venerdì 22 Novembre 2024

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I 50 brani da non perdere del primo semestre del 2018

Le 50 canzoni dei primi 6 mesi del 2018 che non si possono non ascoltare

01. 9 primavere – Ermal Meta

Il brano più intenso e struggente di tutto l’ultimo album del cantautore di origini albanesi. Il più autenticamente incentrato sull’amore a due, quello quotidiano, quello che si accontenta di “due spaghetti, due”. A delle strofe che si concentra su piccoli e banali gesti quotidiani si contrappone un inciso cantato in punta di voce su di una chitarra acustica terminando su di un iconico “ti voglio bene” pur ricordando quelle che “sono solo lacrime […] una per ogni passo fatto insieme, una per tutte quelle notti svegli ad ascoltare canzoni d’amore, quelle che fanno sempre stare male, una per ogni piccola emozione”. Autentica poesia che con classe e realtà racconta di noi che “ci stiamo lasciando altrimenti non pioveva mica così tanto” ricordandosi, però, che “domani tornerà sereno”. Immenso.

04. Amore che torni – Negramaro

Non sorprende che la penna di Giuliano Sangiorgi riesca a scrivere brani di questa potenza, immediatezza e semplicità disarmante ma continua ad emozionare la sua capacità di farlo. Se, poi, come sempre la ricerca di un sound proprio, identificativo e ben curato si unisce, come in questo caso, ad una vocalità sempre riconoscibile ed ipnotica per le sue timbriche uniche nel destreggiarsi tra cantato a piena voce e falsetto il risultato non può che essere degno di sottolineatura. Leggero ma non per questo martellante. Piacevole, come sempre.

07. Cara Italia – Ghali

La sigla trap dell’intera ultima stagione. La miglior proposta sotto tutti i punti di vista realizzato, per l’altro, dal più capace e talentuoso esponente di tale fenomeno sempre più imponente nelle nostre classifiche. Ghali dimostra di avere sempre qualcosa da dire e anche in questo caso racconta gli italiani sfuggendo dai classiche cliché ma elaborandone di personali e più attuali.

10. Dov’è che si va – Annalisa

Nel panorama di suoni e linguaggi contemporanei adottati nell’ultimo lavoro dalla cantautrice savonese questa ballata conclusiva dell’album Bye bye costituisce l’autentica eccezione e la più piacevole scoperta. La sempre bravissima Nali riscopre la sensualità della propria voce, la classicità del proprio timbro e la sua naturale tendenza al cantato melodico e tradizionale con questo bell’episodio pop creato insieme a Placido Salomone e Paolo Antonacci e solo camuffato, ma non intaccato, dalla produzione ricca di synth.

13. Eterno – Giovanni Caccamo

La scrittura delicata, soffice ed avvolgente di Giovanni Caccamo travolge nuovamente trovando massima espressione in un brano che non ha altro obiettivo se non quello di celebrare l’amore più puro ed etereo, quello che non vuole niente se non “soltanto gli occhi tuoi”. Caccamo ci mette la classe e la più tradizionale delle orchestrazioni d’altri tempi che si rivela capace di coinvolgere stendendo un velo di malinconia che la magia del brano, per così com’è stato scritto, si rivela capace di spostare nel corso dello special finale dove i violini sottolineano il verso chiave che recita “senza lasciarsi mai”.

16. Il coraggio di andare – Laura Pausini

E’ questo il brano che manifesta prima il sussurro, poi l’esclamazione e, infine, l’urlo per l’invito al farsi sentire a cui la Laura nazionale ha intitolato tutto il suo ultimo progetto internazionale. Ed è, ancora una volta, Tony Maiello a realizzarne il monito musicale ricordando di quanto ognuno di noi sia importante nell’esistenza propria e in quella degli altri. La bravura della sua interprete è quella di riuscire a concretizzare sotto diverse sfumature tonali e vocali l’invito assoluto del brano che invita “a rialzarsi anche quando fa male e continuare” ricordandosi che “niente e nessuno può rubarti il futuro”.

