Raccontiamo l’attualità con una canzone
Non ha un palco, il mago. Non sai mai quando arriva e non sai mai veramente quando è arrivato. In realtà, neanche arriva: appare. Se hai la fortuna di poterlo notare all’ingresso del suo spettacolo, lo vedi sempre sorridere. Di un sorriso, si faccia attenzione, non di felicità, ma di sfida. Solo che non hai tempo per capire cosa stia sfidando perché ha già iniziato a distrarti con le sue parole, le sue mani sfuggenti e quei suoi occhi che tutto vedono e tutto nascondono.
Allora ti fermi le lo guardi. Il mago lo sa che lo stai guardando. Lo guardi e pensi che in realtà non le fa le magie, il mago. Te lo ripeti più volte, in quella testa, perché sei grande ormai e non hai più forza ed energia per farti fregare dal primo che passa. Non fa le magie. Solo che devi beccargli il trucco, altrimenti ha un alibi, il mago. Il mago ha il suo vangelo, tatuato nel suo sangue, e quel che il suo vangelo dice è: se non sai il trucco, è sempre magia.
Così puoi star certo che quel trucco lo custodirà fino in fondo. Se lo proteggerà come fosse l’ultimo frutto del pianeta. Ma no, non stavolta. Questa volta non te la fa. Questa volta guardi tutto: le mani, i piedi, gli occhi, i vestiti, le maniche, le persone per strada. Tutto. Non servirà neanche che lo dichiari ai quattro venti, quando lo scoprirai. Sarà il segreto fra te e il mago.
C’è da diventare pazzi a beccargli il trucco. Sia chiaro, alla fine sono sempre quelle tre o quattro esibizioni. Prenda una carta, No, non farmela vedere, Ecco girala, L’avete vista tutti?, Ora la rimescolo, Dia una bella mescolata anche lei, Bene ora le giro tutte, Che strano non la trovo, Ma guarda te cosa c’ho in tasca, Un tre di picche?, Era per caso la carta che aveva scelto?
E tu neanche dici di sì. Allarghi le braccia, ti si stampa un’espressione da idiota sulla faccia, e pensi l’unica cosa che puoi pensare: me l’ha fatta ancora, il mago.
Così passa al numero successivo, e intanto tu ti sei già arreso, perché alla fine vince sempre lui. Non riesci mai ad incastrarlo, il mago. Ti frega la volta dopo, e quella dopo ancora. Allora pensi che anche a te piacerebbe custodire un trucco. Un segreto con cui puoi sfangarla sempre. Un modo per rubare la scena per cinque minuti in una cena, ma anche per risolvere criptici enigmi della vita.
Mentre guardi il mago tenere in mano tre cerchi separati, in realtà nella tua testa stai pensando ai tuoi problemi: al fatto che vorresti cambiare qualcosa nella tua vita, al fatto che la ami però non la ami, al fatto che ti ama però non ti ama, al fatto che vuoi restare però vuoi scappare, al fatto che sei felice e sei triste, al fatto che “ma perché sono così?”, al fatto che “vada al diavolo”, al fatto che non sopporti niente, al fatto che ti manca tutto, al fatto che per tutti questi quesiti, tu un trucco non ce lo hai mai avuto.
Sei in piena crisi esistenziale quando poi, eccolo lì, il mago, con tre cerchi uniti nella mano. Allora ritorna l’espressione da idiota sulla faccia, compare un sorriso e con esso un pensiero: me l’ha fatta ancora, il mago.
Ricorda molto il sorrido di Jeep Gambardella ne la grande bellezza quando parla del trucco della giraffa con sottofondo la musica Parade dei Tape
E viene da dirlo anche a te. Viene da chiederglielo al mago. Viene da chiedergli che e è così bravo a far sparire le cose, allora che faccia sparire pure a te. Che sleghi i tuoi cerchi indivisibili. Che trovi, se può, la carta che non riesci più a trovare, quella scelta tanto tempo fa; Puoi farlo, mago?
Solo che questo non glielo puoi chiedere, perché appena finisce con i suoi trucchi magici, il mago esce di scena. In realtà non esce: tramuta. Senza qualcuno da stupire, il mago non è più un mago. È solo uno che va. Già. È solo uno che va. A guardarlo bene, non sorride neanche più. Anzi ha la faccia abbassata e un colore spento negli occhi. Solo se riesci a guardarlo alla fine delle sue magie, inizi a comprendere quale sia la sfida del mago. È sempre una sfida contro se stesso. Contro i trucchi che gli mancano. I trucchi che mancano a tutti. Che snodare tre cerchi uno lo impara, ma a snodare il cuore…
Un conto è un mago in carne e ossa. Magari un giorno gli potrai anche fregare i trucchi. Ma il mago che governa il mondo e ci fa girare come trottole, quello proprio non lo capiremo mai. Ogni tanto ci capita di allargare le braccia, e ci si stampa un espressione idiota sulla faccia e pensiamo: me l’ha fatta ancora, la vita.
Guardi la persona che va. Solo e perso nel suo mondo. Senza nessuno da fregare con i suoi trucchi.
Forse è proprio per quello che ha iniziato a fare il mago. Per fregarsi. Per non soccombere a quelle magie che non è in grado di fare, a quei casini che non hanno tempo di trovare un miracolo che li risistemi. Così magari lui ha trovato questo meccanismo di sopravvivenza: fregarsi ogni tanto, per non perdersi completamente. Per sentirsi, in quei minuti da mago, custode di un trucco con cui può generare stupore. Perché se sei custode di qualcosa, seppur qualcosa di piccolo, ti senti un po’ custode di tutto.
Ti fa tenerezza, ora, quell’uomo che va. Chissà come sarebbe se uno gli si avvicinasse e gli chiedesse qualcosa tipo “ehi amico, qual è la carta che hai perso?”
Probabilmente non capirebbe o farebbe finta di niente. Magari la cercherebbe nelle tasche per poi dire: a saperlo…
Oppure saresti tu a sorridere, ma non di sfida. Sorridere di un sorriso dolce, per poi andartene con lui.
A cercarla assieme.
Che magia, a pensarci.
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