Raccontiamo l’attualità con una canzone
Questo articolo sarà un po’ diverso dagli ultimi che ho scritto. Astenersi perditempo. Per tutti gli altri, vi consiglio di prendere un bicchiere di vino, accendervi il fuoco se avete un camino, sistemare bene il cuscino e mettervi belli comodi sulla vostra poltrona. Oggi si parla d’amore.
Armato con le massime protezioni (una mascherina) e con le migliori intenzioni (autocertificazione compilata), mi ritrovai nel bel mezzo della strada che unisce casa mia al supermercato, a contemplare i balconi e le finestre. I marciapiedi e i parchi erano deserti e l’unico suono che accompagnava quel silenzio era inciso da una leggera brezza vagamente primaverile. Nonostante l’apparente immobilità, dalle finestre delle case si potevano udire dei suoni, delle voci, delle vite. Un intero flusso di esistenze che entravano e uscivano dai balconi più alti alle finestre fino al pianterreno. Così come i grilli che non smettono di frinire, nascosti dall’essenziale natura che li circonda, così intere famiglie componevano una sinfonia di sussurri e pensieri, capaci di dar vita ad una sorta di orchestra silenziosa, timida, ma a suo modo spettacolare. La capacità umana di adattarsi ai cambiamenti più radicali non smetterà mai di affascinarmi. Fissando quei balconi, in quella strada popolata da foglie secche e qualche gatto, mi sono allora soffermato a riflettere. “Ma come possono gli esseri umani amarsi ai tempi del virus?”.
Se avessi trovato una risposta decente, me ne starei probabilmente a Los Angeles a scrivere una commedia romantica con Tom Hanks e Julia Roberts come protagonisti. Ma se non sono diventato ancora un grande sceneggiatore i motivi possono essere solo due: mancanza di tempo e assoluta incapacità di parlare d’amore (licenza creativa, una di queste due ultime frasi è totalmente falsa). Cerco di farmi forza e di farmi accompagnare in questo viaggio romantico, ancora una volta, dalle parole e dalla musica di De Gregori. Oggi è il suo compleanno tra le altre cose, motivo in più per lasciarci ispirare da lui. La canzone si chiama “Cose”. Già qui, vedo dei nasi storcersi. Uno come Francesco De Gregori parla d’amore intitolando una canzone “Cose”?
Oh yes. Vi intriga? A me si, e parecchio. La canzone è effettivamente una sequela di cose. Dall’inizio alla fine. De Gregori elenca, nel suo modo poetico e geniale, varie immagini, astratte e concrete, tutte speciali e nessuna fuori luogo. Così, senza spiegarle poi più di tanto. Le elenca e basta. Per farvi un esempio:
“Come un lungo saluto,
Come un sorriso che dura un minuto,
Come uno sguardo buttato al futuro
Come un’occhiata, al di là del muro”
Ora, caro lettore, fai questo piccolo giochetto con me. Riguarda attentamente queste ultime frasi che hai appena letto e dimmi se non è quello che stai facendo te in questa quarantena. Piccoli gesti, forse frivoli, ma con una forza immensa. E De Gregori li inchioda tutti, uno per uno. Ma ti vedo ancora dubbioso:
“È come il giorno che cammina
Come la notte che si trascina
Come una nuvola sulla coscienza
Come l’apocalisse, in un racconto di fantascienza”
Sono tutti lì. Tutti i tuoi pensieri, i tuoi guazzabugli, le tue incertezze; lì a prendere forma e anima sotto il corpo affascinante e seducente di una poesia. Sono attimi. Momenti destinati a non durare. Perché la vita non è un libro; nella vita la grammatica è disordinata, la punteggiatura è messa a caso e le frasi si intrecciano in una logica totalmente confusionale. La vita è il caos, come questa quarantena sta più volte dimostrando: un elenco di cose che accadono una dietro l’altra senza uno scopo o una finalità precisa. Ecco però, caro lettore, che accade il miracolo. Ad un certo punto della nostra vita, non si sa bene per quale motivo, entra in scena l’amore. Dal caos illogico della quotidianità ecco che arriva una faccia, un nome, una storia. Una bellezza che ci ha sempre richiamato ma che non riuscivamo a capire verso cosa. Ed ora eccola lì. Così il libro della vita comincia ad avere un ordine, una sua logica. Ecco che la grammatica dei gesti torna ad avere senso. È un ritmo, un’energia vitale. Provo a dirlo così: l’amore è il tempo creato per te, per il tuo cuore e per i tuoi occhi, in modo da poterti far leggere, nella maniera più chiara e bella possibile, il mondo degli altri. Bum.
