domenica 24 Novembre 2024

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Jalisse: “La musica non è un punto d’arrivo, ma una continua scoperta” – INTERVISTA

A tu per tu con Alessandra Drusian e Fabio Ricci, in uscita con “Non avere paura di chiamarlo amore

Non avere timore di intendere le cose per quelle che sono, riuscire ad evadere e a trovare una dimensione diversa anche e soprattutto in questa delicata situazione che stiamo vivendo a livello mondiale. Questo e molto altro ancora è il messaggio che Alessandra Drusian e Fabio Ricci, alias i Jalisse, hanno deciso di trasmettere attraverso Non aver paura di chiamarlo amore, singolo pubblicato lo scorso 17 marzo, realizzato insieme al gruppo metal dei Teodasia. Approfittando di questa quarantena collettiva, abbiamo raggiunto il duo attraverso Skype, direttamente nel loro salotto di casa.

Ciao Alessandra, ciao Fabio, bentrovati. “Non aver paura di chiamarlo amore” è il titolo del vostro nuovo singolo, cosa avete voluto fotografare tra le righe e le note di questo brano?

«Sicuramente abbiamo fotografato quello che siamo noi, dentro le pareti domestiche ma anche sul palcoscenico, dall’idea di questo titolo è nata anche una commedia musicale, dove ci raccontiamo per quello che siamo, attraverso canzoni, ricordi e immagini. Noi siamo e ci sentiamo persone tra le persone, come tutti abbiamo ansie e timori, ma siamo fermamente convinti che chiunque riesca a manifestare i propri sentimenti non debba avere mai paura, deve sentirsi libero di tirare fuori ciò che sente dentro, esattamente come i bambini che esprimono la propria vitalità, la propria energia e la propria fantasia senza alcun tipo di limite».

Com’è nato l’incontro con i Teodasia e l’idea di realizzare questo pezzo insieme?

«Insieme al nostro collaboratore Mariano Borrelli, abbiamo lanciato un’iniziativa attraverso i social, cercavamo un gruppo metal nella zona del Veneto. E’ un sogno che Fabio aveva da tempo e ci sentiamo molto vicini a quel tipo di attitudine sonora, anche se è un genere che non abbiamo mai espresso, ci siamo più che altro concentrati sul pop e sulla musica elettronica, ma se andiamo a ritroso nel tempo già in brani come “6 desiderio” o “Tra rose e il cielo” c’era già quel tipo di zampata rock. I Teoadasia hanno risposto al nostro appello, sono tre fantastici musicisti, con una bella esperienza decennale alle spalle, perché hanno suonato sui palchi più importanti d’Europa. L’idea di unire questi nostri due mondi si è rivelata interessante, proprio come l’avevamo immaginata».

Da sempre la ricerca fa parte del vostro percorso, chi conosce i vostri passi non si stupirà di certo per questo tipo di scelta, anzi, sotto certi punti di vista può sembrare anche la chiusura di un cerchio. Che le zone di comfort vi stiano un po’ strette lo si era capito già dopo la famosa vittoria di Sanremo, ma dopo tutti questi anni di attività, cosa vi spinge a sperimentare, a cercare nuove soluzioni, a non accontentarvi mai? 

«L’amore, la passione, la voglia di sperimentare e ricercare, di trovate nuove formule per poter imparare anche cose nuove. Sai, è troppo facile andare a fare un featuring con un personaggio famoso, che magari in questo momento và forte in classifica e realizzare un brano in perfetta tendenza con quello che funziona adesso. Noi siamo sempre stati lontani dalle mode, la musica non deve mai essere un punto d’arrivo, ma una continua scoperta. Lo stiamo vedendo soprattutto oggi con questo terribile virus, la musica sta accompagnando le difficoltà quotidiane di ognuno di noi».

A tal proposito, venendo all’attualità, l’emergenza sanitaria volta a contenere la diffusione del Covid-19 ha mutato, seppur momentaneamente, la nostra quotidianità. Voi, nello specifico, come state affrontando tutto questo?

«Siamo a casa con le nostre figlie, cerchiamo di rispettare le regole, non usciamo se non per fare la spesa. Lo spirito è quel del “siamo tutti sulla stessa barca”, cerchiamo nel nostro piccolo di far sì che tutto questo finisca al più presto, è importante che ognuno di noi sia responsabile delle proprie azioni, non bisogna fare cavolate, non è il momento per mettersi a fare picnic o passeggiate al mare, ci sarà tempo per poter fare tutto questo e ce lo godremo ancora di più».

