venerdì 22 Novembre 2024

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Edwyn Roberts e il tempo ritrovato in “2 minuti di calma” – INTERVISTA

A tu per tu con il cantautore italo-argentino, che torna sulle scene discografiche con un nuovo singolo

Edwyn Roberts 2 MINUTI DI CALMAIn un mondo discografico, ormai saturo di indie e trap, si riaffaccia Edwyn Roberts, cantautore che abbiamo conosciuto nel corso della dodicesima edizione di “Amici” di Maria De Filippi e che, nel corso degli ultimi anni, ha scritto per alcune delle voci femminili più interessanti del nostro Paese, da Arisa a Malika Ayane, passando per Giusy Ferreri, Chiara Galiazzo e Laura Pausini. Un divano rivestito in pelle è l’immagine migliore per riassumere 2 minuti di calma, brano che invita a rilassarsi e riprendere possesso della nostra quotidianità. Una ventata di freschezza di sonorità che, in qualche modo, riprendono un po’ il discorso lasciato a metà da Tiziano Ferro nei primi album, donando nuova linfa vitale all’attuale contesto musicale.

Ciao Edwyn, partiamo da “2 minuti di calma”, il tuo nuovo singolo. Com’è nato e cosa rappresenta per te?

«Rappresenta assolutamente un inizio, un colpo di coraggio dopo cinque anni in cui mi sono dedicato prettamente all’attività di autore. Mi sento un privilegiato, sono grato alla vita per avermi dato questa grande opportunità, “2 minuti di calma” è il tempo che mi sono voluto prendere per me stesso, sperando possa avere un’evoluzione e che possa abbracciare il riscontro del pubblico».

Quale veste hai voluto dare al brano, sia a livello di sonorità che dal punto di vista del testo? 

«Nel mio piccolo, ho cercato di dare una veste diversa, non convenzionale, soprattutto per questa stagione estiva dove ci si imbatte spesso in qualcosa di predefinito. Spero di aver trasmesso carattere a livello di suono e delle parole che ho voluto comunicare, penso che il messaggio sia fondamentale, specie in questo determinato momento discografico».

Musicalmente parlando, ti collochi in un genere particolare?

«Sinceramente, non riesco molto a collocarmi, forse perché non sono oggettivo io, lascio agli altri l’onere di questa scelta. Essendo un autore, vado molto di istinto, ho cercato solo di ricreare qualcosa che alle mie orecchie risultasse originale ed è quello che continuerò a fare anche con i prossimi pezzi che ho nel cassetto. Le vesti che dai alle canzoni rispecchiano sempre il bagaglio musicale che ti porti dietro sin da bambino, io sono per metà argentino e credo che in “2 minuti di calma” si senta quel velo di malinconia mista alla leggerezza».

C’è un messaggio che hai voluto lanciare con le immagini del videoclip diretto da Luca Cattaneo? 

«Racconta proprio questo, il calore della quotidianità, delle cose semplici che riempiono la nostra giornata, come dare l’acqua alle piante o andare al bar. L’obiettivo era quello di creare un video che fosse coerente con il testo della canzone, sottolineando il messaggio».

Facciamo un salto indietro nel tempo, come e quando ti sei avvicinato alla musica?

«Per caso, più o meno all’età di quattro anni e da quel momento non l’ho più abbandonata. C’è stato un momento nell’adolescenza in cui volevo fare il calciatore, ma l’asma me l’ha impedito (sorride, ndr). La musica è sempre stata una costante della mia vita, la vivo in maniera molto seria, perché mi sento molto responsabile quando scrivo qualcosa, soprattutto in questo momento in cui ci sono tante informazioni, spesso anche sbagliate».

Quali ascolti hanno ispirato e accompagnato il tuo percorso?

«Tantissimi, sono passato dalla musica classica ai Beatles, penso di aver ascoltato e apprezzato davvero di tutto, ho avuto persino il mio periodo metal. Tutti ascolti che mi hanno portato ad essere quello che sono oggi, a scrivere per cantanti straordinari e sentirmi davvero un privilegiato».

L’esperienza di Amici, come la ricordi? Col senno di poi, ti ha più dato o tolto qualcosa?

«Sicuramente più dato, credo che un’esperienza del genere possa toglierti qualcosa dopo, se non sei in grado di collocarti interiormente da qualche parte. Personalmente mi sono preso il mio tempo, ho creato piano piano il mio sentiero, senza la foga di uscire a tutti i costi con un disco subito, ho avuto l’incoscienza e al tempo stesso la lucidità di non buttarmi subito sul mercato, perché credo che quando non hai nulla da dire è meglio se vai a prenderti una birra al bar con gli amici».

