Raccontiamo l’amore con una canzone
Le sere di inizio estate sono quelle che mi piacciono di più, se non fosse per i quaranta gradi della città sarei sempre fuori, anche quando fa buio. Il mio momento preferito è la domenica sera quando mi siedo nel cortile di casa e inizio a guardare le luci accendersi. Il traffico dei turisti del weekend svanisce e ritorna il silenzio, si sente solo il rumore del vento tra le foglie e quello dell’acqua che, infondo al paese, scorre fresca come sempre. Il caos lascia spazio alla pace, il caldo di giugno all’aria di montagna, il weekend alla settimana lavorativa e il divertimento alla solitudine. Chiamiamola malinconia da “blue hour” oppure semplicemente il momento in cui ti fermi un attimo e la tua testa si riempie di domande, ma in quel momento lì non c’è argomento che tenga, nella tua testa passano tanti punti interrogativi da riempire un libro intero.
È proprio durante una sera di queste in cui è partita la canzone della quale vi parlo oggi, è apparsa grazie alla riproduzione casuale che a volte proprio casuale non sembra.
Torna Francesca Michielin e torna nella rubrica con un duetto con Vasco Brondi, ex Le luci della centrale elettrica. Il pezzo in questione è “Cattive stelle” (di cui qui la nostra recensione) uscito a gennaio ma che di certo si adatta a qualsiasi mese dell’anno. Una ballata romantica che parla di un amore visto come rinascita, ideale per questo periodo in cui proviamo a ripartire, in amore così come nella vita quotidiana che è rimasta congelata per più di un anno. Il pezzo ci avvolge subito grazie alla scrittura ipnotica di Vasco Brondi e l’interpretazione di Francesca, un mix che ci arriva dritto al cuore e che ci fa sentire innamorati anche se non lo siamo.
C’è un vento forte che mi porta da te
sposta le nuvole cambia il tempo
sposta le dune del deserto e finalmente mi perdo
in questo vento che mi porta da te
porta via le impronte le cose dette di notte
io e te sotto cattive stelle bellissime
Un inno alla vita e all’amore, una canzone dolce e delicata che esprime ciò che proviamo tramite la natura, una relazione che riesce a superare qualsiasi ostacolo. Anzi, il vento è nostro amico perché ci trasporta, ruba le nostre parole e le porta a chi devono arrivare. Il vento crea scompiglio, cancella le impronte lasciate sulla sabbia nel deserto o sulla spiaggia d’estate e quando ci sentiamo persi possiamo stare tranquilli, questo vento ci porterà sempre e solo da chi amiamo.
Darò il tuo nome a centinaia di vie
a milioni di viali, a migliaia di fiori
darò i nostri nomi
a centinai di fiumi, a milioni di uragani
a migliaia di canzoni
Che poi, quando siamo innamorati, vediamo sempre, ovunque e comunque il suo nome. Lo vediamo in una via di una città dispersa sulle montagne, nei fiori della nonna il sabato mattina. Chiudiamo gli occhi e ci sdraiamo sulla spiaggia di un fiume, sentiamo l’acqua che scorre e ci immaginiamo in compagnia di chi amiamo, anche se siamo da soli. Qualsiasi cosa ci ricorda di lui. Ma non sono solo fiumi limpidi o fiori colorati, ci sono anche gli uragani che come le storie d’amore più belle sconvolgono la nostra vita ribaltando ogni nostra certezza. E prima di arrivare, non avvisano mai. Dopo gli uragani, poi, diamo il suo nome alle canzoni. Le canzoni però non le puoi ignorare, le devi cantare. Non importa se nel titolo non c’è veramente il suo nome (non tutti sono fortunati come me), nella nostra testa e nel nostro cuore è inciso come nella pietra.
E’ un vento forte che mi porta sempre da te
a proteggerci farci del male in città straniere
io e te sotto cattive stelle bellissime
Se c’è una cosa che non possiamo controllare, quello è il tempo. Che sia il meteo o il passare dai minuti scandito dal ticchettio di un orologio, sul tempo davvero non possiamo fare nulla. Così facciamo nascere storie sotto cattive stelle, forse perché non tutte le storie d’amore nascono in mezzo ai fiori o davanti ad un’aurora boreale. Alcune nascono senza saperlo, sotto combinazioni astrali sbagliate e sotto a cieli minacciosi, non sanno nemmeno di essere storie da quanto sono sgangherate. Ci porteranno a farci del male combattendo in città straniere che non sappiamo neanche visitare senza una cartina in mano, ci spingono ad uscire dalla tranquillità di un cielo azzurro e a iniziare a camminare verso il temporale.
Guarda tramonta ora
guarda tramonta un’era
prega per le navi in mare
per gli amori sparsi nella stratosfera
Poi ci sono tutte quelle cose lasciate a metà. Una lettera scritta sulle note del telefono ma mai inviata, una playlist che avrebbe dovuto riempirsi di nuovi pezzi ma è sempre lì da completare, documenti da archiviare che si accumulano e amori sparsi nello spazio che continuano a vagare ma non si posano mai. Forse sono proprio loro quelli più difficili, quelli sparsi nella stratosfera, che non hanno un inizio e nemmeno una fine, quelli che bruciano più forte perché sono ancora pieni di benzina.
Francesca e Vasco ci regalano una ballata in un vestito leggero che leggero non è per niente, ma che calza sempre a pennello. Una canzone da ascoltare di notte coricati in un prato con il naso all’insù mentre cerchiamo di contare tutte le stelle, una ad una, e trovare quale siano quelle buone e quelle più cattive. Ma le stelle non ne hanno colpa, loro sono sempre bellissime. Siamo noi che ogni tanto sbagliamo a contarle, confondiamo il grande carro con il piccolo carro e mescoliamo le diverse costellazioni solo per trovare delle risposte.
Così come confondiamo l’amore con l’amicizia e l’amicizia con l’amore, l’indifferenza con la gelosia e la gelosia con l’indifferenza, confondiamo una canzone con una dichiarazione romantica e una dichiarazione romantica con una canzone. Infondo però, questa è la vita vera e nella vita vera c’è un vento forte che soffia ogni giorno e mescola le carte, esattamente come ci sembrano mescolate tutte le stelle nel cielo.
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