Intervista al frontman dei Modà, band in gara al prossimo Festival di Sanremo con il brano “Lasciami“
È la storia di rinascita più forte che vi mostrerà il prossimo Festival di Sanremo 2023. I Modà tornano all’Ariston a dieci anni dall’ultima volta e lo fanno dopo un periodo di lontananza dalle radio e dalle tv ma, soprattutto, dopo che il loro frontman Francesco ‘Kekko’ Silvestre ha lottato – e lotta tuttora – contro la depressione. Battaglia raccontata proprio nella canzone in gara, “Lasciami“, che l’artista, nel comunicato stampa di lancio, descrive come “la canzone più sincera che potessi scrivere. La depressione non la puoi raccontare a chi non la conosce, ma puoi comunque condividerla con chi come te la vive“.
Un ritorno che profuma quindi di coraggio, di verità, di empatia e di un grande lavoro mentale unito a quello musicale, che li mostrerà nella fedele ricetta di band che ama suonare il pop-rock. Ne è emblema anche la scelta di chiamare Le Vibrazioni nella serata dei duetti, con Francesco Sàrcina che la vede come una “bella occasione per mostrare, su un palco così prestigioso, quanto sia vitale, per delle band, la condivisione ed il rispetto di questa incredibile fortuna che abbiamo nel poter fare musica“.
Abbiamo raggiunto Kekko per farci raccontare questo momento particolare della sua vita e come pensa di vivere il suo Sanremo, ma anche i progetti futuri che riguarderanno i Modà nella prossima primavera.
Partiamo dalle emozioni della vigilia. Una band che ha riempito stadi, arene, palazzetti, e che ha conquistato quello che è ancora oggi l’ultimo disco di diamante della musica italiana (“Viva i romantici” nel 2011), torna a Sanremo con la consueta pressione che mette addosso quel palco o con una maggior scioltezza dettata dall’esperienza?
«Sicuramente l’esperienza c’è, ma poi quel palco ti mette sempre addosso quella dose di ansia che ti fa avere l’empatia giusta per far arrivare alla gente quello che devi cantare. Se ci fosse troppo relax si farebbe probabilmente più fatica a far arrivare i messaggi. L’emozione è grande perché sono passati dieci anni dall’ultima volta e perché per me è una sfida doppia: oltre ad esserci quella del Festival dove non si va mai per perdere ma si cerca di portare a casa il miglior risultato possibile, c’è quella più grande con me stesso perché la tv è una delle cose che più mi mette ansia e paura. E, siccome sto combattendo contro la depressione che tante volte nasce proprio dalle paure, sono molto contento di affrontarla.
Non volevo più tornare sul palco, per un periodo davo la colpa proprio alla musica per essere stato male e invece la tournée di maggio nei palasport mi ha dato la giusta adrenalina per capire che forse è arrivato il momento di affrontare questa paura. Spero di farlo al meglio».
Sarete in gara con “Lasciami“, una canzone in cui parli proprio alla tua depressione. Ti chiedo innanzitutto come stai oggi e se questo può essere un modo per esorcizzare la malattia, sia per te che per le altre persone che ne soffrono.
«Sto decisamente meglio. Un anno e mezzo fa non mi alzavo dal letto e già il fatto di rimettermi in gioco è una cosa molto importante. Cantare della depressione è un modo per esorcizzarla perché questa malattia viene quando cominci ad avere paura di alcune cose escludendole dalla tua vita. La depressione non la curi solo con un farmaco: se la curi con un farmaco e poi stai sul divano, non ti passa. Devi cercare di rimetterti in gioco. Io mi auguro che quello che sto facendo possa arrivare anche alle persone che hanno lo stesso problema e che magari non ne parlano perché se ne vergognano. E, quando tu ti vergogni di parlarne, ti chiudi sempre di più.
Io ho iniziato a stare meglio quando ho cominciato a parlare e ad essere sincero con le persone che più mi stavano vicino, dicendogli che non stavo bene. La condivisione è fondamentale in questo senso. E, siccome è una malattia molto diffusa ma di cui si parla poco, credo che il fatto di portarla su un palco come quello dell’Ariston sia un bene per chi ascolta e ne soffre, per aiutarlo ad aprirsi e sentirsi meno solo. Quindi sento una grande responsabilità ma, allo stesso tempo, sono felice di farlo perché so quanto la gente ne abbia bisogno».
Una delle frasi che mi ha colpito di più del testo è: “Lasciami ma ti prego fai in modo che non me ne accorga“. Si avverte quasi un senso di malinconia al pensiero di tornare a stare bene.
