A tu per tu con l’eclettico duo musicale, in uscita con il nuovo ispirato e iconico singolo intitolato “Vita“
Un vero e proprio manifesto ponderato sulla felicità, così potremmo definire “Vita“, il nuovo singolo de La Rappresentante di Lista, duo musicale composto da Veronica Lucchesi e da Dario Mangiaracina. Li abbiamo incontrati in occasione della partecipazione in qualità di ospiti a Musicultura 2021, per approfondire la loro ispirata visione di vita e di musica.
Ciao Veronica e ciao Dario, benvenuti. Partiamo da “Vita“, quali input hanno ispirato questo nuovo pezzo?
«L’impulso iniziale è nato dalla frase “O sei felice, o sei complice”, un motto che ci rispecchia e che riecheggiata da tempo nelle nostre teste. In realtà, si tratta di una citazione di Nino Gennaro, poeta morto di AIDS nel 1995 a Palermo. Ha trascorso gli ultimi anni della sua vita scrivendo a mano dei quaderni, che regalava alle persone più care. Molti dei suoi versi ci hanno folgorato, tra cui quello che ci ha ispirato questo pezzo».
Scegliere di essere felici o di essere complici, pensate ci possa essere un compromesso al giorno d’oggi?
«Di compromessi ce ne sono fin troppi, la soluzione per noi sta nel ribellarsi a certe imposizioni che provengono dall’esterno. Le strofe di questo brano raccontano della necessità di agire contro un sistema, cercando una soluzione a ciò che non funziona. Non a caso, ci piace definirla una scrittura disobbediente».
E voi disobbedienti lo siete sempre stati, non siete mai scesi a compromessi con il pubblico e con la vostra musica. Pensate sia questo il segreto del vostro attuale successo?
«Ne siamo certi, essere se stessi ripaga sempre, fingere non serve a nulla. Con Sanremo abbiamo avuto la certezza che fosse così, perchè la nostra natura è alternativa e ci piace continuare a camminare sulla strada meno trafficata di una musica indipendente, piuttosto che imbottigliarci nel traffico di un certo tipo di mainstream. Proviamo a farci spazio per arrivare a più gente possibile, restando fedeli a noi stessi e al nostro percorso».
Visto che lo avete citato, oggi come oggi, il Festival di Sanremo è un’esperienza che rifareste?
«Oggi come oggi no… perchè fa troppo caldo (ridono, ndr), in generale chissà. Pur avendo partecipato una sola volta, consideriamo il Festival di Sanremo un qualcosa che ci appartiene, ma in futuro si vedrà».
Quali elementi e quali caratteristiche di rendono orgogliosi del vostro ultimo disco “My mamma“?
«Averlo realizzato in un periodo di grande crisi, siamo felici di aver trasformato un momento difficile in qualcosa di costruttivo e non distruttivo. Ci piace pensare che con questo album ci siamo aperti ancora di più agli altri, anche perchè si tratta di un lavoro ricchissimo di collaborazioni, un disco collettivo e corale. Siamo orgogliosi di essere riusciti ad affrontare dei temi per noi importanti».
Siete attualmente in giro per l’Italia con la vostra tournée estiva, che tipo di spettacolo avete preparato?
«Un spettacolo ricco, un tripudio di gioia, un vero e proprio percorso all’interno di “My mamma” e in parte del nostro repertorio. Le canzoni dei dischi precedenti si sono incastrate alla perfezione in questa nuova dimensione, grazie ai bellissimi arrangiamenti realizzati insieme alla nostra band. Per chi verrà a vederci, promettiamo che sarà qualcosa di estremamente travolgente!».
Per concludere, secondo voi, la musica può essere considerata ancora oggi una forma di cultura?
«Sì, senza ombra di dubbio. La musica è una delle più grandi forme di arte e di cultura, anche se a volte capita a tutti di ascoltare cose che ci fanno rabbrividire, ma nella maggior parte dei casi vale ancora davvero la pena investire il proprio tempo ascoltando un bel disco. Nel nostro piccolo, con la nostra musica, non cerchiamo di dare risposte… perchè quelle non le abbiamo, ma di condividere con gli altri le domande che ci poniamo nella nostra vita personale, per sentirci tutti meno soli».
Nico Donvito
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