Arriva l’ennesima (evitabile) collaborazione di mr. Tiziano Ferro che ora ci auguriamo di rivedere non prima del 2019 in una forma smagliante
Ultimamente, lo avrete notato, non mi sta bene niente. Sarà l’effetto delle feste natalizie che mi scombussolano ma, dopo aver consigliato a Giorgia di tornare ad affidarsi a grandi autori capaci di valorizzare la sua voce (qui l’articolo), demolito gli ignobili risultati di vendita dei cosiddetti “big” della canzone italiana (qui il dettaglio) e aver criticato sotto ogni aspetto il prossimo Festival di Sanremo targato Claudio Baglioni (qui la mia opinione sulle scelte della voce di Avrai), ho deciso di tornare all’attacco (ironicamente) per rivolgermi direttamente all’unica e vera icona pop che ci è rimasta, Tiziano Ferro.
Dico “unica e vera” perché effettivamente il cantautore di Latina è ancora l’unica popstar nostrana capace di convincere le masse con una musica che risuona costantemente in radio e che sa confermarsi capace di convincere il mercato con vendite senza troppi possibili competitors alla propria altezza. Eppure, nonostante ciò, mi trovo qui a rivolgere una preghiera a quello che un tempo fu il timido ragazzo di provincia che cantava le sue sofferenze d’amore: Tiziano, ti scongiuro, evita cose ampiamente evitabili (scusate il gioco di parole) come le ultime c*****e che ti sono venute in mente di fare.
State calmi, non sono diventato pazzo all’improvviso: Tiziano è sempre uno dei miei cantanti pop preferiti (ok, lo so, ho appena detto che è rimasto praticamente soltanto lui per cui, se lo non è lui il mio preferito, chi dovrebbe esserlo?) ma quando ce vò ce vò. Posso sopportare un disco (Il mestiere della vita) intriso di positività e spensieratezza arrivato dopo che avevo amato la profondità emotiva del racconto de L’amore è una cosa semplice e nel momento in cui avevo bisogno di rannicchiarmi in una coperta di plaid con una colonna sonora adeguata che, pare, non esistere più (ve lo avevo raccontato qui). Posso far finta di non aver notato un appiattimento dei suoni a favore dei dettami della moda e di un sound stupidamente abusato da chiunque e che nemmeno un innovatore e un avanguardista come Tiziano è riuscito a respingere. Posso persino sopportare la trovata (solo) economica di una riedizione urban vs acoustic dell’album che poco aggiunge a delle canzoni che hanno già fatto il loro corso. Ma che si arrivi poi al duetto con Fabri Fibra, che improvvisamente diventa il “mio idolo” (cioè, non mio ma suo) proprio mi risulta esagerato.
Sto parlando, naturalmente, della collaborazione per Stavo pensando a te, ultimo singolo del rapper marchigiano in rotazione radiofonica già da qualche settimana e che, da domenica scorsa, è stato reso disponibile in una nuova versione grazie alla collaborazione canora del cantante di Latina che, apparentemente entusiasta del “genio” del collega, non avrebbe potuto non chiedere di meglio. Ora, tralasciando il fatto che io non impazzisca per il brano in sè, ciò che va a disturbare il mio precario equilibrio pre-natalizio è questa ultima ossessiva e pericolosa tendenza di Tiziano Ferro nel cadere vittima del “morbo delle collaborazioni”. Morbo che, sempre più, si sta diffondendo nell’ambiente musicale italiano: pensiamo non solo ai duetti (ormai Fedez e J-Ax non sanno manco più a chi chiedere di cantare qualche ritornello pop) ma a tutti quegli eventi che vedono concerti in comunella, tour in duo o in trio, accozzaglie mal riuscite di voci poco compatibili. Un morbo che, come unico obiettivo, ha quello di vendere, di spremere un mercato ormai completamente arido e totalmente stanco di arte non più definibile tale.
Ecco, anche Tiziano Ferro e Fabri Fibra rientrano in questo vortice perchè è naturalmente palese che l’operazione non può che essere che frutto dell’esigenza di spingere mediaticamente (ed economicamente) i rispettivi ultimi progetti discografici (peraltro pubblicati dalla stessa casa discografica ed entrambi dotatosi di una riedizione natalizia nelle ultime settimane). Ma alla musica chi ci pensa? Forse più nessuno. Nemmeno Tiziano che ora pensa solo a divertirsi e a collaborare con chiunque gli capiti sotto mano.
Ma non era forse Franco Battiato il suo unico vero mito quando pubblicò Alla mia età nel 2008? E che ne è stato della povera Carmen Consoli elevata al rango della nuova Mina per il duetto de Il conforto e poi velocemente dimenticata per una più fresca Levante, il cui album ha “rovinato l’esistenza” risultando l’album più bello degli ultimi mesi a detta dello stesso Tiziano? Da chiarire che anche quest’ultima pare già essere stato sostituita da Fibra. Insomma Tiziano si è rivelato essere un po’ come Ibrahimovic che ad ogni nuova maglia dichiarava “è quella della squadra che ho tifato fin da bambino”.
Ah Tizà, che ne dici se ci si rivede nel 2019 con un nuovo disco d’inediti magari un po’ più riuscito e maggiormente “Tiziano Ferro style” rispetto all’ultimo? Anche basta con collaborazioni e chissà che non sia vero che tu stia davvero pensando di cambiare produttore dopo il non esattamente periodo innovativo di Michele Canova Iorfida. Confido in te.
Ilario Luisetto
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