venerdì 22 Novembre 2024

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C’è sempre una canzone (d’amore): Per te

Raccontiamo l’amore con una canzone

Ci sono pochi giorni all’anno in cui cerco di mettere un punto e andare a capo. Come direbbe la mia amica Alessia, sono i giorni in cui si mette un filtro: si filtrano emozioni, canzoni, persone. Per me esistono due giorni e ricadono tutti nel mese di agosto. Uno è il mio compleanno e uno esattamente la settimana dopo e, chi mi conosce, sa benissimo cosa significhi per la sottoscritta.

Solitamente al mio compleanno faccio solo buoni propositi che poi, puntualmente, non rispetto. Avevo detto che l’anno dei ventisette sarebbe stato un anno detox, ho anche un messaggio salvato tra i preferiti, ma ho dovuto rinnovare la promessa per quello dei ventotto. Sarà forse la volta buona? Insomma che al tuo compleanno le vedi le persone che ti facevano gli auguri solo per convenienza e vedi davvero quelle che vogliono stare accanto a te. Che poi non importa che siano davvero fisicamente accanto a te perché il sedici di agosto si può essere sparsi nel mondo, ci sono persone che senti più vicine anche se sono a mille chilometri mentre altre sono lontane anche se abitano a tre minuti di macchina da te.

Il problema è che queste persone, ogni tanto, possono essere quelle più importanti. Per oggi ho scelto una canzone malinconica, una canzone di un gruppo che fa spesso parte della rubrica ma che oggi non esiste più. Oggi parliamo di “Per te” dei Canova. Una dedica semplice, ma efficace, una dedica da parte di chi, forse, ha perso tutte le parole. Una lettera, un messaggio, una serenata romantica, un sacco che si svuota.

Vivi come fosse l’ultimo giorno
Come fosse l’ultima pace
Come fosse l’ultimo amore
Vivitela senza timidezza
Questa vita è una tristezza
E delle volte può far male

I Canova narrano la quotidianità, la routine e le abitudini con assoluta semplicità, con un briciolo di malinconia. L’augurio semplice di potersi sempre lasciar andare, senza timidezza e mettendo da parte l’orgoglio. Forse dovremmo davvero vivere così, anche in amore. Senza pensare ai labirinti nei quali potremmo entrare ma, semplicemente, cogliendo l’attimo, come se fosse l’ultimo giorno, l’ultima pace o l’ultimo amore. Come quell’ultima notte d’estate in cui tutto sembra finire e allora quando vedi l’alba pensi solo ai titoli di coda.  

Scordati di tutta la felicità
Quella degli altri sarà
Più niente da invidiare

Passiamo i compleanni ad esprimere desideri. Chissà quanti ne abbiamo buttati nel cestino dell’umido e chissà quanti si sono avverati. Quest’anno ho cercato di scegliere bene quale desiderio esprimere quando ho soffiato sulla candelina, ma alla fine nella mia testa ne è apparso solo uno. Crediamo che la felicità abbia un nome e un cognome, ma forse è in noi stessi che dobbiamo cercarla. Anzi, forse la tattica giusta è proprio smettere di cercarla, perché si dice che tutto arrivi quando non si aspetta.  

Dimmi come si fa a guardarti negli occhi
Senza che siano assenti, ma così non è
Dimmi come si fa a guardarti negli occhi
Senza arrendersi

Poi però i buoni propositi svaniscono davanti a due occhi che conosciamo molto bene, conosciamo le loro sfumature, conosciamo quando stanno per piangere e conosciamo quella luce che solo lì dentro possiamo vedere. L’amore ci lascia senza difese, ci rende vulnerabili e i nostri occhi parlano più di quanto facciamo noi. Siamo tutti bravi con le parole, con il rimarcare che non ci importi nulla, con l’orgoglio che esce quando qualcuno ci ferisce. Ma poi se ci guardiamo davvero negli occhi capiamo che non è così e ci arrendiamo, come un soldato che non ha più la forza di lottare contro qualcosa di più grande di lui.

E se non vuoi ci sentiremo solo per farci gli auguri
Per vedere se la vita ci ha lasciato ancora fuori
E se di notte piangiamo da soli
Se vogliamo andare avanti
Sempre con le stesse armi, armi

Così la storia finisce sempre nello stesso modo, due persone inseparabili che si trasformano in sconosciuti e che si fanno gli auguri il giorno del compleanno con un messaggio classico che si manda anche al peggior nemico o al più lontano conoscente sulla faccia della terra. E quella persona che ha passato con noi gli ultimi sette compleanni, quest’anno non c’è più. Solo un messaggio inviato alle 8:40 del mattino che fa più male di un coltello infilzato nello stomaco e un tavolo prenotato per sei che diventa, improvvisamente, per cinque.

Piccole abitudini che diventano momenti vuoti nelle nostre giornate, un complice che non abbiamo più e ricordi che bruciano dentro come gli incendi in estate. E noi, inguaribili romantici, che ci ostiniamo a dare seconde e terze e quarte possibilità ma forse non dobbiamo più farlo. Mentre scrivo queste righe mi arrabbio ancora di più perché mi è appena arrivato un messaggio con tre parole che rende vana anche la quinta possibilità che ho dato a qualcuno per potermi ricredere. Non possiamo più permetterci di arrenderci davanti a quegli occhi. La verità fa male, ma è pur sempre la verità e non possiamo neanche dimenticarci, ogni volta, di quanto qualcuno ci abbia fatto soffrire.