Laura Pausini Non è detto

19. Il vento della vita – Ermal Meta

Si concede il lusso di riflettere sul percorso di una vita Ermal Meta e lo fa con saggezza e non banalità riuscendo a non “perdermi più niente del percorso nella gara della vita”. Inutile sottolineare la capacità autorale di una delle migliori penne d’Italia che, insieme a Gianni Pollex e Francesco Cianciola, guarda alle cadute nel corso della vita prima di tornare a viaggiare verso i propri obiettivi e le proprie mete da raggiungere senza perdere tempo ma, anzi, arricchendosi ogni volta di più.

Ermal meta

22. Le due finestre – Laura Pausini

Enrico Nigiotti si reinventa anche come autore e approda direttamente all’ugola di Laura Pausini che si rivela, effettivamente, la migliore voce per questa intensa e classica ballata che si rivela essere uno dei migliori episodi dell’intera carriera dell’artista di Solarolo. Per quasi 2 minuti riesce a fare a meno della batteria e della parte ritmica dell’orchestrazione costruendo un’atmosfera densa di emozione e di una sospensione quasi innaturale. Il ritornello, poi, lascia il marchio definitivo del suo autore che gioca sulle assonanze per raccontare un’amore al limite della sopravvivenza se non fosse per la luce che c’è ancora in “quelle due finestre”. Intensa.

25. L’isola – Emma

La sorpresa più sostanziosa della carriera di Emma arriva proprio dalla firma che la lanciò con Calore, Roberto Angelini. La salentina canta iconograficamente la partenza di un nuovo viaggio con una “nave partire, all’orizzonte scomparire e tutti restavano senza parole” destreggiandosi in un canto leggiadro e in atmosfere funk che mettono da parte la sua naturale indole rock e la ricerca della facile radiofonicità pop. A volte il coraggio di rischiare può non essere capito e apprezzato dal pubblico ma necessita di essere riconosciuto quando, come in questo caso, cela un’obiettiva e riuscita compiutezza.

28. Morirò da re – Maneskin

Genio e sregolatezza. Soprattutto sregolatezza dato che Damiano non mette troppi paletti al suo cantato ricordandoci che è ancora possibile uscire da quel tunnel di piattume vocale, di predominanza del suono e di annullamento delle timbriche. La struttura è, ovviamente, quella della riuscitissima e già testata Chosen ma la trasposizione all’italiano risulta perfettamente riuscita non lasciando affatto il sentore di scimmiottamento.  Rispetto al panorama e alle proposte sicuramente si distingue e non fa che acquistare punti con la sua verve rock internazionale e con la mole d’energia messa in campo con l’istinto di chi non ha paura di trovare nuove ricette per il successo.

31. Non mi avete fatto niente – Ermal Meta e Fabrizio Moro

Difficile contestare una vittoria così acclamata al Festival di Sanremo e, assolutamente, meritata grazie ad un brano che, una volta tanto, punta sul messaggio prima di ogni altra cosa. Inutile sottolineare l’attualità del tema del terrorismo che i due cantautori con sapienza hanno dimostrato di saper raccontare con profondità e non con piaggeria. La fusione dei due regge malgrado ognuno conservi le proprie peculiari caratteristiche e la resa non può che essere soddisfacente.

34. Portami via da te – Emma

Giuliano Sangiorgi dei Negramaro si conferma una garanzia anche come autore e nel nuovo episodio affianco alla voce di Emma realizza una sospesa riflessione sull’amore a due in cui, di fronte al baratro, ancora qualcosa rimane intatto pronto per essere salvato. Emma canta con sensualità un inno al ricominciare pronta a lasciare una nuova zampata rock in un inciso graffiante e sincero.

Emma Essere qui

37. Risparmio un sogno – Bianca Atzei

Ultimo alla sua prima prova da autore tira fuori un pezzo perfetto per l’interprete prescelta che con coraggio e coerenza continua a mostrarsi fedele alla sua anima melodica e tradizionalmente italiana. Un perfetto episodio pop con a tema l’amore che parte con il pianoforte e si apre, poi, in un inciso potente e in un riuscito sepcial finale che si destreggia in un parlato-rappato in cui trova espressione il bel timbro scuro e graffiato dell’interprete che, mattoncino dopo mattoncino, continua a costruirsi un valido repertorio.

