical, un desiderio che ho nel cassetto da diverso tempo. Insomma, sono pronta a prendere tutto quello che di buono verrà, le cose belle che possono suscitare emozioni sia in me che nel mio pubblico, con il quale ho un bellissimo rapporto. Che dire? Spero di cuore che tutto questo continui».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.