giovedì 21 Novembre 2024

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“Finché ti va”, la poetica illuminata e illuminante dei Tiromancino – RECENSIONE

Disponibile dallo scorso 10 settembre il nuovo singolo del gruppo capitanato da Federico Zampaglione

Comporre canzoni oggi,? Un lavoraccio. Trovare la giusta ispirazione e non lasciarsi prendere dai mille mila input quotidiani, sembra essere diventata una vera e propria impresa. Tra gli artisti più estemporanei e ispirati troviamo Federico Zampaglione, la cui penna non finisce mai di colpire ed emozionare. Si intitola Finché ti va il nuovo inedito dei Tiromancino, come al solito trascinante e molto coinvolgente.

Il brano (composto da Zampaglione e da Jason Rooney, Luigi Sarto e Camilla Capolla) non si allontana per pathos dai grandi classici del gruppo, anzi, sottolinea i tratti somatici di una poetica senza tempo, illuminata e illuminante. Strofe impeccabili, ritornello riuscito e special da standing ovation, questi gli ingredienti principali di uno dei piatti da portata più interessanti dell’autunno musicale alle porte.

Per molti parlare di romanticismo è ormai diventato stucchevole, per i Tiromancino non è altro che un codice, un modo per riportare al centro della nostra narrazione quotidiana i sentimenti, quelli veri, che esistono e che ci saranno sempre, ma che stiamo riducendo ad un ruolo marginale, ponendo al centro l’individuo e non più quel magico interscambio tra persone, vale a dire la scintilla che innesca qualsivoglia tipo di relazione.

Ci si ritrova prigionieri di una vita sempre uguale, a cercare di restituire valore e intimità ad un timido “io e te”, quel posto sicuro dove potersi rifugiare dalle precipitazioni della vita, senza dare un nome e un tempo alle cose. “Finché ti va” è il manifesto di un amore senza schermi, che non conosce limiti e limitazioni, che ci capita addosso quando non ce lo aspettiamo neanche più, regalandoci un barlume di eternità, come in una canzone di Dalla… come in una canzone dei Tiromancino.

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Finché ti va | Video

Finché ti va | Testo

Mi hai trovato prigioniero di una vita sempre uguale
tienimi la mano… mentre la città scompare
parlami di te mentre camminiamo tra negozi e case
io e te… e tanto il resto è tutto un cinema di scuse
i nostri guai si fanno piccoli e più piccoli ora che riusciamo a ridere di noi
mentre giri tra i miei dischi prendi pure tutto ciò che vuoi

Puoi rimanere qui finché ti va
riempire tutto dei vestiti tuoi
anche se questo non lo dico mai
puoi rimanere qui finché ti va
questo momento sa di eternità
ti resta addosso e poi non se ne va

Occhi negli occhi come in una canzone di Dalla
dove c’è sempre la luna accesa e qualche stella
i nostri sogni sono piccoli asteroidi che cadono dal cielo su di noi
mentre giri tra i miei dischi prendi pure tutto ciò che vuoi

Puoi rimanere qui finché ti va
riempire tutto dei vestiti tuoi
anche se questo non lo dico mai
puoi rimanere qui finché ti va
questo momento sa di eternità
ti resta addosso e poi non se ne va

Porti luce in mezzo al mio disordine
e mi spingi a fare meglio e non demordere
vedo il versante scordato della vita
mi rialzo e finisco la partita
quanta gente ormai ho lasciato perdere
mi portava confusione e tanta polvere
hai presente quando vuoi cambiare strada
e decidi che ritorni tu alla guida?

Puoi rimanere qui finché ti va
riempire tutto dei vestiti tuoi
anche se questo non lo dico mai
puoi rimanere qui finché ti va
questo momento sa di eternità
ti resta addosso e poi non se ne va

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.