«Sì, il rapporto con la depressione è un rapporto di odio e amore. Quando ti arriva addosso la odi, ma poi inizi a conviverci e vedi anche i lati positivi di questa malattia. La depressione non è un virus che tu prendi al bar o sull’autobus, vive già dentro di te e sei tu che la svegli quando c’è qualcosa che non funziona. Pian piano poi ti rendi conto di quanto lei ti possa aiutare a ritrovarti, a guardare i bicchieri mezzi pieni, a guardare la vita da punti di vista diversi. E quindi, a un certo punto, quando inizi a stare bene, hai quasi paura che se ne vada perché ti sta insegnando nuovamente a vivere».
Sanremo ha segnato tanti momenti importanti del tuo percorso, sia con i Modà che come autore per altri. Che cosa ti aspetti di ricevere in questa occasione?
«Non mi aspetto nulla da questo punto di vista, se non di dare il massimo. Andiamo più leggeri che negli anni passati perché quando eravamo al top del successo sentivamo quasi l’obbligo di piazzarci bene e questo ci pesava molto. Quello che voglio in questo momento è cercare di fare in modo che la canzone arrivi nel miglior modo possibile alla gente. Oggi c’è anche più la consapevolezza, rispetto al passato, di quanto sia fondamentale il post-Sanremo. Fare un bel Sanremo non significa arrivare per forza in fondo o vincerlo, ma portare una bella canzone, cantarla bene e pensare al proprio progetto futuro che, per noi, sarà una tournée stupenda».
È un Sanremo diverso da quelli che avete fatto in passato: ci sono molti giovani in gara, alcuni già campioni a tutti gli effetti ed altri che invece sono forti nello streaming ma devono ancora consolidarsi agli occhi del pubblico generalista. C’è qualche nome che ti incuriosisce particolarmente e che ti interesserebbe conoscere?
«La cosa che mi incuriosisce tanto sono le canzoni. Amadeus in questi ultimi anni ha puntato tanto su questo, ha riportato il Festival ad essere la Champions League della musica italiana perché l’interesse che sta ruotando attorno alla musica a Sanremo non c’era da tanti anni. Io non conosco molti artisti tra quelli in gara, sono sincero. Conosco Marco (Mengoni) perché ho fatto insieme a lui il Sanremo del 2013 che lui poi ha vinto. Gli altri sono arrivati negli anni successivi e quindi non ho mai avuto modo di incontrarli anche perché io mi sono allontanato dalla televisione».
Nella serata-cover sarete sul palco con Le Vibrazioni e canterete insieme “Vieni da me“: è un duetto che incuriosisce molto i fans di entrambi perché unisce due eccellenze del pop-rock italiano ed è raro vedere due band che suonano insieme. Com’è nata l’idea?
«L’idea nasce dal fatto che loro sono stati la prima band pop-rock italiana a raggiungere il successo. Sono arrivati prima di tutti. L’altra sera parlavo con Francesco (Sarcina) e mi diceva che negli anni ’70 le band cercavano di fare comunella ed, invece, noi questa cosa abbiamo lasciato che la facessero i rapper e ci siamo fatti sempre la guerra. Ed è stato un peccato perché quando ci siamo ritrovati sul palco alle prove le cose sono andate molto bene e ci è venuta ancora più voglia di lavorare insieme. Quindi l’idea nasce anche, e soprattutto, dal fatto che in questo momento di musica suonata ce n’è pochissima ed era bello condividere il palco con chi come noi ama ancora mettere la musica suonata nei dischi e ai concerti. Vi divertirete, ve lo prometto».
Tra i progetti futuri c’è un tour (qui tutte le date) che parte a fine marzo con 30 concerti che vi vedranno suonare per la prima volta nei teatri con l’orchestra sinfonica per festeggiare i vostri vent’anni di carriera. Cosa deve aspettarsi il pubblico da questi concerti?
«Quello che ci aspettavamo noi da un po’ di tempo: la possibilità di rivisitare le nostre canzoni e di raccontarle un po’. Dopo vent’anni che fai concerti e suoni certe canzoni sempre nello stesso modo, grazie all’orchestra hai la possibilità di ascoltarle in una veste diversa. Per quanto uno ami le canzoni nella loro veste originale, la musica dei Modà si sposa perfettamente con l’orchestra, per cui sarà un concerto meno rock ma molto romantico e io non vedo l’ora. Sono veramente curioso di farlo ascoltare».
Nick Tara
Ultimi post di Nick Tara (vedi tutti)
- RM Song Of The Week #25: “Frutta malinconia” di Francesco Gabbani - 15 Luglio 2024
- RM Song Of The Week #24: “Discoteche abbandonate” di Max Pezzali - 8 Luglio 2024
- Bianca Atzei lancia il video de “Le canzoni di Vasco (feat. Tormento)” mentre è impegnata in un lungo tour - 5 Luglio 2024
- FIMI, vendite album fisici settimana 26 del 2024: torna in vetta Ultimo - 3 Luglio 2024
- RM Song Of The Week #23: “Tramontana” di Isotta, a breve in partenza con il suo tour estivo - 2 Luglio 2024