Disponibile da venerdì 19 marzo il nuovo album del gruppo romano, intitolato “Teatro d’ira – Vol. I”
Reduci dalla vittoria della 71esima edizione del Festival di Sanremo, i Maneskin sono pronti a tornare sul mercato discografico con “Teatro d’ira – Vol. I”, il loro secondo album. A due anni e mezzo di distanza dall’uscita de “Il ballo della vita“, Damiano, Victoria, Thomas ed Ethan tornano con un progetto maturo, figlio dell’esperienza accumulata sul palco e una sempre più centrata identità artistica.
«Quando abbiamo scritto il nostro primo disco non sapevamo bene quale direzione prendere – raccontano i Maneskin nel corso della conferenza stampa di presentazione del progetto – adesso abbiamo capito esattamente cosa fare. Questo album è frutto di un grande lavoro, a partire dalla scelta dei suoni. L’idea era quella di mantenere l’approccio live anche su disco, registrando in presa diretta».
Un disco gioca molto sui contrasti: «ma anche sugli estremi, perchè i brani toccano corde differenti, si passa da “Coraline” a “In nome del padre”, pur mantenendo sempre la nostra natura. Non abbiamo voluto rinchiuderci in un reparto specifico, anche per quanto riguarda il linguaggio, rimanendo legati sia all’italiano che all’inglese».
«A noi non interessa incasellarci in un genere particolare, i puristi non ci considerano un gruppo rock? Va benissimo, non siamo i Led Zeppelin. Noi facciamo la nostra musica a prescindere dai riferimenti. Avere un’identità è la cosa più importante, poi se la nostra musica incontra il pubblico mainstream tanto di guadagnato».
Per quanto riguarda la censura dell’Eurovision Version di “Zitti e buoni“, precisano: «Chiaramente a noi non ha fatto piacere cambiare il testo, ma in quel caso le parolacce non sono previste dal regolamento. Bisogna anche rendersi conto della realtà dei fatti, rinunciare ad un’esperienza del genere per aver cambiato due termini non sarebbe stata una mossa sciocca. Insomma, siamo ribelli ma non scemi!».
«Forse presuntuosamente pensiamo che il nostro progetto possa funzionare anche all’estero, ci sentiamo a nostro agio cantando in inglese. Siamo soddisfatti di tutti i pezzi e non vediamo l’ora di suonarli dal vivo, il confronto con il pubblico ci manca tantissimo. Nei nostri brani raccontiamo quello che ci accade, l’ira a cui fa riferimento il titolo è figlia di tutte le barriere e le porte che ci hanno sbattuto in faccia».
Teatro d’ira Vol. 1 | Tracklist
- Zitti e buoni
- Coraline
- Lividi sui gomiti
- I wanna be your slave
- In nome del padre
- For your love
- La paura del buio
- Vent’anni
© foto di Gabriele Giussanni
Nico Donvito
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