martedì 17 Settembre 2024

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26 anni senza Lucio: cosa ci manca di Battisti

Il ricordo dell’indimenticato artista reatino che ha saputo rivoluzionare il concetto di pop e di cantautorato all’interno di un’unica forma canzone che ha fatto scuola

Scrivere di Lucio Battisti è come trovarsi in un’immensa galleria d’arte e non sapere da quale collezione cominciare. L’intera musica leggera italiana ha subito la sua influenza, molti cantanti che abbiamo ascoltato e amato in questi anni si sono ispirati al suo estro, fino ad arrivare a questo odierno e incolmabile vuoto artistico che, mai prima d’ora, si fa sentire in maniera considerevole.

Compositore e interprete di enorme talento, a differenza di tanti altri miti della canzone d’autore, ha sempre contrapposto un carattere schivo e restio alle logiche mediatiche, anteponendo la propria arte a qualsiasi altra cosa. In un’epoca in cui i media già contavano parecchio, Battisti ha scelto di lasciar parlare la sua musica, di ritirarsi dalle scene e di concedersi in maniera rivoluzionaria.

A ventisei anni dalla prematura scomparsa, le sue opere parlano per lui e raccontano la storia di un genio nato il 5 marzo del 1943 nella periferia di Rieti, in un piccolo paesino di nome Poggio Bustone, affascinato sin da piccolo dal suono della chitarra. Dal lavoro come turnista alle prime band, fino ad arrivare all’incontro fatale con Mogol, con il quale instaura un prolifico sodalizio artistico.

Tra i capolavori composti insieme, ricordiamo: “Io vivrò (senza te)”, “Un’avventura”, “Acqua azzurra acqua chiara”, “Non è Francesca”, “Dieci ragazze”, “Mi ritorni in mente”, “Pensieri e parole”, “Emozioni”, “La canzone del sole”, “I giardini di marzo”, “E penso a te”, “Il mio canto libero”, “Nessun dolore”, “Una donna per amico” e “Con il nastro rosa”.

Successi commerciali che hanno messo in luce la sua ispirata e poliedrica indole sperimentale, riuscendo a combinare la tipica melodia all’italiana con diverse correnti di respiro internazionale, dal prog rock alla new wave, passando per il rhythm and blues, il soul, il contemporary folk e la musica beat. Con gli anni ottanta intraprende una nuova fase della sua carriera, vivendo una seconda giovinezza insieme a Pasquale Panella, con il quale realizzerà gli ultimi cinque album.

Lucio Battisti è considerato nella memoria collettiva una delle massime icone della scena musicale nazionale, quella che ci ha lasciati è un’inquantificabile eredità artistica che ha segnato più di un’epoca, una rivoluzione stilistica che ha tratto ispirazione nella tradizione per investire su nuovi territori sonori, attraverso le sfumature dei suoi molteplici linguaggi.

Di lui ci restano gli accordi poetici, il coraggio nel perseguire contromano il suo viaggio e l’irrefrenabile desiderio di portare avanti la propria identità esclusivamente attraverso i codici dell’arte. Mentre si cerca invano di riempire questo incolmabile vuoto, sentiamoci pure in dovere di ringraziarlo per aver saputo dare un nome alle emozioni con il suo animo perfezionista dal genio visionario.

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.