Se dovessimo trovare un lato positivo in questa situazione, in cosa lo individuereste?

«Ad esempio nel riscoprire il valore della casa e, perché no, riscoprire anche le cose nascoste in casa (sorridono, ndr). Tornare a godersi determinate cose, ritrovare il tempo per noi stessi, rallentando riscopri un modo di vivere completamente diverso che, forse, ci riporta un po’ indietro nel tempo, spingendoti a ragionare su come utilizzare e sfruttare a meglio ciò che hai a disposizione in casa. Adesso siamo tutti uguali, viviamo nella stessa condizione, non c’è differenza né di colori, né di credo, siamo tutti italiani. Rispettando noi stessi rispettiamo anche gli altri e viceversa».

E’ prematuro parlare di conseguenze precise, ma come pensate ne potrà uscire l’industria discografica da tutto quello che sta accadendo?

«Non siamo messi bene, Fabio è uno dei delegati della sezione NuovoIMAIE per la tutela degli interpreti e degli esecutori, l’associazione si sta dando un gran bel da fare per aiutare gli artisti che sono in difficoltà. Non è facile, da tempo stiamo vivendo una grande crisi discografica, sia per quanto riguarda le vendite ma anche per la realizzazione dei live. Dietro ogni artista c’è un gruppo di persone che lavora, dal fonico al grafico che ha realizzato la copertina, c’è tutta una macchina di professionisti che al momento è ferma, bloccata, e questo ha creato un danno enorme, per cui non sappiamo cosa potrà succedere in futuro, l’augurio è che puntando sul made in Italy si possa uscire da tutta questa situazione più forti di prima».

Tra gli appuntamenti musicali rimandati c’è l’Eurovision Song Contest, manifestazione alla quale siete legati sin dalla vostra partecipazione del ’97. Non era mai accaduto in sessantacinque anni di storia…

«L’Eurovision è stato per noi un grande lancio in Europa, abbiamo vissuto una settimana veramente incredibile. Ci dispiace infinitamente che quest’anno, purtroppo, le cose non possano andare come le volte precedenti, anche e soprattutto per Diodato, perché ha fatto un grande lavoro e merita di rappresentarci durante la prossima edizione, quando tutto questo sarà finito. Il nostro augurio è proprio questo, che tutti gli artisti selezionati quest’anno, possano essere confermati per la prossima edizione».

Nonostante il periodo state continuando a lavorare alla vostra nuova musica, cosa bolle in pentola?

«La collaborazione con i Teodasia è stata un bell’esperimento, la ricerca è una strada che ci piace percorrere e che ci entusiasma. Al contempo, stiamo lavorando al nuovo disco che, invece, sarà al 100% in pieno stile Jalisse, siamo all’atto finale, è quasi pronto. E’ un album di inediti molto casalingo, realizzato negli ultimi mesi, un racconto di momenti che abbiamo vissuto e ci portiamo dietro, ma che stiamo vivendo anche in questo momento. Ogni tanto andiamo a ritoccare qualcosina, ma il lavoro è quasi completato, speriamo di riuscire a pubblicarlo il prima possibile».

Per concludere, che ruolo hanno la musica e l’arte in generale in questo difficile e particolare momento?

«Sicuramente un ruolo di compagnia, soprattutto per chi ha bisogno di risollevarsi il morale, ma anche riflettere sull’importanza di questo momento, che alcuni stanno magari prendendo alla leggera. Al tempo stesso la musica può farti stare bene, trasmetterti pensieri positivi, dobbiamo tornare a ragionare un po’ come i bambini, proprio come dicevamo all’inizio di questa chiacchierata. Vivere tutto questo come se fosse un po’ una favola, far sì che nella nostra mente ci sia sempre una luce da raggiungere. Le persone hanno bisogno di evadere, almeno con la fantasia, di respirare serenità, uscendo anche fuori dal dramma, ma sempre con responsabilità, seguendo ciò che ci viene detto di fare. L’arte ci può aiutare a capire che le cose possono cambiare, a non avere paura, bensì a mantenere una sorta di responsabilità e di disciplina in ogni nostro singolo comportamento, solo così possiamo davvero uscirne e festeggiare tutti insieme».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.