sabato 23 Novembre 2024

ULTIMI ARTICOLI

SUGGERITI

Letteratura a 45 giri: Piccoli crimini coniugali – Samuele Bersani

Un libro, una canzone: insieme

All’uscita del teatro, le coppie reagivano diversamente a seconda dell’età: i ventenni mi dicevano “Sei crudele!”, i quarantenni “Che realismo!”, i sessantenni “Che tenerezza!”. Avevano tutti ragione!
 A vent’anni si vorrebbe che l’amore fosse semplice. 
A quaranta si scopre che è complicato. 
A sessanta sappiamo che è bello proprio perché è complicato

Succede spesso ad ora tarda. Sei lì, seduto sul divano con amici e una buona dose di alcol in corpo. Sei lì, e ti lasci persuadere dalla lenta e persuasiva forza del sonno. All’inizio qualche sbadiglio, poi una posizione comoda dove poggiare la testa. E poi l’ultimo fatale gesto: chiudi gli occhi.

Ora. Possono succedere due cose. La prima, se proprio la serata non è stata delle migliori e si è parlato tutto il tempo del perché tizio abbia lasciato tizia per Caio nonostante a Caio non fregasse nulla né di tizio né di tizia, può capitare allora che ci si addormenti. Con tutto il rispetto per il banale triangolo amoroso.

La seconda ipotesi è di gran lunga la più interessante: si fa finta di dormire. Capiamo: la posizione è quella, la faccia e lo sguardo si lasciano vincere dalla gravità e dal mascherato sonno, ma, nonostante tutto il corpo appaia in letargo, ecco che la nostra mente è sveglia e vegeta. E spiamo. Silenziosamente. Come furtivi cacciatori notturni. Spiamo, anche se tutto quel che facciamo in realtà è ascoltare. Cosa pensa la gente quando noi non ci siamo? Di cosa parla? Parla di noi? E come? E cosa dicono?

Vola la mente con le sue torpide domande, e il corpo fermo, camaleontico nel mondo dei sogni. Non c’è nulla di male per carità, è semplice curiosità. Un gesto semplice, capace però di nascondere l’eco inconscio di una menzogna. Come se nel nostro cuore sapessimo che dobbiamo per forza imbrogliare gli altri per estorcere quella loro verità che con la semplice sincerità non riusciremmo ad afferrare.

Questa idea di menzogna, di verità oltre le parole e ai fatti, guida la lettura del libro Piccoli crimini coniugali. È una commedia teatrale. Due personaggi: marito e moglie. Nessuno si addormenta per sapere cosa pensa l’altro di lui, però la coppia subisce un trauma che permane per tutto il racconto: il marito, dopo un incidente, perde la memoria. Non tutta. La memoria legata a lei.

La moglie prova a fargliela ricordare. Parlando di lui, raccontandogli le sue passioni, i suoi vizi, la sua storia. Il marito però non si ricorda di nulla. Come fare a fidarsi? Come sapere se l’uomo che sta raccontando non sia, in realtà, un altro uomo? Oppure l’uomo che non riesce in realtà ad essere? Un labirinto di dialoghi, ricordi e strade sbagliate. Un labirinto che ognuno dei due personaggi costruisce ma dove nessuno dei due riesce ad uscirci.

– Dici sempre che ci aspetta il peggio.
– Sono pessimista?
– Pessimista nel pensiero. Ottimista nell’azione. Vivi come uno che crede nella vita. E scrivi come uno che non ci crede.
– Il pessimismo è il privilegio dell’uomo che riflette.
– Nessuno ci obbliga a riflettere.
– Neanche ad agire.

Dove è la verità? Sappiamo veramente ricostruire chi siamo quando passiamo nel vortice di una coppia? Sappiamo distinguere dove finisce l’identità di uno e inizia quella dell’altro? Il libro è un feroce duello. Un duello d’amore. E come in ogni duello d’amore tra due persone che stanno insieme da tanto, in palio non c’è niente. Ci sono dei crimini. Piccoli crimini coniugali, appunto.

Chi sbaglia? Chi è causa dell’infelicità dell’altro? E soprattutto, chi è portatore della bugia: chi la racconta o chi ci crede? Ogni cinque pagine tutto si ribalta. Le litigate diventano erotismo, l’erotismo si trasforma in guerra, la guerra in tenerezza. Si ride e ci si diverte. Perché ogni coppia è ridicola e eroica a modo suo. Lo racconta molto bene Samuele Bersani in Giudizi universali quando canta la ricostruzione di un amore finito. Cantando il distacco con l’altra persona, celando goffamente il dolore provato. O, per meglio dire, il piccolo crimine subito e il piccolo crimine causato.

“Vuoti di memoria, non c’è posto per tenere insieme tutte le puntate di una storia
Piccolissimo particolare, ti ho perduto senza cattiveria
Mangiati le bolle di sapone intorno al mondo e quando dormo taglia bene l’aquilone
Togli la ragione e lasciami sognare, lasciami sognare in pace.”

Difficile finire il libro senza pensare ai nostri rapporti. Alle complessità di amare senza perdersi. Di farsi conoscere senza bugie. Siamo tutti patetici nel nostro modo di amare. Tutti pronti a commettere i nostri piccoli crimini coniugali, Lei? ma è solo un’amica!, Non ho nulla, sto bene, Tu non mi hai mai fatto stare male, Io ti amerò sempre, Sei tu che non capisci, Perché non mi dai attenzioni?, Sono solo stanco, Cosa pensi? Niente, Sei strano, Il problema non sei tu, sono io…

Crimini, crimini, crimini. Come si fa a non farli d’altronde? Eric-Emmanuel Schmitt, autore del libro, ci dice questo.

Forse in una coppia quello che bisogna condividere non è la verità, ma è il mistero. Il mistero che mi piaci, il mistero che ti piaccio. Il mistero che non passerà.

Chi lo sa. Quel che è certo è che noi umani siamo sempre pronti a fare la guerra. Possiamo vederlo sempre, in ogni luogo, in ogni epoca, in ogni terra. Siamo umani, siamo fatti così.

Quanto sarebbe bello però farne solo una, inseguendo il mistero sulla madre di tutte le guerre: quella dentro la coppia. È pur sempre una guerra.
Dolcissima, però.