La cantante scrive ai giornalisti
Dopo giorni di polemiche anche Loredana Bertè è intervenuta sulla questione che gira attorno alla presenza di Junior Cally al prossimo Festival di Sanremo dicendo la sua non sulla partecipazione o meno del cantante alla gara ma chiedendo ai giornalisti della stampa di “escludere, a priori, una possibile candidatura al “Premio della critica Mia Martini” di qualsiasi artista che promuova attraverso i suoi testi violenza fisica o verbale verso le donne o misoginia in generale”.
Una richiesta ben specifica, dunque, che la cantante ha indirettamente rivolto contro il rapper romano e ogni altro artista accusato, nel corso di questi ultimi giorni, di aver dimostrato nel corso della propria carriera una qualche forma di violenza contro il genere femminile (in ballo, per assurdo, sono stati tirati anche Marco Masini ed i Pinguini Tattici Nucleari).
La Bertè, in un messaggio affidato ai suoi spazi social ufficiali, ha continuando dicendo: “mia sorella è stata per anni vittima di bullismo “verbale” e non credo che avrebbe mai voluto che il suo nome venisse associato a certi “soggetti” che andrebbero SQUALIFICATI (come avvenuto di recente e giustamente in un’altra trasmissione di successo) per istigazione alla violenza sulle donne e per il pessimo messaggio che arriva ai giovanissimi”.
Ora, ovviamente, resterà alla stampa, e ai singoli giornalisti accreditati per esprimere il proprio voto, decidere se accogliere o meno l’istanza della sorella minore di Mia Martini per la quale fu istituito il premio della critica per la prima volta della storia del Festival di Sanremo nel 1982.
Una sola riflessione ci sentiamo personalmente di proporre a riguardo: viviamo, a nostro dire, in un’epoca di grande ipocrisia in cui ogni parola viene pesata e giudicata da tutti attraverso il web in primis trovando le più svariate interpretazioni e declinazioni. Pensare di potersi ergere a giudici è un peccato di supponenza oltre che una vera lama messa al collo di chiunque si esponga in qualsiasi forma della vita pubblica. Naturalmente la violenza è da condannare sempre e comunque ma occorre anche circoscrivere la zona limite ed identificare davvero ciò che è violenza e ciò che, invece, non lo è senza contare che una sentenza a posteriori (che come nel caso di Junior Cally è scoppiata “casualmente” nel momento in cui è emersa la tematica politica del brano portato in gara al Festival di Sanremo 2020) non è degna di un Paese civile. La richiesta di Loredana Bertè, dunque, credo non possa essere accolta a priori perchè, oltre alle ragioni già esposte, imporre di associare il nome di Mia Martini ad una pratica di censura che tanto quanto quella della violenza ha fatto parte della sua vita rendendola spesso difficile e travagliata ed obbligandola a stare lontano dalle scene per 7 anni a causa del veto più totale imposto da radio, televisioni e stampa sul suo nome e sulla sua musica.
Ilario Luisetto
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