40. Sottovoce – Emma

Intensa e graffiante Emma si concede ad una nuova ballata dalle sonorità sporcate di un leggero urban-pop e da una bella ritmica che conduce al completo arrangiamento della seconda parte di brano che lascia venire allo scoperto l’essenza più cruda ed istintiva della sua interprete che si lancia su di una riflessione sulla libertà.

43. Ti dedico il silenzio – Ultimo

Che cosa c’è di più bello del silenzio per chi ha voglia di riflettere su di sè, sul “noi” e sulla vita? Ultimo lo realizza in una delle sue più belle ballate semi-acustiche in cui non c’è bisogno di troppi orpelli per raccontare e raccontarsi ricordandosi che “meriti anche tu un posto da visitare”. Estremamente pop nella sua resa musicale Ultimo mette da parte ogni sua sfaccettatura di cantato incessante e sostenuto figlio del rap per concentrarsi in un’espressione lineare, trattenuta ed essenziale che, comunque, paga assolutamente sul risultato finale aprendosi in uno bellissimo special finale che vale tutto il brano. “Io ti dedico il silenzio tanto non comprendi le parole […] ed io so quanto costa per te ma cerco solo un motivo per sentirmi vivo e non è semplice”.

46. Un giorno eccezionale – Noemi

Impossibile resistere alla “leonessa” quando si addentra con classe nei territori a lei più congeniali senza alcuna pretesa se non quella di emozionare grazie alla semplicità del pop. Non a caso Noemi si chiede “che cosa hanno i sentimenti di particolare?” non capendo, forse, che sta proprio in questo mistero il successo dei brani d’amore, quelli da cui spesso ha dimostrato di voler fuggire ma quelli in cui il suo timbro suadente e graffiato da il meglio di sé da sempre. Si canta di libertà e di potenza dei sentimenti in un’orchestrazione potente e tradizionale perfetta per esaltare un brano di solo cuore.

49. Una vita in vacanza – Lo Stato Sociale

Non c’è musica senza tormentoni e quello de Lo Stato Sociale si presenta come assolutamente coerente con l’intento. Divenuto famoso, forse, più per “una vecchia che balla” che per le strofe ricche, comunque, di citazioni non scontate ha comunque alleggerito tutto l’ultima stagione permettendo, una volta tanto, di cantare con lincenza poetica di chi “rompe i coglioni” ogni giorno. Forse non è l’apice del bel canto o della musica impegnata ma, talvolta, occorre anche dell’altro.

02. Adesso – Diodato e Roy Paci

E’ stata una delle sorprese assolute dell’ultimo Festival di Sanremo per coloro i quali non avevano già intercettato l’assoluta capacità musicale del giovane ed ispirato Diodato che, già in passato, aveva proposto cose assolutamente degne di nota. Con questo brano l’occhio viene puntato sull’ora, sull’immediato, sul coraggio di “vivere tutto per davvero senza rincorrere tutto per davvero”. Ad arricchire il tutto è, poi, il miglior pregio della scrittura del cantautore: la capacità di realizzare delle orchestrazioni davvero invidiabili e sempre assolutamente valorizzanti per i propri brani.

05. Amore e capoeira – Takagi & Ketra feat. Giusy Ferreri e Sean Kingston

E’ la hit assoluta dell’estate 2018 e quella che, più di ogni altra, si canterà sotto l’ombrellone per il dispiacere dei competitors e degli stessi bagnanti che, come per ogni vero tormentone, arriveranno ad odiarla (positivamente). Gli elementi ci sono tutti: le sonorità sud-americane che sembrano essere il nuovo orizzonte, la produzione sempre ineccepibile di Takagi e Ketra, il mare ed il sole, l’orecchiabilità assoluta e, soprattutto, la vocalità unica ed inimitabile di Giusy Ferreri che da al pezzo quel guizzo in più di cui necessitava. Inutile negarlo, non c’è tormentone senza la Ferreri nazionale che si fa sempre notare raccogliendo consensi (anche se ne meriterebbe di più ampio raggio musicale).

