venerdì 22 Novembre 2024

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C’è vita dopo la trap? – PUNTATA 3

Viaggio all’interno di un mondo diventato ormai una solida realtà dello scenario musicale italiano

Caro diario, sono alla terza settimana di ascolto compulsivo della trap e mi manca pure la musica neomelodica, ma la mia determinazione è più forte di ogni qualsiasi spicciola tentazione. Tra un pezzo e l’altro, rapito dai testi e dell’ascolto, ad un certo punto mi sono posto il seguente quesito: come si chiamano realmente i trapper italiani e perché hanno scelto questo determinato nome? Partiamo naturalmente da Gionata Boschetti, all’anagrafe Sfera Ebbasta, stando alle sue dichiarazioni: «Sfera è il nome che usavo da ragazzino. Quando mi sono iscritto a Facebook la pagina mi chiedeva obbligatoriamente un cognome, ma non avevo intenzione di inserire le mie reali generalità, allora ho scritto Ebbasta».

“Storia interessante” anche per Mario Molinari, che prima sceglie il nome d’arte di Incubo, successivamente s’inventa Duate, per poi adottare definitivamente lo pseudonimo di Tedua, che tradotto in italiano dall’albanese significa “Ti amo”. Non omaggia Umberto Tozzi, invece, Izi (alias Diego Germini), già conosciuto in precedenza come Eazyrhymes e Izi Erre, il suo nome richiama il termine inglese “easy”, ossia “facile”, come la vita che è costretto a condurre a causa dei suoi problemi di salute e della sua lotta contro il diabete. Finalmente qualcosa con un minimo di senso, un po’ come per Ghali, che ha scelto di conservare il suo nome reale, ossia Ghali Amdouni. Direi di terminare qui questo viaggio, andiamo oltre e cerchiamo di leggere un po’ di commenti presi dal web, per capire cosa pensano i “gggiovani” di questo fenomeno più sociale che musicale.

COSA RAPPRESENTA LA TRAP PER I RAGAZZI DI OGGI?

Giovane 1: “L’ascolto perché mi provoca sentimenti che altri generi musicali non mi tramandano”
(Addirittura! Chissà a quali generi ti riferisci, forse alle suonerie polifoniche dei primi anni ’00?)

Giovane 2: “La trap per me è una cosa molto commerciale, ma strumentalizzata bene”
(Oh, ecco un commento che sposa parzialmente il mio consenso)

Giovane 3: “Perché secondo me è un’arte, un modo per esprimersi e se qualcuno esce bene in quella maniera non vedo il motivo per cui non lo debba fare”
(Arte parliamone, anche se il commento parte troppo sulla difensiva, incarna un po’ il concetto di molti: conta più il parere generale di quello personale)

Giovane 4: “Io non riesco a capire perchè la gente sente il bisogno di giudicare male la trap, anche perché ci si concentra sul modo di vestire esagerato, sullo stile di vita più che sul resto”
(Ah, perché c’è un resto?)

Giovane 5: “Chi ancora non riesce ad accettare la trap in Italia deve rassegnarsi, perché è un movimento che ha cambiato per sempre le regole del rap, anche perché finiscono in classifica”
(Fammi capire, a prescindere dal genere, se un brano entra in classifica è bello o altrimenti è una ciofeca? Non credo funzioni proprio così, comunque hai azzeccato il termine “rassegnarsi”)

Giovane 6: “Mi piace perché è basata sul sound e non sugli argomenti, sulle immagini e non sulle parole”
(Hai dimenticato di dire che si basa “sul viaggio e non sulla destinazione”…)

Giovane 7: “La trap è figa perché ascoltarla è una figata”
(Un po’ come questa opinione molto opinabile)

Giovane 8: “C’è chi la definisce retorica e priva di contenuti, io ci vedo tanta profondità a livello di tematiche”
(Tipo lo slogan ricorrente del “prima ero povero e adesso sono ricco”? Mmmh, molto interessante)

Giovane 9: “Se hai dai dodici ai sedici anni non puoi non ascoltarla”
(E, dimmi un po’, quando sarebbe entrato in vigore questo decreto-legge?)

Giovane 10: “La trap è la versione ignorante del rap”
(Ok, ti stimo)

10 REGOLE PER SOPRAVVIVERE ALLA TRAP

Se come me ti sei sentito costretto, oppure ti trovi in un particolare momento della tua vita e decidi di intraprendere il mio stesso percorso, ti lascio alcune semplici e preziose regole che potranno esserti utili più del manuale delle giovani marmotte:

  1. Trovati un hobby, cerca di stare il più possibile all’aria aperta e sciacqua spesso la faccia con dell’acqua gelida, giusto per non perdere il totale contatto con la realtà;
  2. Diffida da chi giudica e definisce i tuoi gusti obsoleti solo perché non comprendi il senso profondo della trap, o molto più semplicemente non riesci ad attribuirgliene alcuno. Non sei tu che sbagli fratello, bensì è il mondo che ti circonda ad avere qualche problema;
  3. Abbonati a Spotify Premium e non fidarti degli algoritmi della versione gratuita, meglio pagare 9,90 euro al mese e avere il libero arbitrio sullo skip successivo, piuttosto che subire il brusco passaggio da un brano di Tiziano Ferro a uno della Dark Polo Gang;
  4. Non lasciarti contagiare dalla filosofia che se non hai mai poggiato il deretano su una Lamborghini la tua vita non abbia un senso, pensa che tra una decina di anni questa stessa gente potrebbe trovarsi al semaforo per lavare il vetro della tua sudicia utilitaria di seconda mano;
  5. Circondati di persone di un certo ambiente, inteso come spessore culturale e non dar peso al fatto che indossino o meno un Rolex al polso;
  6. Evita luoghi affollati o posti dove potrebbero aggregarsi i trappettari. Nel caso dovessi imbatterti in un incontro, cita una frase di Cesare Pavese o di qualsiasi altro poeta a loro sconosciuto;
  7. Accetta e comincia ad analizzare le tue colpe, se la trap è diventata una solida realtà hai anche tu la tua fetta di responsabilità. Cerca di comprendere dove hai sbagliato e comincia ad influenzare le persone attorno a te, ognuno di noi ha un ruolo determinante in questa eterna lotta tra sviluppo e degrado;
  8. Quando senti ragazzini parlare in una lingua incomprensibile, pronunciare terminologie tipo “eskere” o “bufus”, cerca di divagare e di riportarli gradualmente sul pianeta Terra, adottando la strategia del politico in campagna elettorale;
  9. Se ti sembra di non riuscire più a tenere le redini della situazione, ricordati che non potrà durare per sempre. Ogni fenomeno, in quanto tale, è da considerarsi ciclico e prima o poi avrà una fine. Se proprio non riesci a resistere, comincia a prendere in considerazione l’ipotesi ibernazione, con il rischio e pericolo di trovare al tuo risveglio una situazione discografica ben più disastrosa;
  10. Condividi sui tuoi canali social solo proposte musicali valide, l’arte ha bisogno del tuo contributo.

Se sopravvivo, ci sentiamo per la prossima e ultima puntata! Sku sku!

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.