Recensione del brano che ha riportato l’interprete partenopeo al Festival di Sanremo
Massimo Ranieri è uno degli interpreti più sublimi della nostra canzone d’autore. Una voce che nel corso della sua carriera ha saputo dare valore alle parole rendendo davvero onore al senso narrativo che queste ricoprono. Lettera di là dal mare, portata in scena all’ultimo Festival di Sanremo, ne rappresenta un nuovo episodio glorioso e prezioso. L’ennesima prova che la canzone d’autore può incrociare con garbo le strade del pop. E lo può fare dando comunque rilevanza a messaggi e storie per mezzo di voci di spessore capaci di esaltare l’ambientazione narrativa dei suoi versi.
L’occasione che ha riportato il cantante partenopeo sul palco del Teatro Ariston si deve probabilmente proprio al quadro narrativo intenso e speciale che Fabio Ilacqua, autore unico della canzone, ha saputo dare a ‘Lettera di là dal mare’. Un quadro che racconta di tempi andati ma pur sempre attuali nei ricordi di chi quegli giorni li ha vissuti. Tempi che raccontano di un’altra Italia rispetto a quella che oggi spesso ci troviamo a raccontare ma che, forse, ne custodiscono un’essenza sempre viva.
Quello che Massimo Ranieri si fa carico di dipingere con la sua voce in ‘Lettera di là dal mare’ è un viaggio verso quell’America “lontana, di là dal mare” che tanti nostri connazionali hanno sognato di poter raggiungere andando alla ricerca di fortuna e libertà. Sulle ali di questo sogno fatto di speranza un tappeto orchestrale potente ed evocativo sposa la vocalità intensa di un Ranieri che si concede sfumature delicate da alternarsi a crescendo vorticosi che esaltano ulteriormente quell’interpretazione teatrale di cui Massimo Ranieri è tra i pochi reali custodi.
Un plauso particolare va rivolto proprio a quel Fabio Ilacqua che di questa poesia in musica è autore e creatore. Se Massimo Ranieri ha reso questa “Lettera di là dal mare” un canto senza tempo, il suo autore ne ha fatto una perla artistica. E così tra i versi sorgono, ad ogni ascolto, scorci sempre nuovi che lasciano incantato l’ascoltatore che gode di immagini ogni volta nuove. Tra le onde del mare, come in una pellicola cinematografica d’altri tempi, sorge un “qualcuno che grida terra, terra, terra” aprendo lo scorcio verso un futuro ignoto ma positivo mentre i protagonisti ancora “sognano il motore che va”.
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Ilario Luisetto
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