08. Che cosa ci siamo fatti – Briga

Sorprende ritrovare così melodico e sdolcinato Briga che, a più riprese, aveva dimostrato di poter aspirare a ricoprire un ruolo di primo piano nel panorama rap d’oggi adottandone spesso i linguaggi e le metriche. Questa svolta, però, dimostra anche tutte le sue abilità nel riuscire a scrivere brani più intensi e cantati facendo scoprire le radici melodiche della nostra musica anche a chi, per ora, aveva adottato altre soluzioni.

11. Due destini – Tiromancino e Alessandra Amoroso

Uno dei più bei duetti della stagione tra due assoluti fuoriclasse del pop italiano della sensibilità e del sentimento. La canzone è un sempreverde della discografia della band e, in questa nuova versione, rivive di nuova luce trovando nuove tinte nel’arrangiamento che, comunque, non intaccano affatto la sua anima originale. La voce di Alessandra porta dinamica e delle tinte black-soul che non fanno che aumentarne la resa e l’effetto viscerale del cantato perfettamente mixato con la profondità e la dolcezza timbrica di Zampaglione sempre unico.

14. Frasi a metà – Laura Pausini

E’ la Laura che ci piace, quella energica, potente, vocalmente importante ed istintiva quella che in questo pezzo, dedicato ad un’amicizia chiusa dopo tanto tempo, mette in campo l’artista di Solarolo. Lei canta (l’ennesima gemma cucitale addosso da Niccolò Agliardi ed Edwyn Roberts) di ciò che “mi porta a sbatterti in faccia il dolore” mentre il destinatario ha “preso tutto e l’hai buttato via, qualsiasi cosa fu, qualsiasi cosa sia” lasciando aperto, come la migliore delle regole impone, qualsiasi personale interpretazione. E nel frattempo la ritmica ne sottolinea positivamente la rabbia e la delusione che chiunque prova quando una parte importante della propria vita si chiude.

17. Il mio manifesto – Roberto Casalino

Un pezzo di tutto cuore e, per meglio dire, di vita. In un brano tutto piano e voce Casalino racconta la propria esperienza senza filtri, senza paure, senza cercare di lasciare all’ascoltatore la possibilità di immedesimarsi. Questa volta l’unico obiettivo è raccontare di sè e solo di sè. C’è spazio per l’infanzia, per il rapporto importante con il padre, per la scoperta di essere speciale a proprio modo, per l’unico amore per la musica. Intenso, commovente e assolutamente degno di essere annoverato tra i grandi pezzi d’annata. Non resta che “continuare a cantare”.

roberto casalino

20. Imparare ad amarsi – Ornella Vanoni

E’ la canzone dell’anno è lo è per una serie infinita di motivi primo fra tutti quello di riportare protagonista della scena l’immensa Ornella Vanoni che, negli ultimi anni, aveva lentamente abbandonato le scene più popolari della canzone italiana. Il secondo, e altrettanto importante motivo, è la riuscita strepitosa di questa autentica poesia firmata da due fuoriclasse della canzone d’autore (ma contemporaneamente popolare) italiana: Bungaro e Pacifico. La resa non può che richiamare, con merito, la migliore delle standing ovation di fronte al miglior episodio di classe, immortalità e bel canto di questi ultimi mesi con il non scontato messaggio di amore verso se stessi e verso gli altri.

23. Le mie giornate – Roberto Casalino

Anche da cantante Roberto Casalino dimostra di essere un numero uno del pop italiano e lo fa raccontando, ancora una volta, di sè e del proprio vivere riuscendo a far apparire l’esperienza personale come quella di tutti. In una ballata che racconta dell’incertezza le strofe si avvicinano lentamente all’apertura dell’inciso che lascia pieno campo ad un timbro che, con questo album, si è riscoperto nuovo, più maturo ed intenso. E, alla fine, il più bell’insegnamento che ne esce è che di “essere triste non c’è motivo”.

