A tu per tu con la popolare cantante salentina, al suo ritorno al Festival di Sanremo con “Ogni volta è così“
La gioia di rivedere Emma Marrone al Festival d Sanremo, a dieci anni di distanza dalla vittoria con “Non è l’inferno“, è direttamente proporzionale alla valida proposta. “Ogni volta è così” è una canzone d’amore struggente, trascinante, autentica e passionale. A poche ore dalla sua performance sul palco dell’Ariston, ecco cosa ci ha raccontato.
Ciao Emma, bentrovata. Partiamo da “Ogni volta è così“, come la descriveresti questa canzone?
«Per me è molto più di una semplice canzone d’amore, la considero impegnativa, anche se nell’analisi del testo non si toccano chissà quali paroloni. Parlo di una condizione generale che le persone vivono nelle relazioni, sia uomini che donne. Il testo parte in maniera molto diretta, lo considero un invito ad accettarci per quello che siamo, senza piegarci alle regole dell’omologazione. Se vuoi, potremmo definirla una canzone di denuncia d’amore».
La reputi una canzone d’impatto che può funzionare al primo colpo oppure uno di quei pezzi in grado di crescere ascolto dopo ascolto?
«Tutte le volte che ho un approccio con una canzone tendo ad avere un occhio personale ed è risaputo che non vado a cercare la hit-song a tuti i costi. Questo sound è il risultato dei miei gusti personali e artistici, anche il modo di cantare è pensato ed è come se facessi un passo indietro rispetto alla produzione o all’orchestra. La versione radio edit è moto più elettronica, ma sta bene in piedi anche nella performance dal vivo. Secondo il mio gruppo d’ascolto, ovvero i miei amici che come mestiere fanno tutt’altro nella vita, questo è un pezzo che rimane in testa. Spero sia così. Poi la storia ci insegna che ci sono canzoni che arrivano prima e altre che arrivano dopo, l’importante è lasciare qualcosa».
Come lo trovi il Festival di Sanremo a dieci anni dalla tua ultima partecipazione?
«Il Festival è cambiato, negli ultimi anni Amadeus ha fatto delle scelte musicali molto ardite, che hanno riscontrato i gusti del pubblico più trasversale. Gli artisti che sono stati protagonisti delle ultime due edizioni hanno avuto delle grandissime possibilità, la loro musica ha funzionato tantissimo anche una volta che si sono spenti i riflettori del Teatro Ariston. E’ giusto che sia così, era doveroso che qualcosa cambiasse, anche perchè la musica stessa è sempre in cambiamento, per questo trovo sia giusto che gli artisti si adattino e scendano dal loro bel piedistallo».
Quanto ti è stata utile l’esperienza da co-conduttrice del 2015 per vedere le cose anche da un altro lato?
«Molto, anche se è stato stancante. La verità è che al Festival da conduttrice preferisco in mille volte quelli in gara, perchè canto e poi me ne vado a mangiare qualcosa di buono in qualche buon ristorante nel cuore di Sanremo, o in camera d’albergo come ci tocca fare quest’anno a causa del Covid. Da conduttrice, invece, mi tocca lavorare in teatro fino alle tre di notte… Ecco, diciamo che non fa proprio per me, anche se ringrazio ancora Carlo Conti, davvero un grande professionista, per avermi voluta al suo fianco».
A cosa si deve la scelta di “Baby one more time” nella serate delle cover?
«Quando Britney Spears ha debuttato con quella canzone io ero giovane, così come altri miei coetanei ci attaccavamo a MTV per vedere i suoi passaggi. Io sono una sua fan, ultimamente mi sono appassionata al “Free Britney”, un tema a me caro, perché sono tante le popstar che hanno subito delle violenze psicologiche in un mondo dello showbiz che spesso può rivelarsi un vero e proprio tritacarne. Con Francesca Michielin abbiamo scelto questo pezzo perchè volevamo fare un omaggio al pop, un genere difficile da cantare che troppo spesso viene sottovalutato».
Come lo vedi il cast di quest’anno?
«Quest’anno c’è davvero l’imbarazzo della scelta, da Gianni Morandi ad Elisa, passando per i giovanissimi, cito ad esempio Matteo Romano che ha aperto diversi miei concerti, per non parlare di HU che ha suonato come tastierista nel mio precedente tour. Poi, c’è Lauro e tanti altri amici con cui ho davvero un ottimo rapporto».
Sai una cosa? E’ proprio bello quando artisti come te e come quelli che hai citato si rimettono in gioco…
«Ti ringrazio molto. Sai, quest’anno non era nei miei piani il Festival, non ci avevo neanche pensato, ma non ho potuto proprio rifiutare la chiamata alle armi di Amadeus. Nonostante avessi poco tempo libero, tra le riprese di un film e l’impegno con X Factor, ho cercato di lavorare alla canzone ideale per un palco di questo prestigio. Quest’anno non ho un album pronto, torno a Sanremo per il gusto della gara, per vivermi una settimana di musica e, perché no, raccogliere esperienze per poter cominciare a lavorare al meglio a qualcosa di nuovo. Sono due anni che non ho una vera vita, come credo tutti, e io ho bisogno di esperienze e di stimoli per potermi raccontare. Ecco, diciamo che sono qui anche per questo».
Per concludere, quanto pensi di essere cambiata rispetto alla vittoria con “Non è l’inferno“?
«Sicuramente oggi sono molto più consapevole e ho un bagaglio di esperienze, di live e di palco davvero importanti. L’unica cosa che non ho perso è l’emozione, quella forma di piacere e quel pizzico di orgoglio che solo Sanremo ti regala».
© foto di Chiara Mirelli
Nico Donvito
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