A tu per tu con Spender, la nostra intervista in occasione dell’uscita di “Papà (il mostro)”, singolo pubblicato lo scorso 25 novembre
In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, Spender pubblica il suo nuovo singolo, “Papà (il mostro)”, un brano intenso e provocatorio che invita alla riflessione sulle dinamiche di ossessione, controllo e patriarcato.
Scritto alla fine del 2023 e con la promessa di pubblicarlo appena raggiunta la piena consapevolezza di poter esprimere questo messaggio, “Papà (il mostro)” è una cruda narrazione dal punto di vista di una persona che scivola in un delirio violento, esplorando i temi della gelosia, del possesso e del disequilibrio emotivo.
Spender racconta il brano “Papà (il mostro)”, l’intervista
Il tuo nuovo singolo “Papà (il mostro)” è uscito in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Che valore simbolico ha questo pezzo per te?
«È un pezzo importantissimo, coraggioso. Sono uscito dalla comfort zone per raccontare il mio punto divista sulla violenza di genere, sottolineando quanto l’ossessione e la dipendenza affettiva siano complici e preludio di quello che un tempo veniva chiamato “delitto passionale”. Avendo avuto di recente una grande esposizione volevo usarla per qualcosa di buono».
Nel brano, fai una riflessione su come la gelosia, il controllo e il possesso vengano spesso confusi con l’amore. Come pensi che queste dinamiche vengano oggi percepite e fraintese nella nostra società?
«Siamo drogati di controllo: numero di Like, numero di visualizzazioni alle instagram story, numero di like alle storie, visualizzato, ultimo accesso, spunte blu, siamo abituati ad avere il controllo su tutto e da questo controllo dipendono le nostre emozioni. Il controllo è una droga e come tale chi ne dipende è disposto a fare tutto quello che serve per ottenerlo… Questo succede perché non abbiamo certezze, siamo insicuri del futuro del senso della vita e dei nostri stessi sentimenti per questo ne cerchiamo la prova, attraverso mezzi estremi come la gelosia e il desiderio di possesso. Per questo a volte l’uomo geloso e iperprotettivo sembra rassicurante, la donna ossessionata sembra innamorata, perché noi da soli non siamo in grado di rassicurarci, tantomeno di amarci. Tutto questo ci toglie la libertà, siamo schiavi dei like, siamo schiavi delle spunte blu, siamo schiavi delle nostre relazioni in cui soffriamo ma che non riusciamo a lasciare. Solo da questo dipende la nostra sensazione di stare al mondo. Io sono un ex tossicodipendente e riconosco quando qualcosa che non è droga mi da quella stessa altalena inevitabile. Per questo io da anni provo a vivere al di fuori di tutte queste dinamiche che ho appena citato. Non voglio esclusività nelle mie relazioni romantiche, non ho le spunte blu nè altri metodi di controllo sul mio whatsapp, sono libero.. e chi mi ama davvero mi risponde e resta al mio fianco, senza che io debba rinfacciare che mi ha ignorato o che mi ha tradito».
Pensi che la musica possa essere uno strumento di cambiamento per sensibilizzare e scuotere le coscienze?
«Penso che la musica può essere uno specchio, a volte quello che vedi ti fa schifo, altre volte ti piace, altre volte ti fa riflettere. Ma quasi tutte le volte vedi qualcosa che ti riguarda in prima persona. Fare musica non è un impegno sociale o politico, l’arte è qualcosa davanti cui emozionarsi, in modo sano, senza dipenderne».
Hai dichiarato che hai scritto questa canzone nel momento in cui l’Italia piangeva l’ennesima vittima di violenza. Cosa ti senti di dire ai tuoi coetanei e agli uomini in generale?
«L’unico modo sano per affrontare qualcosa di così terribile è non prenderne le distanze. Non dare per scontato che noi siamo diversi, e soprattutto non dividerci: queste fazioni che lottano donne che odiano uomini e uomini che provano a difendersi e giustificarsi allontandosi dai cosiddetti “mostri” che leggiamo sul giornale ci porterà solo ad ulteriore odio e violenza. L’amore, quello sano e senza secondi fini unisce. Proviamo a capire cosa c’è di sbagliato in noi e usiamolo per crescere».
Questo pezzo esce in un periodo particolarmente intenso per te, con l’uscita di “JOKER” e la tua partecipazione alla serie Netflix Nuova Scena. In che modo questa esperienza ha influenzato la tua musica e la tua visione artistica?
«Il 2024 è stato l’anno in cui mi sono esposto di più a livello mediatico, facendolo ho messo intimità nel mio percorso. Ho parlato più di me, del mio passato e delle mie emozioni. Non so dove mi porterà tutto questo, so solo che ne avevo bisogno».
C’è un artista o un progetto musicale che ha influenzato particolarmente la tua crescita?
«In italia il rapper che mi ha ispirato di più a crescere emotivamente è Marracash. Mentre quello che mi ha ispirato di più nella carriera è sicuramente Guè».
Per concludere, qual è la lezione più importante che senti di aver appreso fino ad oggi dalla musica?
«Ho imparato che i numeri non fanno il mio valore e ogni volta che credo che sia così sto sbagliando e sto dipendendo dai risultati esattamente come dicevo prima che le persone dipendono dai like o dalle spunte blu. Emozionare, che sia una risata, un pianto o una sensazione di schifo, vergogna o rabbia, quello determina il mio valore».
Nico Donvito
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