Recensione del singolo proposto al Festival di Sanremo 2023 per confermare l’anima internazionale
Il terzo ritorno sul palco del Festival di Sanremo è stato per Elodie l’occasione per la riconferma dopo due comparse al Teatro Ariston che, invece, avevano avuto il sapore della sorpresa. Se nel 2017 la cantante romana portò in scena il suo debutto retrò ed elegante con “Tutta colpa mia“, nel 2020 osò con il pop contemporaneo di “Andromeda” (di cui qui la nostra recensione). “Due“, questa volta, è stato invece il sinonimo di una riconferma di quella volontà di guardare all’attualità della musica leggera da classifica con uno sguardo condizionato anche da una sempre fondamentale attenzione all’immagine della proposta.
Accompagnata da Federica Abbate, Jacopo Ettore e Katoo, Elodie ha dato vita ad un brano spensierato capace di raccontare la sua essenza musicale d’oggi senza voler per forza cercare il pezzo della vita. “Due”, in tutto questo, è uno dei tanti successi efficaci che la cantante romana ha promosso nel mercato discografico negli ultimi anni adottando la semplicità del racconto narrativo da coniugare ad un suono articolato su di motivetti orecchiabili e facili da rendere immediatamente delle hit.
Sul palco del Festival di Sanremo 2023 Elodie ha scelto di interpretare la storia di “questo amore è nato appena ma è già finito male”. Ad accompagnare la conclusione di questa vicenda amorosa è il climax dell’espediente narrativo: “per me le cose sono due: lacrime mie o lacrime tue” quasi a voler testimoniare che nella chiusura di un amore è impensabile non dover fare i conti con la sofferenza ed il dolore.
In tutto questo è Elodie ad occupare il centro della scena. Lo fa con la sua voce delicatissima che si mette alla prova affrontando diversi registri accompagnandosi ad un suono orchestrale capace di crescere e svilupparsi per arricchire un brano che basa la forza del proprio potenziale proprio sulla creazione di un suono complessivo avvolgente. Un suono che non deriva soltanto dagli strumenti o dalle scelte d’arrangiamento ma anche dal colore che l’interpretazione e la vocalità sanno offrire in assonanza alla semplicità della trama.
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Ilario Luisetto
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