Disponibile negli store tradizionali e digitali dal 18 gennaio l’album d’esordio del misterioso artista
Tutto tace attorno alla sua vera identità, di The Andrè si sa soltanto che la sua timbrica naturale e spontanea ricorda in maniera impressionante quella di Fabrizio De Andrè, senza però mai scimmiottarlo. Il suo è un omaggio onesto e originale, l’intento non è quello di realizzare una cover band di Faber, ma di cercare di far rivivere la sua poetica adattandola al mondo di oggi, donando bellezza e contenuto a quelli che sono considerati i linguaggi attuali.
«Sono cresciuto ascoltando Fabrizio De Andrè – racconta l’artista – ho imparato a suonare la chitarra sui testi delle sue canzoni, per quanto riguarda la mia formazione con lui c’è da sempre un legame fortissimo. Molti dei suoi messaggi mi sono entrati dentro, mi sento vicino a diversi pensieri che ha espresso nel corso della sua prolifica carriera».
Da venerdì 18 gennaio è disponibile “Themagogia – Tradurre, tradire, trappare”, l’album che segna l’esordio discografico del misterioso cantautore senza volto: «Nasco sul web cantando i testi trap stravolgendone il contesto e gli arrangiamenti musicali, oggi sono arrivato all’evoluzione di quel percorso, non mi bastava più interpretare i testi nudi e crudi, ma ho avvertito l’esigenza di portare avanti un discorso di “traduzione”, come se avessero assegnato un tema su un determinato argomento e Bello Figo lo avesse svolto in una maniera, io in un’altra, con le stesse parole chiave ma un messaggio completamente diverso».
Dieci le canzoni in scaletta, si spazia da “Ballata dell’ambulanza” (rivisitazione de “La danza dell’ambulanza” di Young Sinorino) a “Britannico” (rilettura di “British” della Dark Polo Gang), passando per il singolo “Canzone dell’affitto” (riadattamento di “No pago affitto” di Bello Figo), “Vendetta vera” (nuova versione dell’omonimo pezzo di Truce Baldazzi), “Marito” (riconsiderazione di “Mi sono innamorato di tuo marito” di Cristiano Malgioglio), “Madonnina” (revisione del celebre canto milanese “O mia bela Madunina”) “Maddalena” (traduzione letteraria di un brano del cantautore spagnolo Joaquin Sabina), “Habibi” (cover del noto pezzo di Ghali) e gli inediti “Una canzone indie” e “Originale”.
«Il volto mascherato è un modo per tutelare e preservare l’arte – afferma The Andrè – l’intento è quello di non mostrare troppo, di lasciare qualcosa all’immaginazione, conservando un po’ di suggestione e, possibilmente, di permettere all’ascoltatore di concentrarsi sul nucleo portante dell’intero progetto, composto dalla musica, dalla voce e delle parole».
Sulla possibilità di aprirsi a future collaborazioni non pone limiti, rivelando alcuni retroscena sul suo incontro con Dolcenera: «Mi ha scritto direttamente sulla mia pagina Facebook e mi ha chiesto di poter collaborare insieme nella rivisitazione di “Cupido” di Sfera Ebbasta. Anche lei aveva cominciato a fare una cosa simile, quindi è stato molto naturale unire questi due progetti insieme. Mi sono ritrovato per la prima volta a collaborare con una grande artista, in uno studio di registrazione professionale, ero abbastanza agitato ma lei è stata disponibile e mi ha messo subito a mio agio».
«Per quanto riguarda i miei ascoltatori di riferimento – conclude l’artista – tendenzialmente si tratta di un pubblico a metà, sicuramente i ragazzini che conoscono la trap non colgono il sottotesto di quello che faccio perché non hanno il termine di confronto con la canzone d’autore, vedono quello che faccio come una versione lenta delle canzoni che amano. Il mio riferimento è un pubblico abbastanza “vecchio” da poter conoscere e amare come il sottoscritto De Andrè, ma abbastanza “giovane” da sentirsi in corso nel fenomeno della trap e della musica trash».
Nico Donvito
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