Recensione del nuovo album d’inediti della cantante salentina rilasciato a gennaio 2018
Essere qui, il sesto capitolo discografico della carriera di Emma, è il disco in cui la salentina esplora nuove anime musicali e in cui, contemporaneamente, riscopre in modo più autentico le proprie radici e la propria tradizione della forma canzone. Le nuove anime sono quelle dell’introspezione, del canto leggero e trattenuto, dei suoni elettronici e campionati nella loro distorsione che, però, lasciano spazio anche alla tradizionale esplosione sonora e vocale che esce allo scoperto nelle più tradizionali ballate che riconfermano un team autorale ormai abituè per il percorso dell’artista salentina.
La nuova faccia musicale di Emma risiede in principal modo in quella L’isola scelta, sorprendentemente, come singolo di lancio dell’intero progetto malgrado un ritornello quasi del tutto assente e una vocalità totalmente ridimensionata per favorire una certa sensualità e sintonia sulla base dell’unione del funk, portato da Gigi Canu dei Planet Funk, e del pop-elettronico di Roberto Angelini rivestito sotto nuove spoglie.
Le cose migliori del disco arrivano, però, dai rodati e collaudati autori storici della salentina che le cuciono addosso le ormai usuali ballate pop-rock sporcate appena dai suoni più contemporanei dell’elettronica. A primeggiare sono le firme dei bravi Roberto Casalino-Davide Simonetta e Amara. I primi mettono in piedi il pezzo migliore dell’album con Mi parli piano che parte con la chitarra acustica per poi lasciarsi andare alla più tipica orchestrazione ritmica con la voce piena, ma mai del tutto spinta in un cantato che rimane sempre vicino ad un parlato, che canta “amore è solo un’ossessione, è un vento caldo, troppo caldo che si muore” rendendo giustizia all’ottima scrittura testuale della metaforica penna di Casalino. Amara, invece, da spazio all’intimità in Le cose che penso lasciando libero sfogo ai pensieri, “la parte di me più sincera” che, poi, viene in qualche modo ripresa anche nella ritmata Malelingue firmata, anche questa, da Roberto Casalino, coadiuvato da Niccolò Verrienti, che perfettamente fanno indossare ad Emma un’efficace risposta ai cosiddetti “leoni di tastiera” lontani “dall’effetto dell’amore vero“.
Non manca, ovviamente, l’electro-pop-rock presentato con efficacia in Le ragazze come me e Portami via da te, la prima dedicata al coraggio femminile, la seconda, a firma di Giuliano Sangiorgi dei Negramaro, ad una relazione ormai dannosa per entrambe le parti.
Essere qui è un disco che vuole riflettere su di se stessi passando dall’intimità di Sottovoce, delicata ballata moderna dedicata alla bellezza della vita senza troppi programmi utilizzando una bella cadenza ritmica tipica dell’autorato di Gianni Pollex e del suo team, alla provocazione sensuale di Effetto domino che, con leggerezza, lascia libero spazio anche alle “perversioni” del sesso raccontato con una trasparenza mascherata. Leggerezza e profondità appartengono simbolicamente anche al duo di Luna e l’altra, una fra le tracce più diffusamente condite di quell’elettronica tipica dell’ultima scrittura di Bonomo-Anania-Mace, e di Sorrido lo stesso, unico episodio che vede Emma coinvolta anche nell’aspetto autorale (su musiche di Giovanni Caccamo e Alessandra Flora) in cui si concentra sul percorso di vita fin qui affrontato rivendicando fatiche, progressi ed evoluzioni. Il tutto si chiude con Coraggio, la traccia firmata da Alessandra Naskà già da qualche disco incaricata di tirare le somme degli album della salentina con la sua penna. Il risultato questa volta abbandona l’intimità usata in Schiena e Nel posto più lontano dedicandosi ad una bella ballata pop in cui, ancora una volta, entra in gioco la carnalità e la sensualità, non solo testuale ma anche vocale, per raccontare al proprio amore il desiderio di possedere quanto voluto.
Essere qui è un disco che, come suona la ghost track finale (“perchè niente rimane“), arriva quasi come una giustificazione e legittimazione del percorso fatto fin qui da Emma: dentro c’è il pop-rock che più le appartiene, che l’ha portata al successo e con la cui visceralità l’interprete salentina si è sempre presentata nei momenti d’oro ma, contemporaneamente, c’è anche quell’aspetto collegato all’evoluzione e alla maturazione portate a galla con il precedente progetto. Manca, forse, il pezzo della vita, quello che in radio dominerà la rotazione o le classifiche di vendita e di streaming che spesso gli album di Emma hanno sembrato di poter vantare ma, in compenso, c’è la presenza di tanti brani meritevolmente ascoltabili e comprensibili al fine di un racconto personale e reale.
MIGLIORI TRACCE: Mi parli piano – Le cose che penso
VOTO COMPLESSIVO: 7,8/10
VIDEO RECENSIONE:
Ilario Luisetto
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