26. Lontanissimo – Lorenzo Fragola

Il miglior Fragola del nuovo progetto esce con questo pezzo co-scritto con Gazzelle che dona ad una tradizionale ballata pop d’amore quel tocco di idie-pop attuale. E alla fine il risultato è degno dei migliori traguardi toccati dal giovane cantautore catanese che si lascia andare in una toccante e delicata dedica che, in qualche modo, chiude il percorso di una storia ma non senza dolore. Arrangiamento attuale, canto senza troppe pretese ed effetto avvolgente che si ottiene facilmente grazie ad un inciso che gioca con i superlativi chiudendosi con un “fanculo” che rende tutto più vero.

29. Nero Bali – Elodie, Michele Bravi e Guè Pequeno

Malgrado non sia di certo uno degli episodi più significativi delle proposte dell'(ex) interprete dai capelli rosa è sicuramente la sorpresa più significativa che questa, fino ad ora, ci ha riservato. La ritroviamo leggera, spensierata e perfettamente a suo agio con mondi semplici ed accessibili di quando l’avevamo lasciata impegnata con le note d’autore e le più impegnate ballate sofferte. Indubbiamente le sue migliori doti interpretative qui vengono accantonate (e sarebbe un peccato fossero dimenticate) ma in favore di un funzionale (e giusto) sprazzo di vitalità che, comunque, rende giustizia al suo timbro. Bravi e Pequeno si rivelano poco più che controfigure ma, in questo caso, va bene così.

32. Non smettere mai di cercarmi – Noemi

E’ la Noemi che ci si aspetta, quella che si sarebbe voluta ascoltare sempre, anche negli ultimi anni in cui si è, forse, eccessivamente persa in mondi difficili da comprendere. In questa ballatona di classico amore il suo timbro torna protagonista recuperando anche il classico graffiato “alla Vasco” che, ad inizio carriera, la fece notare ed imporre. Più orchestrale che mai e più italiana di sempre questa canzone permette, comunque, di recuperare una voce di cui avevamo bisogno riportandola nella retta via. Ci sarà tempo per riprendere la cima delle classifiche.

35. Prato d’orchidee – Roberto Casalino

Fa piacere riscoprire qui uno dei brani più delicati scritti da Casalino per altri (Annalisa) e che, a suo tempo, non aveva ricevuto il giusto spazio e riconoscimento di popolarità. La versione che ne realizza il suo autore è più soffusa, acustica e carnale con la timbrica di Roberto che entra nelle vene e ne riempie lo spazio con il sentore di verità e profondità mentre si “avverte uno stato di leggerezza” sullo sfondo di un addio definitivo alle sicurezze ma anche ai problemi che si annullano in un celestiale prato d’orchidee.

38. Salutalo da parte mia – Einar

Daniele Magro, che ne è l’autore, confeziona un’altra delle sue intense e struggenti ballate concentrate sulla riflessione dell’io, dell’anima, della propria esistenza. Alle tendenze di oggi che svalorizzano il valore della tradizione la risposta migliore è esattamente il recupero della melodia, dei sentimenti esposti senza imbarazzo, della volontà di mettere nuovamente voce e racconto nel focus della forma-canzone più bella che l’Italia abbia: il pop d’amore. Einar, da parte sua, non deve che limitarsi a cantare senza strafare lasciando poi tutti i meriti ad una canzone che gira da sè.

41. Spettacolo – Tony Maiello

E’ il sogno di un ragazzo che da sempre vuole arrivare al poter far musica e che, sul più bello, vede calare il sipario all’improvviso dovendo faticare per realizzare un nuovo ritorno. La fortuna è quella che “nonostante gli anni, i passi falsi ancora guardo avanti” ricordandosi da dove si viene e dove si vuole arrivare grazie al proprio talento malgrado “le catene della gente”. Tony questo l’ha vissuto e nessuno meglio di lui potrebbe raccontarlo lasciando alle parole il compito di svelarsi nella propria assoluta potenza.

44. Ti ricordi di me? – Alessio Bernabei

E se l’Alessio Bernabei che conoscevamo era quello a volte prevedibile dotato per lo più del fascino del ciuffo questo ritorno ci smentisce presentando un brano che ha tutt’altro sapore. Più vicino al mondo indie che a quello electropop da cui veniva negli ultimi episodi Bernabei racconta finalmente di sè senza filtri e ricorda di essere “sempre il caro Jack” inserendo un velo di malinconia per quando “cantavo insieme a te, ridevo insieme a te, piacevo insieme a te” tuonando, poi, in un iconico “ti ricordi di me?”. Da applausi per la maturità messa in campo.

