lunedì 18 Novembre 2024

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Sanremo Giovani 2024, conosciamo meglio Moska Drunkard – INTERVISTA

A tu per tu con la cantante classe 1999 in gara a Sanremo Giovani 2024, per parlare del brano “Trinacria”. La nostra intervista a Moska Drunkard

Tra i ventiquattro semifinalisti di Sanremo Giovani 2024, spicca il nome di Cristina Rizzo, in arte Moska Drunkard, in gara con il brano “Trinacria”, scritto insieme a Silvia Vavolo e Marco Giordano.

Siciliana di nascita, vive da tanti anni a Siena. Le sue canzoni sono un concentrato di emozioni che affondano letteralmente nelle sue radici. Il dialetto siciliano ritorna spesso nei suoi testi sottolineando il legame viscerale con la sua terra.

Durante la seconda puntata di Sanremo Giovani 2024, in onda su Rai2, martedì 19 novembre, Moska Drunkard si esibirà con il suo inedito “Trinacria”. Conosciamola meglio.

Sanremo Giovani 2024, Moska Drunkard: l’intervista

Il tuo nome compare tra i ventiquattro semifinalisti di Sanremo Giovani 2024. Come sono andate le audizioni e come stai vivendo questo momento?

«Guarda, siccome sono partita con l’obiettivo di non aspettarmi nulla, ma di volermi solo divertire, mi sto preparando semplicemente facendo tante prove e tante interviste. Sto cercando di fare più cose possibili in modo da non avere troppo tempo per non ragionare. Non mi fermo a pensare altrimenti rischio di mettermi a piangere (sorride, ndr), perché sono una persona super emotiva e quindi sto facendo mille cose per restare concentrata e serena».

“Trinacria” è il titolo del brano che hai scelto di presentare in concorso. Com’è nato e cosa rappresenta per te?

«Questo pezzo è nato cinque anni fa, quando avevo circa vent’anni, ispirato dal fatto che mi mancavano casa e la mia famiglia,. Quindi era nato come sfogo personale su un beat di YouTube. Quest’anno ho riaperto i cassetti nella mia memoria, grazie alla mia discografica Silvia Vavolo. Lei è sempre stata molto affascinata da quelle che sono le mie origini siciliane e del fatto che molto spesso utilizzassi nei miei testi delle frasi in dialetto. Così mi ha chiesto se avessi mai scritto qualcosa in siciliano e mi si è sbloccato questo ricordo. C’erano diverse linee melodiche che non mi cominciavano più, insieme a lei e a Marco Giordano ci abbiamo rimesso mano. C’è stata una sintonia e una sinergia incredibile tra noi, e penso che si senta ascoltando “Trinacria”. Il risultato finale mi soddisfa parecchio».

Il testo del brano non è altro che un omaggio alla tua Sicilia. Hai dichiarato di esserti sentita più volte malvoluta voluta dalla tua terra, ma che vivendola a distanza hai imparato paradossalmente a conoscerla e ad apprezzarla…

«Esatto, faccio musica da quando ho circa tredici anni e per il siciliano medio tutto ciò che è di diverso da quello che è conforme alle proprie idee è visto male, come qualcosa di strano ed è oggetto anche di scherno. Di conseguenza non mi sono mai sentita apprezzata, per questo non ho mai pensato che il mio futuro, lavorativo e non, sarebbe stato in Sicilia, ho sempre esternato di voler andare via, così ho fatto una volta che ho compiuto diciotto anni, sono praticamente scappata. Ad esempio, quando stavo giù non riuscivo ad apprezzare il mare, banalmente, non mi piaceva andare al mare perché ero abituata anche solo ad avere l’odore sotto il naso. Quando poi mi sono trasferito in Toscana, i primi mesi sono stati un po’ duri. Ho impiegato un po’ ad abituarmi, ma ho iniziato ad apprezzare tante cose, le stesse che magari giù davo per scontato».

Sei sempre stata una spettatrice di Sanremo o come molti tuoi coetanei ti sei avvicinata al Festival più di recente? 

«L’ho sempre guardato, insieme alla mia famiglia, siamo sempre stati appassionati di musica. Sono cresciuta con il Festival in casa e quindi per me anche solo poter pensare alla lontana di poter arrivare a calcare quel palco, mi fa tremare le gambe. Penso che Sanremo sia la manifestazione alla quale la maggior parte degli artisti ambisce. È l’olimpiade della musica».

Per concludere, al di là del passaggio e della possibilità di giocarti la finalissima di Sanremo Giovani a dicembre, cosa speri di ottenere attraverso questa esperienza?

«Prima di tutto vorrei cercare di fare connessione, penso sia il mio obiettivo, a parte divertirmi ovviamente, vorrei conoscere tanta gente per arricchire il mio bagaglio di esperienze, e devo dire che sta procedendo tutto molto bene. A me piace assorbire consigli dagli altri, sia professionalmente che umanamente parlando. Desidero che la mia canzone e il mio messaggio arrivino a più persone possibili».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.