C’è un incontro che reputi fondamentale per la tua carriera?

«Sicuramente quello con Niccolò Agliardi, collaboriamo da circa dieci anni e insieme abbiamo scritto tantissime canzoni di cui andiamo fieri entrambi. Lui è stato uno dei primi a credere in me, subito dopo la mia famiglia che mi ha supportato e sopportato da quando sono nato».

Edwyn Roberts 2 MINUTI DI CALMALa svolta arriva con la carriera autorale, partiamo da Laura Pausini: “Simili” nel precedente suo album, “Non è detto” e “Frasi a metà” nell’ultimo. Tre singoli piuttosto importanti, come sono nate queste tre canzoni? 

«In modo molto naturale e spontaneo, un qualcosa che sembra quasi scontato, ma in realtà non lo è affatto. “Simili” è nata da un’incipit iniziale di Laura, che voleva celebrare la meraviglia degli esseri umani, uguali ma al tempo stesso diversi l’uno dall’altro. Abbiamo costruito questa canzone a sei mani, così come per “Non è detto” e “Frasi a metà”, tre canzoni veramente importanti che sono state tanto apprezzate dal pubblico: per un autore questo aspetto rappresenta sempre una sorpresa gradita e indescrivibile».

Laura Pausini, Arisa, Malika Ayane, Chiara Galiazzo e Giusy Ferreri. Un aggettivo per descrivere la vocalità di queste cinque artiste con le quali hai collaborato:

«Laura: potenza; Arisa: emotività; Malika: classe; Chiara; eleganza; Giusy: carattere».

Solo donne? Tra i maschietti c’è qualcuno con cui ti stuzzicherebbe collaborare? 

«Guarda, è assolutamente un caso, ma la cosa non può che farmi piacere perché le artiste che abbiamo citato hanno tutte una vocalità pazzesca. Tra gli uomini mi piacerebbe Eros Ramazzotti, lo ascolto sin da bambino e penso rappresenti la storia della musica italiana nel mondo, poi anche Marco Mengoni e Tiziano Ferro, altri due artisti incredibili».

Altra esperienza, immagino intensa, è quella di Braccialetti Rossi: com’è stato scrivere brani che fungessero da colonna sonora per raccontare delle storie così intense e toccanti? 

«Una responsabilità forse ancora maggiore perché, oltre al tema trattato, è un messaggio che passa attraverso la televisione e, quindi, arriva in maniera immediata a molte più persone. C’è tutto un altro tipo di linguaggio, perché sai che devi arrivare a tutta la famiglia seduta sul divano, dai genitori ai figli, devi cercare di parlare a più generazioni e di non rivolgerti ad un target ben definito. Un approccio alla scrittura più meticoloso a livello tecnico, in cui devi sottostare a determinate dinamiche e, in qualche modo, confrontarti anche con la storia, i personaggi e con le immagini della fiction».

Edwyn Roberts 2 MINUTI DI CALMAMai come oggi è importante, di fatto, il messaggio che viene lanciato ai giovani. Come valuti l’attuale livello generale dei contenuti delle canzoni?

«Ti devo dire la verità, soffro molto per questo, infatti, nell’ultimo periodo ho deciso di non considerare molto le cose degli altri, di cercare di pulirmi interiormente, perché ci sono tante imposizioni oggi, dalle radio alla tv, passando per i social, che in qualche modo ti condizionano e, inevitabilmente, ti inquinano. Il mio obiettivo, nel mio percorso artistico, è quello di rimanere puro».

Quali sono i tuoi prossimi passi? C’è un progetto discografico in cantiere?

«Si, “2 minuti di calma” è un primo mattone di questo muro che intendo arredare al meglio, o almeno spero. C’è un progetto alle spalle, ci sono tante canzoni di cui vado fiero e di cui sono molto geloso (sorride, ndr). Sicuramente prossimamente ci sarà un disco a cui mi sto dedicando con grande concentrazione, per ora questo brano rappresenta solo l’inizio».

Alla luce di tutto quello che ci siamo detti, per concludere, quale messaggio vorresti trasmettere al pubblico, oggi, attraverso la tua musica?

«Vorrei che con la mia musica le persone si sentissero bene, sia chi si prende del tempo per ascoltare attentamente le canzoni, sia coloro che non sono abituati a farlo. Mi piacerebbe poter arrivare a più tipologie di persone possibili, potrebbe sembrare una banalità, ma la cosa importante è raggiungere il pubblico, non scalare le classifiche, quello al massimo può essere una piacevole conseguenza».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.