domenica 24 Novembre 2024

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Michele Merlo, il ricordo di un giovane talentuoso artista

Il mondo della musica piange la prematura scomparsa di Michele Merlo

Ci sono articoli che non avresti mai voluto scrivere, notizie che non avresti mai voluto riprendere. Michele Merlo ci ha lasciati nella tarda serata di ieri, a soli ventotto anni. Il giovane cantautore vicentino si è spento nel reparto di terapia intensiva dell’Ospedale Maggiore di Bologna, dove era stato ricoverato nella notte tra giovedì e venerdì scorso a seguito di un emorragia celebrale, scatenata da una leucemia fulminante.

A nulla è servito un intervento chirurgico d’urgenza. La situazione era apparsa purtroppo critica sin dalle prime ore. Più che interrogarci sulla dinamica e sulle circostanze che, speriamo, possano essere chiarite nelle sedi opportune, sarebbe giusto e doveroso ricordare l’artista attraverso le sue opere, riascoltando o scoprendo le sue canzoni, concentrandoci sul senso delle sue parole, per renderci conto di quanto talento abbiamo perso.

Ho intervistato Michele in diverse occasioni, mi ha sempre dato l’impressione di un ragazzo gentile, con la testa sulle spalle, educato. Una persona con le sue idee e dai principi saldi, che usava esternare attraverso i suoi canali social in maniera sempre appassionata ma mai eccessiva. Ci metteva la faccia, correndo il rischio di non essere a volte compreso fino in fondo e destreggiando una certa arguta ironia.

L’augurio è che di Michele Merlo non resti qualche episodio isolato ad Amici o, peggio ancora, un post o un commento su Instagram, bensì il suo impegno musicale e le sue canzoni. La mia preferita resterà sempre “Aquiloni” (qui la recensione), una piccola perla che, riascoltandola aggi, assume un valore ancora più universale sul senso profondo della vita e della sua acerrima antagonista. La musica ha questo potere, sopravvive a tutto, temporali compresi.

«C’è sempre la pretesa di voler lasciare un segno nella musica, il proprio graffio nelle canzoni. A me personalmente dei segni e dei graffi frega veramente poco. Mi basta vedere la gente emozionarsi, sono fatto così, non ho il desiderio di lasciare un marchio indelebile nel tempo» mi raccontava in un’intervista a proposito di questo brano. Trasmettere qualcosa alle persone era la sua missione, l’unico obiettivo che aveva in testa.

Per questa ragione, l’invito che mi sento di fare è quello di approfondire la sua conoscenza attraverso le canzoni, non i tweet o i messaggi in direct di chi posta conversazioni con lui. L’unico modo per poter affermare di aver conosciuto davvero Michele Merlo è ascoltare la sua musica, mantenerla in vita, non lasciare che questa onda improvvisa di affetto vada lentamente ad esaurirsi. «Il tempo determina la sostanza di ciò che diventerai» mi ha detto nel corso della nostra ultima intervista, aggiungerei soltanto che il tempo determina anche quello che sei stato e di quello che per sempre resterai.

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.