In queste lunghe giornate ci salta per forza, nella serie infinita di cose che accadono fuori dalla porta, quell’urgente bisogno di vivere un tempo nostro, un tempo fatto per noi, un tempo per farci capire chi siamo in questo scombinato universo. D’improvviso, si forma l’immagine limpida e genuina della nostra fidanzata/o, del nostro partner o di un nostro caro. Facce che ci regalano leggerezza, piccoli battiti di cuore. Perché l’amore è attenzione, è una serie precisa e scombussolata di dettagli che per tutti gli altri sono insignificanti, ma che per te sono tutto.
Ma come si fa ad amare anche in questi tempi? Senza poter uscire di casa, senza poter abbracciare, senza poter guardare gli occhi della propria amata se non con il cellulare? Difficile se non impossibile rispondere. Fortunatamente ho nominato prima De Gregori; sarebbe un autogol imperdonabile non seguirlo proprio ora che siamo alla fine dell’articolo e non abbiamo ancora quagliato valide risposte.
Se la canzone “Cose” fosse solo una continua e ininterrotta lista della spesa, non sarebbe un granché e non risponderebbe certo alla nostra domanda. Ma ecco, lì dove i sentimenti si fanno piccolissimi e dove il suono si fa dolce e sfuggevole, proprio lì, succede un qualcosa di minuscolo ma potentissimo. Prendete il link della canzone e andate al minuto 2:50. Lui è sempre lì ad elencare le cose; tutto okay direte voi e avreste ragione a dirlo se solo lui, senza prima avvertirvi, non buttasse all’improvviso tutto in aria. Siamo al minuto 3:18, e lì, in quel preciso momento, ecco che tutto si ferma. Non elenca più niente, non sentiamo quasi più gli strumenti musicali; la voce di De Gregori si fa appena appena un sussurro.
“Come io e te che stiamo a guardare..“
Il suono della chitarra si fa minuscolo, quasi impercettibile. Sai che sta per succedere qualcosa di meraviglioso ma non sai cosa, e allora aspetti, aspetti, ma lui non dice niente. E allora trattieni il fiato, indaghi con gli occhi una porta remota della tua anima; quella dove si nascondono i momenti belli, quelli che non vorrai mai dimenticare. Sei lì che la stai cercando e poi all’improvviso, attraverso la voce di De Gregori, ecco che si apre.
“tutte queste cose… passare”
Una cosa ovvia. Tanto ovvia che ti senti quasi stupido per non averla pensata prima, ma ora non puoi fare altro che perderti in questa semplicità, in questa bellezza; in questo amore. Non penso che le canzoni possano cambiare o salvare il mondo. Non ci ho mai creduto. Però le persone innamorate si, loro lo fanno tutti i giorni. Lo fai tu, caro lettore, se sei innamorato (ma se segui una rubrica di musica o sei un folle o per forza di “cose” sei innamorato).
E allora posso riprende il tragitto per andare a fare la spesa, sorridendo ai sussurri e alle vite intere che passano attraverso quei balconi. Ripenso agli amici, ai miei cari, alle persone che amo. Penso a te, caro lettore, di cui forse non saprò mai l’esistenza. Penso alla bellezza dell’uomo e di come può sopportare tutte le nefandezze e le assurdità di questo mondo. Perché sa, nel proprio cuore, che il virus, la crisi, la politica, gli incendi, la guerra… sono tutte emergenze gravissime. Ma sono e saranno delle piccole briciole, piccole “cose” come direbbe De Gregori, rispetto alla possibilità sconvolgente e meravigliosa di poterle affrontare al fianco della persona che si ama.
Da settimana prossima si ritorna a commentare il mondo e la sua attualità, ma per questa volta perdonate questa mia digressione. In questi tempi abbiamo molto altro a cui pensare, però è bello poter soffermarsi a parlare d’amore, ricordandoci che rispetto ad esso, tutto il resto è niente.
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