giovedì 21 Novembre 2024

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Marco Carta fotografa attimi struggenti ma carichi di intenti – RECENSIONE

Disponibile dal 29 ottobre il nuovo singolo dell’artista sardo, intitolato “Una foto di me e di te”

“E lasciare che la cura sia la musica” canta Mario Venuti nella recente “Caduto dalle stelle”, della stessa opinione è anche Marco Carta, che affida la propria rinascita artistica-personale tra le note e le parole di Una foto di me e di te, brano che lo restituisce in grande spolvero al proprio pubblico. A un anno e mezzo di distanza dalla pubblicazione del suo sesto album in studio “Tieniti forte” (qui la nostra recensione), l’interprete sardo torna a farsi sentire e lo fa con un gran bel pezzo firmato da Raige e Davide Simonetta, due tra i nostri migliori songwriter.

Una canzone autobiografica, quantomai ispirata, che racconta il vissuto del cantante con un tocco di poesia, il tutto impreziosito da un’interpretazione profonda e sentita. “Dicono che Dio per disegnare il mondo ci ha messo sette giorni e poi ci sono io all’ombra di mio padre e avevo sette anni” recita l’incipit del brano, per poi aprirsi in un terapeutico e toccante inciso in cui l’artista ripete a se stesso di non sentirsi più sbagliato, di non avere niente da dimostrare, di aver corso con le proprie gambe anche a costo di farsi male. Versi importanti, sicuramente impegnativi e non facili da cantare per un ragazzo che mette a nudo le sue fragilità, il proprio conflitto interiore e familiare nei confronti di un padre venuto a mancare forse troppo presto. Una lettera struggente carica di intenti, ricordi e gesti incompiuti, tra tenerezza e introspezione, perché l’amore va oltre ogni forma di discriminazione e di ignoranza.

Non lascia nulla al caso Marco Carta, che per questo ritorno sceglie di raccontare la propria storia, senza filtri o l’ausilio di alcuna retorica, cosa che spesso accade quando viene sfiorata la tematica dell’omosessualità (qui un nostro articolo a riguardo). Un brano di contenuto e con un significato ben preciso, che fotografa il vissuto di tanti ragazzi che potrebbero trarre forza e vantaggio da queste parole, che risuonano prepotentemente con delicatezza e grande coraggio. In fondo le canzoni sono un po’ come le favole: necessitano di una morale, intesa come l’insieme dei principi ideali che caratterizzano ogni singolo individuo e non la collettività o il parere di chi ci circonda, perché per stare bene non abbiamo bisogno di altro se non del nostro personale e indiscutibile consenso.

Una foto di me e di te | Audio

Una foto di me e di te | Testo

Dicono che Dio per disegnare il mondo ci ha messo sette giorni
e poi ci sono io all’ombra di mio padre e avevo sette anni
avrei voluto chiederti qualcosa in più
tipo se è vero che i sogni se li spendi li perdi
e che gli uomini forti incassano i colpi
senza arrendersi mai, senza piangere mai

Dicono che Dio abbia creato tutti uguali ma speciali
avrei voluto crederci almeno un po’
per poi guardarmi allo specchio essere fiero di tutto
gioire di ogni difetto e comunque ripetermi che

Che non è vero che sei sbagliato
e non hai niente da dimostrare
hai fatto tutto con le tue gambe
anche a costo di farti male
e non ho modo di lasciarti andare
quando ricordo non so immaginare
e aspetto ancora fermo sulle scale
con in tasca una foto di te e me
domenica, leggeri di neve e nevica

Dicono che Dio ci abbia dato un figlio per salvarci tutti
e poi ci sono io, ho scelto di gridare per soffocare i dubbi
avrei voluto renderti fiero di me
invece hai un figlio diverso l’ho imparato col tempo
anche senza un esempio le notti a ripetermi che

Che non è vero che sono sbagliato
se quella volta ho scelto di amare
ho chiuso gli occhi e dopo l’ho baciato
trattengo il fiato per non respirare
io non lo so se tu lo puoi accettare
ma ti ricordo e voglio immaginare
di ritrovarti fermo sulle scale
con in tasca una foto di te e me
domenica, leggeri di neve e nevica

Quando ricordo non so immaginare
non ti ricordi non so immaginare
ti aspetto ancora fermo sulle scale
ed in tasca una foto di me e te
domenica, leggeri, di neve

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.