Alessio Bernabei - Ti ricordi di me?

47. Un giorno in più – Irama

Il miglior episodio del nuovo corso artistico di Irama passa attraverso questo inedito che, come sempre, unisce con perfetta capacità il pop, quello intenso, quello cruento, quello struggente, al linguaggio più contemporaneo e moderno che, qui, solo in minima parte richiama l’espressione rap nel cantato. A delle strofe minimali, interpretate perfettamente su di un’atmosfera soffusa si contrappone un inciso esplosivo che fa trattenere il fiato dall’emozione e dalla sua potenza d’intensità evocativa. Irama si dimostra nuovamente un ottimo propositore di racconti non banali o scontati, il perfetto cantautore 2.0 d’oggi.

50. Volevo scriverti da tanto – Mina

La Tigre di Cremona lascia il suo nuovo graffio realizzando il migliore dei brani dei suoi ultimi anni. Sospesa, eterea, potente ed intensa nel suo ruggito che, finalmente, lascia intravedere nuovamente una voce dotata di dinamica e potenza al momento giusto. Quando un brano, quasi chitarra e voce, riesce a rapire regalando un’emozione che “dura poco” ma che arriva fino in profondità grazie alla timbrica unica ed inconfondibile c’è poco da dire e Mina lo sa bene dimostrandosi, ancora una volta, avanti anni luce.

03. Ali di carta – Nicolas Bonazzi

E’ questa la testimonianza assoluta che la musica pop deve, e può, ancora veicolare un messaggio, una storia, un racconto concettualmente importante ed essenziale per l’uomo d’oggi apparentemente così lontano da un’esistenza ricca di valori. Se si pensa che la musica debba anche raccontare un qualcosa di può profondo dei Rolex, del numero di canne o di quante ragazze si riescono a conquistare in una sera, questo brano, del sempre bravo Nicolas Bonazzi, è il perfetto manifesto di questo desiderio. Si racconta con intensità di prepotenza, di quella dei giovani su altri giovani ma anche di quella che, poi, la vita insegna a perdonare con la maturità dell’uomo. Emozionante per il duplice contesto che viviamo attualmente sia musicalmente che socialmente.

06. Battaglia navale – Lorenzo Fragola

Ardito, non scontato e tutt’altro che banale questo pezzo d’apertura della nuova maturità artistica di Lorenzo Fragola risulta essere il più adatto a rappresentare il percorso di crescita interiore e musicale del cantautore siciliano che non trova argomento più vero se non quello che riguarda la propria esperienza di vita. La voglia di dimostrarsi maturato, attento a ricercare una nuova dimensione più fedele al Lorenzo di oggi anche musicalmente emerge con prepotenza da tutto il pezzo che, poi, adotta con capacità le sonorità di produzione più moderne viaggiando attraverso sintetizzatori e tastiere che non fanno che veicolare ulteriormente il messaggio.

09. Così sbagliato – Le Vibrazioni

Un ritorno atteso e desiderato quello di questa pop-rock-band di prima fascia che, prima di tante altre, ha battuto il terreno della scena italiano all’inizio degli anni 2000 con un sound ed una voce assolutamente inconfondibili. Certo, oggi gli anni son cambiati ma un’autentica bomba a mano d’energia come questa, coscritta da Francesco Sarcina con Davide Simonetta, Andrea Bonomo e Luca Chiaravalli, sa rivelarsi assolutamente imperdibile e gradita per gli amanti dei ritornelli da cantare a tutta voce in macchina in primavera con il finestrino abbassato.

12. Ed io – Valerio Scanu

E’ il miglior Scanu di sempre quello che canta l’inquietudine trasmessa dalle parole di Simonetta Spiri e di Tony Maiello rivolgendosi a Dio per cercare “qualcuno che saprà capirmi anche quando mancheranno le parole e le paure si faranno avanti”. Una perfetta orchestrazione e un’intensità vocale inarrivabile rendono giustizia ad un brano che meriterebbe il migliore dei palchi per passare alla storia della musica leggera italiana, sempre più bisognosa di brani che sappiano ancora raccontare, nel vero senso della parola, qualcosa di reale, sentito e concreto con una certa maturità artistica e, soprattutto, personale.

