Raccontiamo l’amore con una canzone
Ritorna anche nell’anno nuovo la rubrica del mercoledì, quella che parla di cuori spezzati e di legami ricuciti, di storie d’amore che vanno a gonfie vele, di storie che sono storie ma non iniziano mai e storie che hanno preso il largo come una barca in mezzo alla tempesta.
Se mi affaccio dalla finestra in questo preciso momento non vedo nient’altro che della soffice e fredda neve, così inizio a pensare alle spiagge sulle quali vorrei essere, alla crema solare che prima o poi dovrò comprare e, soprattutto, con chi vorrei essere. Chiudo gli occhi e subito la mia mente parte per voli pindarici, ma poi torna con un ritornello di una canzone.
Lui è un artista che non mi stanco mai di ascoltare, uno di quelli che ti scorrono nelle vene. E per lui ho anche partecipato alla cena più lunga del mondo, nell’attesa che entrasse in quel ristorante, il suo ristorante. Cesare Cremonini è così, lo puoi incontrare una domenica sera d’inverno tra le tavole imbandite, quando sei già al terzo ammazzacaffè. La canzone della quale vi parlo oggi è del 2012, parte dell’album “La teoria dei colori” ed è sicuramente una delle più apprezzate, “Il comico (sai che risate)”.
Come una favola moderna, Cesare ci racconta la storia di un amore che potrebbe essere quello di ognuno di noi, di tutti quelli che si sono sentiti inadeguati almeno una volta nella vita. Il desiderio di conquistare l’altra persona senza maschere e senza grandi colpi di scena, solo essendo sé stessi. “Mi hanno chiesto che sai fare, so far ridere la gente”.
Quanti di noi si sono guardati allo specchio e hanno pensato che avrebbero voluto essere un’altra persona, qualcuno di più figo, con una vita più movimentata, con un amore che va a gonfie vele ed un lavoro promettente. E poi, dopo esserci guardati allo specchio, pensiamo che forse questo mondo non va bene per noi e che nessuno potrà avere il coraggio di amarci. Ma per fortuna una cosa la sappiamo fare: usiamo l’autoironia per prenderci in giro, perché è l’arma più potente che abbiamo. Ci sentiamo fragili, costruiamo muri di silenzi, di parole non dette e di messaggi lasciati a metà, pensiamo di non dover meritare neanche un briciolo di amore se non siamo perfetti. “Non so dirti una parola non ho niente di speciale, ma se ridi poi vuol dire che una cosa la so fare”.
Ma forse è proprio l’imperfezione, il sentirsi così inadeguati che ci fa diventare come il comico, come quella persona che con la sua anima salva anche la principessa prigioniera di una perfida regina. Siamo tutti un po’ comici e un po’ principesse da salvare. Ci sentiamo fuori luogo, ma allo stesso tempo continuiamo a sognare ad occhi aperti che qualcuno si accorga di noi, che ci prenda e che ci faccia ridere, anche se la nostra vita è segnata dalla malinconia. “Sognavi di essere trovata su una spiaggia di corallo una mattina dal figlio di un pirata”.
Poi torniamo con i piedi per terra. Non c’è principe azzurro, non c’è nessun cavallo bianco. C’è la vita vera. E nella vita vera non tutti i principi hanno gli occhi azzurri e non hanno nemmeno un cavallo bianco, somigliano più ai figli dei pirati e ci capitano davanti alla porta di casa a consegnarci la pizza, al banco accanto al nostro. I figli dei pirati non ci trovano su una spiaggia caraibica, o meglio, non tutti. Ci trovano davanti a un computer, durante un esame all’università, in palestra sudate e affaticate, in pigiama con i calzettoni della nonna davanti alla tv, al tavolo di un bar.
Spesso la realtà vince sulla fantasia, regalandoci scenari che nessuno di noi avrebbe potuto mai immaginare, quindi abbandoniamo anche solo per un attimo la malinconia. Ci dimentichiamo di tutto quando accanto a noi abbiamo trovato sì un comico, ma soprattutto un compagno di vita.
Quindi ai comici dico che è davvero difficile sentirsi timidi e anticonformisti, sentirsi chiusi in una scatola e non sapere se buttarsi, perché sai che se ti lanci ti fai male e l’unico paracadute che hai è te stesso. Ma, cari comici, dobbiamo avere il coraggio di saltare, che sia in un’aiuola o nel cuore di chi amiamo.
Infine, alle principesse dico che forse è arrivato il momento di non scappare più su una spiaggia di corallo, ma di lasciarsi andare. Perché possiamo sognare tutti i principi immortali del mondo, ma alla fine, che darà un senso al nostro sorriso, sarà solo quello che ci trova in calzettoni davanti alla televisione. Poi, magari, sulla spiaggia di corallo ci potremo andare con lui. E non avete idea di quante spiagge di corallo ho intenzione di visitare.
C’è sempre una canzone (d’amore) | Playlist
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