venerdì 22 Novembre 2024

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Al Festival di Sanremo è ora di dire basta agli ospiti italiani

Appello sconsolato all’organizzazione del prossimo Festival affinché mandi a quel paese i “big senza palle”

Quante volte abbiamo sentito dire che il palco dell’Ariston è “la più importante vetrina musicale” del nostro Paese, forse l’unica in grado di lanciare massicciamente un nuovo progetto musicale? Alla fine dei conti è per questo motivo che ogni anno centinaia e centinaia di artisti tentano di accedervi e tra i giovani e tra i big. Poi, però, ci sono anche i super-big quelli che di Sanremo dicono, o meglio fanno capire con discorsi snob e tracotanti, di non averne bisogno. Benissimo, giusto così se questa è la loro (e delle rispettive case discografiche) convinzione. Peccato che poi la maggioranza di quegli stessi artisti al Festival tornino puntualmente ogni qualvolta (o quasi) abbiano un progetto discografico da presentare al pubblico. Tornano si, ma da superospiti, da star internazionali accolte in pompa magna con filmati introduttivi che conteggiano il numero di copie vendute (quando ancora le vendevano magari).

Mi viene allora da chiedermi perché Tiziano Ferro invece di andare a Sanremo da superospite per presentare Il mestiere della vita lo scorso anno non c’è andato in gara? E perché Laura Pausini l’anno prima non ha fatto la stessa cosa con Simili? E lo stesso dicasi per Giorgia, Elisa, Ligabue, Il Volo, Biagio Antonacci, Gianna Nannini, Zucchero, Renato Zero, Eros Ramazzotti, Andrea Bocelli e tutti quegli altri big della nostra canzone che negli ultimi anni non hanno di certo rifiutato di esibirsi all’Ariston per presentare i loro rispettivi nuovi lavori. Il bello è che poi vengono pure abbondantemente pagati.

Ma fatemi capire, gli si fa un favore (perché promuovere un disco davanti a 10 milioni di spettatori, se non di più, è innegabilmente un favore) e vengono pure pagati? Ma lasciamoli a casa visti e considerati i già elevatissimi costi di organizzazione e, piuttosto, chiamiamo qualche vera star internazionale che in Italia difficilmente si vedrebbe altrimenti. Ferro, la Pausini o Ligabue vogliono promuovere il loro progetto? Accettino il rischio della gara e si mettano in gioco altrimenti basta Sanremo! In ogni caso gli ascolti non ne risentirebbero: Sanremo funziona indipendentemente dagli ospiti.

È ora che il Festival torni ad assumere, anche da questo punto di vista, il suo valore. Quello stesso valore che lo svendersi a big che ormai i grandi numeri non li fanno più nemmeno loro, e che si appoggiano unicamente ad un nome che hanno avuto la fortuna di rendere importante negli anni d’oro. Vedrete che in questo modo forse qualcuno di loro accetterà di rimandare l’uscita dei propri album di qualche mese (tanto da novembre a febbraio non passa poi troppo tempo) e calcherà il palco dell’Ariston come artista in gara. A beneficarne saremmo tutti, in primis la musica italiana.

Questo mi sento di chiedere a Claudio Baglioni dunque: il coraggio di saper imporre un fermo e ferreo no a diktat condizionali che, spesso, sono le stesse etichette discografiche ad imporre. Diciamo no alla svendita del Festival, riportiamolo davvero in alto.

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Ilario Luisetto

Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.