giovedì 21 Novembre 2024

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“Bam Bam Twist”, Achille Lauro conferma il suo genio visionario e malandrino – RECENSIONE

Dopo “1990“, “Me ne frego” e “16 marzo“, arriva il nuovo capitolo della variopinta saga musicale dell’artista romano

L’obiettivo della vita di Achille Lauro? Sperimentare e toccare tutti i generi musicali del mondo, superando di gran lunga il lavoro di ricerca della Big Band di Ballando con le stelle. “Bam Bam Twist” è l’ennesima azzeccata trovata dell’artista romano, che le zone di comfort non le conosce e non le frequenta di proposito. Dopo aver fatto wow con Rolls Royce, abbracciato l’introspezione e la melodia con C’est la vie e 16 marzo, continuato a stupire a colpi di rock con 1969 e Delinquente, rievocato gli usi e i costumi della dance con 1990, Lauro torna a sbalordirci con effetti speciali tipici del twist, confermandosi l’abile contorsionista che conosciamo.

L’imprevisto fa parte del DNA di Achille Lauro, così come dovrebbe essere per qualsiasi altro artista, anche se negli ultimi anni la voglia di sorprendere e meravigliare è stata declassata da una più comoda tendenza a rassicurare, a non rischiare, a dare in pasto alla massa ciò che esattamente si aspetta oppure, ancora peggio, proponendo a dismisura ciò funziona in quel preciso momento. Invece lui no, ha portato la trap in Italia e se ne è distaccato prima ancora che questa esplodesse, mescolandola nientepopodimeno che con la samba, che detto così sembra una roba assurda, ma il risultato è stato credibile come tutto ciò che tocca, portandolo a diventare una sorta di Re Mida del nonsenso.

Anche a livello di poetica, i riferimenti sono ricorrenti e possono voler dire poco se presi singolarmente, ma è nell’insieme del percorso e del personaggio che assumono un senso, una cifra stilistica chiara e ben precisa. Nulla è lasciato al caso, anche se di primo acchito può sembrarlo, in questo Lauro si dimostra essere il genio visionario che abbiamo imparato a conoscere in questi ultimi anni, paraculo e malandrino al tempo stesso, nel senso che riesce a portarti nel suo mondo e sedurti come la maga Circe, senza essere neanche troppo accomodante, bensì eccentrico, eclettico e pur sempre coerente nelle sue molteplici trasformazioni.

“Bam Bam Twist” non è il classico tormentone estivo, né tantomeno ambisce a diventarlo, altrimenti non avrebbe puntato su un sound in voga la bellezza di sessant’anni fa. E’ questo che affascina, è questo che possiamo definire sorprendente, perché Achille Lauro spariglia le carte, mescola le poche convinzioni musicali rimaste, rappresentando una sorta di scheggia impazzita in un sistema ciclico e noioso. In tal senso, potrebbe definirlo una specie di vecchio che avanza, che si ricicla e che ritorna come nuovo, perché il pubblico non deve essere trattato come un gregge di pecore, ma invogliato e incuriosito con l’ausilio di novità inattese, piccoli esperimenti o grandi salti nel vuoto che siano.

E’ indubbio che attorto al suo progetto c’è anche un impero del marketing che si muove nella sua stessa direzione, sarebbe impossibile negarlo, ma tutto parte da un’intuizione artistica, altrimenti sarebbe solo fuffa. La sostanza c’è, in maniera visibile e tangibile, nonostante le parole apparentemente messe a casaccio e il semplice fatto che, alla fine, non stiamo parlando di niente di nuovo a livello musicale. Ma è proprio questo il punto: unire più mondi, affiancare un linguaggio avanguardista ad elementi presi in prestito dal passato, in una lucida e poetica follia che diventa il preludio di una mitologia futurista, tra un jukebox ed un motel ad ore, scenari di una vita passata coniugati al presente, che riflettono un sogno chiamato domani.

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Bam Bam Twist | Audio

Bam Bam Twist | Testo

Malandrino
chiodo giallo e zaffiro bluette
è lo zoo di Berlino
la mia tipa è un vampiro
ed è pazza di me

sei più bella dal vivo
lei che balla è la donna
del boss davanti a un jukebox

Tarantino
e con quei bravi ragazzi
è delirio è De Niro

Sì balliamo
bam bam, bam bam,
un twist e poi

bam bam, bam bam
motel ad ore

bam bam, bam bam
ragazzi fuori

bam bam, bam bam

Adrenalina
siamo sopra un bancone
io e te, perché

sì è una rapina
svuoto le tasche
e mi riempo di te

sì, donna bambina
è una madonnina
che piange per me

ma poi mi rovina
ed io che so farmi
rovinare da te

Sì balliamo
bam bam, bam bam
un twist e poi

bam bam, bam bam
motel ad ore

bam bam, bam bam
ragazzi fuori

bam bam, bam bam
oh sì

bam bam, bam bam
bam bam, bam bam
bam bam, bam bam
bam bam, bam bam

È un overdose di rose, mio amor
è una danza tra scheletri, scheletri
una pallottola dal mio juke boxe
stiamo dando fuoco ai sedili
a una cabrio rosa, mio amor
questa è vita per noi
non c’è città che basti per noi
la tua gonna è Las Vegas, toglila poi
diremo: “è solo un ricordo che ho rimosso”

Fammi fuori
bam bam, bam bam
un twist e poi

bam bam, bam bam
motel ad ore

bam bam, bam bam
ragazzi fuori

bam bam, bam bam,
un twist e poi

bam bam, bam bam
sì balliamo

bam bam, bam bam
motel ad ore

bam bam, bam bam
fammi fuori

bam bam, bam bam
oh sì
b
am bam, bam bam
bam bam, bam bam
bam bam, bam bam
bam bam, bam bam
bam bam, bam bam

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.