domenica 15 Dicembre 2024

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Greta Cominelli: “La musica è formativa” – INTERVISTA

A tu per tu con Greta Cominelli per parlare del suo nuovo EP intitolato “Luce ribelle dell’alba”. La nostra intervista alla cantante bresciana classe ‘87

È fuori dallo scorso 7 novembre il nuovo Ep di Greta Cominelli, intitolato “Luce ribelle dell’alba”, composto da 5 brani inediti. La lotta contro gli ostacoli della vita, contro le sovrastrutture, le pressioni esterne e le proprie fragilità diventa così il leitmotiv di questo progetto che si tinge di determinazione, positività, riflessione, eleganza, autoaffermazione ed evasione, svelandone il temperamento tanto energico quanto sognante. Greta Cominelli INTERVISTA

Il contesto pop dell’EP si compone di sonorità prettamente acustiche e naturali ma anche contemporanee. Viene così conferita freschezza ad un gusto retrò che trova ispirazione in diversi stili musicali e forme artistiche come la danza, il cinema, il circo, la pittura e la grafica, creando un’esperienza sonora e visiva ricca di contaminazioni.

È appena uscito il tuo nuovo EP, “Luce ribelle dell’alba”. Come si è svolto il processo creativo?

«Il processo creativo di questo mio secondo EP è iniziato con la scelta delle musiche realizzate e poi personalizzate dal compositore e chitarrista Renato Caruso, con il quale ho collaborato anche per il primo progetto discografico e live in acustico dal 2020. Ho trovato particolarmente interessanti e in linea con ciò che desideravo raccontare di me, questi cinque brani, sui quali ho poi creato i testi. Le parole sono in simbiosi con la mia persona e sono state pensate attingendo da contenuti storico culturali, concettuali e stilistici della Belle Epoque e dei primi anni ’30 del Novecento. Nella mia stanzetta, per lo più fino a tarda notte ma anche in volo, letteralmente tra le nuvole, mi sono impegnata perché la scrittura fosse evocativa, ricca di immagini, metafore e influenzata da riflessioni e vissuto personale tanto quanto da immaginazione ed evasione. Durante tutto il 2024 ho lavorato sulla voce con la mia vocal coach e mentore Elena Bresciani, con i musicisti per arrangiamenti e registrazioni e con i fotografi e il grafico per la realizzazione di scatti inerenti ogni brano dell’EP. Ringrazio e saluto infatti Pino Di Pietro (pianoforte, arrangiamento), Antonio Rimedio (sax, fisarmonica), Renato Caruso (composizione, arrangiamento, produzione, chitarra), Rosario Ceraudo (percussioni, vibrafono), Andrea Peligro del “Blue Note Recording Studio“ a Milano, Barbara Locatelli (make up), Andrea Mutti ed Eleonora Masneri per le fotografie realizzate presso il Teatro Sociale di Brescia e Giuseppe Caruso (grafica). È stato un anno intenso ma grazie a questi professionisti e amici, altrettanto molto arricchente sul piano musicale e personale». 

C’è un filo conduttore tematico che lega le canzoni?

«Le canzoni sono legate sia dal tema della ribellione, nella sua accezione positiva e quindi intesa come sinonimo di fermento interiore e risveglio intellettuale, che dal tema della luce, dell’energia che positività e amore per sé stessi e per la vita sanno generare e sprigionare nel nostro domani e in quello di chi ci circonda. L’EP è pensato per tutte le persone che vogliono riscattarsi ad avere un atteggiamento sia intimo che grintoso verso la vita ma è dedicato in particolar modo alle donne». 

A livello musicale, che tipo di lavoro c’è stato dietro la ricerca del sound?

«In primis c’è stato un lavoro di ricerca musicale dal punto di vista teorico e in un secondo momento creativo e pratico. Assieme ai musicisti e ai produttori artistici Renato ed Andrea Peligro, ho valutato quali strumenti, atmosfere e sonorità fossero in linea con lo stile Vintage da me scelto. L’EP ha un sound sostanzialmente Pop acustico e gli strumenti portanti sono il pianoforte e la chitarra. Il tutto è impreziosito da sax, fisarmonica e percussioni, suoni ambient che rimandano al naturalismo e alcuni suoni elettronici con il compito di creare un legame tra il passato e il nostro presente. Vi sono riferimenti al circo, al teatro, al cinema, alla danza attraverso una marcetta, un valzer, dello swing… il tutto per evitare la monotonia, il conformismo e rendere il progetto variegato, coerente, sorprendente e personale». 

Qual è, a parer tuo, il brano che sintetizza e rappresenta al meglio il messaggio dell’EP? La cosiddetta focus-track?

«Mi permetto di sceglierne due in particolare: il primo è sicuramente “Madame Paris”, direi che il titolo è evocativo, ci porta immediatamente per le strade di Parigi; lo associo ad una tela di un pittore impressionista, è un’istantanea del primo Novecento dal punto di vista estetico e concettuale con tutto quel fermento culturale e artistico che incorpora. Il secondo brano è l’elegante ed energica “Stella bianca nel blu”, coerente con le varie sfaccettature che delineano la mia persona e con i messaggi e temi dell’ EP. Tra i versi di questa canzone è per altro incluso il titolo del progetto». 

In “Luce ribelle dell’alba” c’è una forte componente visiva che si lega alla musica, come la danza, il circo e la pittura. Qual è il ruolo delle arti visive nel tuo processo creativo e in questo progetto?

«Il ruolo delle arti visive è per me fondamentale e molto interessante non solo perché aiuta ad entrare in profondità nella musica e nei concetti espressi oltre alle parole ma anche perché decisamente utile ad immergersi appieno in un periodo storico e trovare maggiori spunti di ricerca e riflessione per l’atto creativo. Sicuramente, a sostegno di questo mio punto di vista, vi sono qualche anno di danza, l’esser cresciuta in una famiglia con l’amore per la pittura e l’interior design e in un periodo, gli anni ’80 e’ 90, in cui, attraverso MTV, è esplosa la cultura dell’ immagine associata alla musica. I miei riferimenti musicali sono sempre stati sia cantanti con una grande padronanza vocale come Mariah Carey e Whitney Houston che artisti quali Madonna, Michael Jackson, Christina Aguilera e Beyoncé, che delle performing arts hanno fatto la storia del Pop. In “Luce ribelle dell’alba”, i riferimenti visivi si sono praticamente palesati da soli, in modo molto naturale, probabilmente proprio perché li sento molto miei». 

Qual è il tuo personale bilancio del 2024 e quali sono le tue aspettative per il 2025?

«Questo è stato un anno molto intenso, a volte complicato ma dal quale ho imparato molto, mi sento infatti cresciuta e arricchita. Ho lasciato alle spalle ciò che non mi apparteneva più per mirare agli obiettivi che mi caratterizzano meglio nel mio presente e nel 2025, dopo un po’ di riposo, spero di poter raccogliere i frutti di questo impegno aprendo nuove collaborazioni che mi permettano di migliorarmi sempre più e dare nuovamente spazio alla mia creatività». 

Per concludere, c’è una lezione, un insegnamento particolare che senti di aver appreso dalla musica fino a oggi?

«In realtà ve ne sono molti perché la musica è formativa sia sul piano artistico che umano a 360 gradi ma ciò che sento di aver personalmente appreso maggiormente è che, se rispettata, continuerà ad essere sia il nostro punto di riferimento che, dato il periodo natalizio, la stella guida del nostro cammino su questa terra proprio per essere o continuare ad essere luci ribelli dell’alba». 

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.