Affrontiamo un tema collegandoci ad una canzone
Una piccolissima sfumatura può stravolgere il significato della nostra vita. La differenza sta sempre nei dettagli, nelle piccole attenzioni e nelle cure particolari. Vi invito subito a porre l’attenzione sul titolo della canzone in cui ci immergiamo oggi, “Come l’oro” di Giulia Anania. Ascoltandola però sembra proprio che l’apostrofo si perda in un delicato “sei o non sei come loro”.
L’oro e loro: da una parte il più prezioso dei metalli e dall’altra le persone. A distinguerli un segno di punteggiatura che l’occhio distratto non nota nemmeno. Cosa c’entra l’oro con loro? Non lo so, eppure se togliamo l’apostrofo l’oro diventa loro. Nella stessa frase della canzone i due termini sono collegati e l’effetto prodotto da questo parallelismo è qualcosa di fortissimo. “Mentre tu con la tua bocca piena di oro, sei o non sei come loro”. Forse perché alcune persone nella nostra vita valgono tantissimo e basta semplicemente elidere il segno di punteggiatura per passare dall’oro a loro.
Viviamo in una realtà complessa dove i dettagli continuano ad intrecciarsi, le vite a mescolarsi, gli sguardi ad incontrarsi prima di perdersi per sempre. Si toccano i diversi sentimenti di ognuno di noi, le storie, i punti di riferimento e le paure. In sostanza si tratta di un solo grande universo fatto di vite che corrono, si rincorrono, giocano a perdersi e magari anche a ritrovarsi. “Ti penso e ti cerco di nuovo”.
Il brano di Giulia Anania sembra proprio una grande tela in cui c’è spazio per la rappresentazione di tutti, a maggior ragione di chi voglia sentirsi rappresentato. Siamo un’infinità di piccole storie che continuano a intrecciarsi dettaglio dopo dettaglio, sfumatura dopo sfumatura. “Concedimi l’indimenticabile così io potrò dimenticarmi di me”. Sguardi rubati da sconosciuti prima di scendere dalla metropolitana, amori nati in riva al mare ad agosto e finiti il 15 settembre, migliori amici delle elementari che saluti di fretta al supermercato, numeri di telefono mai usati, canzoni dedicate a persone che a differenza della musica non sono rimaste con noi. “Ora che nella mia casa non c’è più gente, il vuoto resta vuoto e a me lui non mente”. Ma all’opposto anche anime che ci camminano accanto ogni giorno, mani che ci aiutano a rialzarci, sempre le stesse. Posti sicuri da una vita e certezze che hanno resistito al tempo. In mezzo a tutto questo ci imbattiamo in tante verità e in altrettante falsità, in persone sincere e in altre che mascherano i sentimenti. “Sei o non sei come loro?”.
Ascoltare questa canzone di Giulia Anania è come viaggiare nel proprio passato e ripercorrere i momenti più toccanti che hanno segnato la nostra sensibilità, prima di ritrovarsi nel presente avendo calcolato la somma dei dubbi e quella delle sicurezze. Nel brano si parla di amore e di libertà, di quanto questi camminino sempre insieme perché non può esistere amore senza libertà “L’amore e la libertà si accettano”. Si parla di tempo, del difficile rapporto che l’essere umano ha con esso “Il tempo mi chiede altro tempo”, del fatto che la realtà è in continua mutazione e anche della possibilità che tutto ciò che è passato possa tornare. Quanto sarebbe bello essere certi di rivivere un’emozione fortissima, una gioia, sapendo che prima o poi quella ritorna. Quanto tuttavia al contrario è doloroso considerare che allora anche una sofferenza superata possa ripresentarsi “Nel dubbio considererò che tutto tra noi è stato ciclico”. Insomma, in “Come L’oro” si prende in esame la natura umana nel suo complesso e nelle sue sfumature, siano esse colori vivaci o fragili.
Mi fermo sulla fragilità perché la voce di Giulia mi sembra alla continua ricerca di speranza. Quella speranza di trovare il bene nel male, il dettaglio nel quadro generale. Quel timido “Sei o non sei come loro?” mi suona proprio come una ferma volontà di fidarsi, o meglio affidarsi a qualcuno. Ci si fida di qualcuno di autentico, di vero, di sincero. Prima ci si fida, poi ci si affida. E tutti abbiamo bisogno di affidarci a qualcuno, di condividere la purezza dei nostri sentimenti e di dividere il loro peso quando soli non ci bastiamo. L’oro del titolo non credo proprio sia l’oro materiale, ma l’amore. Amore che quindi si dona e si riceve dalla gente, da quei “Loro”. Basta un dettaglio, un sorriso, una parola giusta, una carezza inaspettata per trovare un sentimento autentico. È sufficiente un segno quasi impercettibile come l’ apostrofo, del resto, per prendere l’oro e vederci loro. E viceversa.
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