Intervista al cantautore milanese all’indomani del grande evento live
Gianluca Grignani è reduce dal concerto-evento dello scorso 16 ottobre 2022 denominato “La fabbrica di plastica and only the best“. Uno spettacolo dedicato alla riproposizione dal vivo dello storico e leggendario album del 1996 oltre che a tutti i principali successi della carriera del cantautore milanese. A pochi giorni dalla massa in scena del grande evento milanese, abbiamo raggiunto Gianluca Grignani per raccogliere le sue impressioni alla conclusione di un’estate passata sui palcoscenici.
Bentornato su RecensiamoMusica, Gianluca. Quali sono state le sensazioni che hai provato? Come hai vissuto quest’attesa?
«Ho vissuto l’attesa pensando a suonare. Tutto quello che stiamo facendo con il mio team è in divenire. Siamo partiti lenti e siamo arrivati velocemente alla gente, poi siamo partiti più velocemente e siamo arrivati ancora più veloci. Tra poco saremo una Ferrari con le ruote di Batman. Fino a quando la gente riuscirà a correre con me, va bene. Il problema è se io devo frenare, perché non so se sono capace».
L’attesa ed i rimandi a causa dell’emergenza Covid hanno contraddistinto anche questo come molti altri live in questi ultimi anni. Aspettare questo evento così tanto ha aumentato la tua voglia di portarlo live?
«Sì, assolutamente. Abbiamo dovuto cambiare anche la location proprio perché abbiamo iniziato ad organizzare il tutto in periodo di Covid. Proprio perché abbiamo cambiato sia la location che il giorno, ci sono persone che hanno dovuto cambiare i biglietti. La cosa che mi ha stupito è che abbiamo riempito a una velocità pazzesca un posto che, tra un problema e l’altro, poteva non essere pieno».
Sei reduce da un’estate di tanti concerti dal vivo e quello appena andato in scena a Milano è sicuramente la punta di diamante di questo percorso. Cosa ti ha insegnato, in tutti questi anni di carriera, l’esperienza del suonare dal vivo?
«Credo che se mi venisse dato un palco, ma non la chitarra o la band, potrei comunque andare avanti due ore insieme alla gente. Ecco cosa mi ha insegnato».
‘La fabbrica di plastica’ è stato spesso definito come un disco rivoluzionario. In che cosa secondo te lo è stato per davvero?
«È un album rivoluzionario per due motivi importanti. Il primo è che non fu capito dal pubblico, se non da una minima parte, e quasi neanche da me: per un certo senso l’ha capito più il pubblico di me. E poi era veramente precursore dei tempi: 25 anni fa per me era un album valido in quel momento, in realtà ancora oggi è avanti. Un’altra cosa fondamentale è che il pubblico ha deciso il successo di quel disco, non io o i media».
All’inizio l’album non raccolse immediatamente grande entusiasmo; eppure, con il tempo è diventato un must della tua discografia. Che cosa maggiormente il tempo ha permesso di rivalutare di quel lavoro?
«Ha colpito molto nel segno quando è uscito perché aveva qualcosa da dire in maniera diversa e quindi ha sconvolto un po’ in un momento in cui in Italia non si sarebbe mai compreso un disco del genere. Ho fatto qualcosa che era inaspettato. Il pubblico con me è stato magnanimo. Quello che ho fatto allora l’ho pagato, per certi aspetti, per 25 anni, ma il risultato è che posso dire che la gente mi ha permesso di fare cultura».
Scaletta concerto |
- La fabbrica di plastica
- Più famoso di Gesù
- Solo cielo
- Testa sulla luna
- Fanny
- La mia storia tra le dita
- Il giorno perfetto
- La canzone
- Mi piacerebbe sapere
- Che ne sarà di noi
- Sogni infranti
- Vuoi vedere che ti amo
- Natura umana
- Destinazione Paradiso
- Dio privato
- L’aiuola
- L’allucinazione
- La vetrina del negozio di giocattoli
- Galassia di melassa
- Rok star
- Il mio peggior nemico
Ilario Luisetto
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