15. Il ballo delle incertezze – Ultimo

Il grande pubblico l’ha scoperto con un brano che sicuramente rappresenta il manifesto del suo credo artistico ma che, probabilmente, non è l’apice assoluto della propria arte. Più vicino a soluzioni melodiche (e sanremesi) di quanto si fosse presentato nel primo convincente album il nuovo Ultimo balla tra le continue incertezze della vita cercando di “stare in pace con te stesso e con il mondo” non trovando altra soluzione che “provare a volare lasciando a terra te stesso”. Un pezzo che sicuramente rappresenta la grande ed indiscussa capacità autorale di Niccolò (molto vicino, in qualche modo, all’universo di Vasco Rossi) che continua a dar prova di riuscire a dar sfogo al proprio animo.

Ultimo

18. Il mondo prima di te – Annalisa

E’ il manifesto programmatico di ciò che davvero la voce di Annalisa si merita di cantare, l’apice della sua espressione vocale inarrivabile e perfetta, il più riuscito tentativo di mettere in evidenza il suo talento, la sua classe, la sua aderenza alla tradizione italiana e, contemporaneamente, alle necessità della forma-canzone attuale e moderna. Perfetta per il palco dell’Ariston dove ha, per un attimo, confermato ancora una volta di essere la perfetta erede dei migliori episodi di Giorgia, questa intensa ballata pop, co-scritta con il sempre più a fuoco Davide Simonetta e l’abile Alessandro Raina, ha tutte le carte in regola per passare la prova del tempo dei brani festivalieri.

21. La complicità – Carmen

Lo schema è quello della classica e tradizionale ballata d’amore all’italiana in cui parte il pianoforte con una voce profonda e cupa che lentamente sale richiamando nell’ascoltatore il naturale sensore di intensità. Carmen trova nella firma di Amara la perfetta realizzatrice del suo intento e l’artefice naturale per chiudere il racconto di uno speciale rapporto con il padre. Al resto pensa una voce dotata di colori chiaroscurali e una perfetta struttura melodica che consente di mettere in campo tutto il sentimento necessario per l’interpretazione.

Carmen - La complicità

24. L’eternità (il mio quartiere) – Fabrizio Moro e Ultimo

Prendi una delle più belle canzoni di una discografia ricchissima di perle musicali, uno dei migliori cantautori di oggi dotato, tra l’altro, di una vocalità particolarmente piacevole nelle proprie sfumature graffiate e intensi, e aggiungici la più felice delle ultime scoperte discografiche che con un cameo arricchisce ulteriormente la resa di un pezzo già perfetto. Ultimo ci entra in punta di piedi e scrive una strofa assolutamente attinente e coerente e la sua voce si unisce alla perfezione a quella dell’eterno poeta d’amore, Fabrizio Moro. Una di quelle collaborazioni davvero sentite e veritiere. Una di quelle collaborazioni che fanno del bene alla musica.

27. Mi parli piano – Emma

Roberto Casalino colpisce ancora ed insieme a Davide Simonetta regala alla salentina il miglior pezzo della discografia dei suoi ultimi 5 anni grazie a quella innata capacità dei suoi autori di evocare immagini dal forte impatto emotivo e suggestionale. La ricetta seguita è quella della bella e malinconica ballata pop da aprirsi con la chitarra acustica e da realizzare compiutamente in un perfetto ritornello in cui entra in gioco l’amore sofferto, difficile e che preferisce farsi dividere da un muro risultando un “vento caldo, troppo caldo che si muore”. Emma canta come sempre, con quell’istinto viscerale che rende incredibilmente vera ogni parola che si adagia sulla propria pelle creando un velo di malinconia

30. Non è detto – Laura Pausini

Difficile resistere alla Laura nazionale quando questa mette in piedi una delle ballate pop più belle della sua carriera venticinquennale. Gli elementi sono sempre i classici due innamorati che si allontanano cercando un nuovo punto di contatto, il pianoforte d’apertura e la potenza della music-lady italiana più famosa al mondo che si scatena dal secondo inciso in poi. Laura dovrebbe ricordarsi più spesso che questo è il vero territorio musicale in cui la sua anima, la sua voce e la sua attitudine canora (italiana fino al midollo) ha trovato, e continua a trovare, la sua migliore espressione.

