venerdì 22 Novembre 2024

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Sanremo 2019: e se Baglioni… e sottolineo se…

L’analisi di quelle che potrebbero essere le principali novità del regolamento della prossima edizione della kermesse. Addio alla categoria Nuove Proposte?

È al lavoro Claudio Baglioni, questa volta con più tempo a sua disposizione rispetto alla precedente annata. Sanremo 2019 potremmo considerarlo un po’ il suo primo reale Festival, più che un bis, dato che nel 2018 aveva ereditato struttura e regolamento da Carlo Conti, riuscendo ad apportare in extremis come unica modifica l’abolizione delle eliminazioni dalla gara. Prepariamoci, dunque, a grandi stravolgimenti per la prossima edizione. Se il cantautore romano ha deciso di ripetere l’esperienza da direttore artistico è perché ha seriamente intenzione di sconvolgere le regole del gioco di una manifestazione che, negli ultimi anni, appare alquanto arrugginita nel suo meccanismo. La soluzione? Prendere spunti dal passato per costruire un nuovo futuro.

Dopo aver rimesso la musica al centro, pare che l’obiettivo primario del “dittatore artistico”, come lui stesso si è ironicamente più volte definito, sia quello di dare maggiore attenzione ai giovani e alle cosiddette nuove leve. Si, ma come? Eliminando la categoria Nuove Proposte. Avete capito bene, potrebbe sembrare un paradosso, ma riflettendoci l’analisi non è del tutto sbagliata. Sono anni che i giovani a Sanremo vengono inevitabilmenre oscurati dai big, è normale che l’attenzione dei media e del pubblico non possa essere la stessa. Ecco che arriva il colpo di genio: organizzare un contest equivalente in due serate, in onda il prossimo 13 e 14 dicembre, in cui si darà vita ad una vera e propria gara di venti artisti, dieci per ogni puntata, nella quale verranno decretati solamente due vincitori che accederanno di diritto al Festival di Sanremo 2019.

Un concorso, che nasce dalle ceneri di Sarà Sanremo e Sanremo Famosi, tutte realtà che hanno preso spunto da Sanremo Giovani, che per l’occasione torna a chiamarsi come in origine, proprio come la manifestazione ideata da Pippo Baudo nel 1993, che ha visto partecipare negli anni alcuni dei protagonisti della nostra canzone italiana: da Andrea Bocelli a Giorgia, passando per Irene Grandi, Daniele Silvestri, Gianluca Grignani, Carmen Consoli, Alex Baroni, Niccolò Fabi, Max Gazzè, Alex Britti e Dolcenera, fino ai più recenti Francesco Gabbani, Ermal Meta, Irama e Ultimo, figli dell’era 2.0.

Claudio BaglioniTornando al presente, dicevamo, pare saranno soltanto due i nomi dei giovani talenti che avranno un posto riservato per il palco del Teatro Ariston, che l’anno prossimo dovrebbe ospitare un’unica categoria, estesa da venti a ventiquattro artisti in gara, vincitori di Sanremo Giovani compresi, logicamente con pezzi diversi da quelli proposti nel contest. Altra novità, stando alle insistenti voci di corridoio, sarebbe rappresentata dal ritorno dell’obbligo di abbinamento con un artista internazionale, presente nella serata dei duetti del venerdì, più che in veste di ospite, come un vero e proprio cantante in concorso, un po’ come accadde nel biennio ’90-’91 nei due Festival organizzati da Adriano Aragozzini. Una vera e propria rivoluzione, che riporta alla memoria la poco fortunata formula adottata da Tony Renis nel 2004, annus horribilis per la kermesse ligure, non tanto per la mancanza di belle canzoni, piuttosto per la totale assenza di grandi nomi della nostra musica leggera a causa del boicottaggio delle major discografiche.

Un festival di baudiana e aragozziniana memoria, dunque, quello che si sta tentando di costruire per il prossimo febbraio. Claudio Baglioni è consapevole di essere arrivato ad un punto di rottura e che l’unico modo per ridare splendore all’intera macchina organizzativa della manifestazione è mischiare le carte in tavola, attingendo dal giardino dei gloriosi anni ’90 per ridare davvero centralità alla musica e a un settore discografico che negli ultimi anni pare essere uscito dalla crisi, ma che fatica a portare avanti la propria identità e ad avere una certa continuità. Il talento c’è, basta trovare il giusto modo per farlo emergere al meglio. Se i dati auditel nel 2018 hanno premiato le scelte artistiche, i risultati di vendita dei dischi dei cantanti della passata edizione sono stati al di sotto delle aspettative, per questo è necessario apportare modifiche al regolamento, per snellire e ravvivare il tutto. In attesa di conferme ufficiali, pare che la volontà dell’organizzazione sia quella di non volersi ripetere, un po’ come Paganini. E se le innovazioni non fossero finite qui? E sottolineo se…

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.