Laura Pausini Non è detto

33. Pesto – Calcutta

E’ indubbiamente il miglior manifesto dell’ultimo periodo della cosiddetta scena indie italiana. E Calcutta, in qualche modo, è indubbiamente il portabandiera di tale formazione (se davvero dovesse esistere). Impossibile resistere ad un inciso che si fa cantare senza troppe difficoltà tuonando con un liberatorio “ei deficiente” trascinandosi poi in delle strofe trattenuto che preparano l’esplosione dell’inciso in cui esce alla scoperta anche un’ottima crescita vocale che dona dinamica ad un pezzo indubbiamente molto ben scritto.

36. Questa nostra stupida canzone d’amore – Thegiornalisti

Persa ogni timida traccia di essenza indie Tommaso Paradiso e soci si scoprono addirittura romantici cantando di una mielosissima storia d’amore che si consuma tra Fiumicino (l’idale e ovvia erede di Riccione) e la Corea del Nord. Alla fine, però, il risultato è degno di nota e nel nuovo panorama pop si rivela assolutamente un ottimo episodio che tra tastiere e un continuo sali e scendi melodico trascina nell’ascolto con il merito di avere un ottimo arrangiamento firmato da Dario Faini che, nel mestiere, ha sicuramente sempre qualcosa di valido da dire.

39. Sei la mia vita – Noemi

E’ il classico pezzo pop all’italiana che Noemi dovrebbe cantare sempre: quello che parte semi-acustico con la voce profonda e le sfumature intense e poi evolve verso un inciso potente cantato a tutta voce urlando al cielo la potenza assoluta dell’amore che qui appare come “ogni goccia del mio sangue”. Noemi, insieme a Diego Calvetti e Marco Rettani, scrive un brano che va a riprendere i suoi primi passi musicali, quelli in cui, forse, mancava il messaggio arzigogolato e studiato ma che avevano il grande dono di riuscire ad arrivare al cuore grazie alla propria immediatezza.

Noemi

42. Terremoto – Tony Maiello

La maestria di Maiello esce qui allo scoperto nello scrivere la sua miglior ballata introspettiva dopo la celebre Il linguaggio della resa. Tra i big della musica italiana più di qualcuno avrebbe fatto la guerra per accaparrarsi questo pezzo che racconta di cadute e ripartenze “mentre già crollava tutto”. Tony interpreta parole importanti con verità di un vissuto tangibile e da spessore al proprio racconto con il proprio timbro profondo e nero che raggiunge qui il proprio apice nel raccontare “il buio che c’è dentro, il rumore del silenzio”.

45. Un altro giorno sulla Terra – Dolcenera

L’ennesimo capolavoro di arrangiamento firmato da Dolcenera che, ancora una volta, si fa perfetta propositrice della novità farcita di qualità. La cantautrice salentina unisce un testo sempre attento e mai scontato con una melodia condita dai sapori e dai colori sudamericani della ritmica tribale che trasmette una fortissima vitalità ed energia. Sta nella ricerca del suono, nella perfetta individuazione di quelle che saranno le tendenze di dopodomani e nella coerenza con il proprio percorso artistico la potenza di un’artista che non smette di stupire.

48. Un respiro – Irama

E’ l’altro episodio più degno di nota dell’ultimo vincitore di Amici che, anche in questo caso, vede realizzarsi il miglior lato della propria espressione artistica in una ballata intensa, tutta (o quasi) cantata sul solo pianoforte raccontando di chi “non hai più parole e non sei qui con me. Un ricordo banale è tutto ciò che resterà di te”. Con una finta leggerezza testuale che si ispira alla semplicità delle parole Irama racconta il suo dolore per una perdita e lo fa nel migliore dei modi, la musica, pur rendendosi conto che questo ricordo di certo non saprà mai compensare l’assenza.

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Ilario Luisetto

Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.