Recensione dell’ultimo side project del poliedrico artista romano
Achille Lauro continua ad essere un personaggio difficile da leggere e da capire, era così già all’inizio della sua fortunata carriera, dove, pur appoggiandosi al rap, usato come strumento per comunicare a più persone possibili, si è contraddistinto per un suo stile personale diverso dal tutto il resto della scena. Lo è stato negli anni successivi, passando dalla samba-trap alla dance anni ’90, con i mezzo il pop-punk sanremese e tante altre sfumature differenti, unite però dallo stesso intento: cambiare continuamente forma senza perdere di credibilità. Un’impresa ardua, specie se si sceglie di spaziare in un groviglio musicale così ampio, ancora più ardua se si tengono presente le tempistiche, molto ristrette.
Per questo dicembre il poliedrico artista romano ha scelto ancora una volta di stupire addetti ai lavori e fan pubblicando il suo nuovo progetto discografico ‘1920 – Achille Lauro & The Untouchable Band’, disponibile ovunque a partire da venerdì 4 per Elektra/Warner Music Italia. Un progetto che di fatto chiude il cerchio e la trilogia iniziata nel 2019 con ‘1969’ (di cui qui la nostra recensione) e proseguita proprio quest’estate con l’esperimento ‘1990’ (di cui qui la recensione): tre progetti nel giro di un anno e mezzo dai colori e dalle atmosfere totalmente diverse. È facilmente intuibile che questo progetto, molto più dei due precedenti, rappresenti il punto più estremo della sperimentazione: se ‘1969’ (pubblicato appena dopo la prima partecipazione al Festival di Sanremo nel 2019) era stato pensato come un vero e proprio album di inediti e ‘1990’ come un omaggio agli amati anni ’90, ecco che con ‘1920’ Lauro punta su qualcosa di ancora più raffinato, una rielaborazione complessa delle sue idee in chiave swing.
Le atmosfere sono garantite dal lavoro di quella che viene denominata la The Untouchable Band, un apparato sonoro nel quale Achille Lauro si inserisce giocando a fare il Frank Sinatra della situazione. L’immagine stavolta è nitida: l’artista vestito di nero elegante al microfono, sigaretta in bocca, come in film noir americano, tra jazz e swing che esce dalle casse. Achille si diverte a cambiare faccia e qui si divide fra cover ed inediti: tre sono i brani inediti pensati per il progetto, in cui è chiara la volontà di creare un racconto colorato che mischia immagini classiche della poetica del cantante ad un mood fuori dal tempo. ‘Chicago’, ‘Pessima’ e ‘Piccola Sophie’ sono i tre brani totalmente inediti che l’artista sceglie di proporre al pubblico, tre brani che potrebbero benissimo essere presi, smontati e rimontati in chiave molto più aggressiva, ma che qua il buon Lauro apparecchia in maniera da amalgamarsi al resto del progetto.
I risultati migliori, però, si vedono con le rivisitazioni dei propri brani, se ‘Cadillac 1920’, contenuta nella sua versione originale all’interno di ‘1969’, sembra rinascere in una veste ancor più convincente, ecco che la vera chicca del disco risulta ‘Bvlgari black swing’, in cui, anche grazie al gran lavoro degli ospiti Izi e Gemitaiz, le parole del testo creano una sinergia quasi straniante con la musica, contribuendo ad avere un risultato godibilissimo. Non è un caso che Lauro abbia scelto di aggiungere la band nel titolo dell’album, dato che grande spazio, forse come mai prima nell’intera discografia dell’artista, viene dato all’impianto musicale che qui non è solo un tappeto sul quale appoggiarsi, ma un vero e proprio tutt’uno nella concezione musicale totale dell’opera, anche lo stesso cantante, spesso, sembra voler lasciar spazio agli strumenti.
Tre sono anche le cover inserite: ‘My funny Valentine’, la prima traccia del progetto, ha il compito di introdurre l’ascoltatore in questo “nuovo” mondo, mentre le altre due sono rappresentate dagli altri due ospiti presenti: Gigi D’Alessio e Annalisa. Il cantautore napoletano non poteva non essere presente in ‘Tu vuo’ fa’ l’americano’ di Renato Carosone, in cui lui e Lauro si passano continuamente la palla confortandosi con un mostro sacro, mentre la bellissima voce di Annalisa si presta alla reinterpretazione di ‘Jingle bell rock’, brano che chiude il disco senza però esplodere del tutto.
‘1920‘ è un disco rischioso nella sua realizzazione in cui Achille Lauro sceglie di confrontarsi con alcuni pezzi storici, inediti e altri già pubblicati in vesti differenti, costruendo un impianto musicale inedito e finora inesplorato e mischiando la sua poetica bohémien alle dolci atmosfere swing di un mondo “lontano lontano”. Il risultato è un lavoro curatissimo nei dettagli, che strappa un sorriso e anche un applauso per le sue intenzioni, in attesa di nuova musica che, ne siamo certi, non tarderà di certo ad arrivare e che, come sempre, andrà in una direzione totalmente differente.
Voto complessivo | 6,5/10
Migliori tracce | Bvlgari black swing
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1920 – Achille Lauro & The Untouchable Band | Tracklist e Stelline
- My funny Valentine ★★★★★★½☆☆☆
[Lorenz Hart, Richard Rodgers] - Chicago ★★★★★★★☆☆☆
[Achille Lauro – Achille Lauro, Gregorio Calculli, Matteo Ciceroni] - Pessima ★★★★★★★☆☆☆
[Achille Lauro, Simon Pietro Manzari – Achille Lauro, Matteo Ciceroni, Gregorio Calculli] - Tu vuo’ fa’ l’americano feat. Gigi D’Alessio ★★★★★★★☆☆☆
[Nicola Salerno – Renato Carosone] - Cadillac 1920 ★★★★★★★½☆☆
[Achille Lauro – Edoardo Manozzi, Fabrizio Ferraguzzo, Matteo Ciceroni, Gregorio Calculli] - Bvlgari black swing feat. Izi & Gemitaiz ★★★★★★★★☆☆
[Gemitaiz, Izi, Achille Lauro – Achille Lauro, Matteo Ciceroni, Gregorio Calculli, Boss Doms] - Piccola Sophie ★★★★★★★☆☆☆
[Achille Lauro – Mattia Cutolo, Matteo Ciceroni, Gregorio Calculli] - Jingle bell rock feat. Annalisa ★★★★★★½☆☆☆
[Jim Boothe, Joe Beal]
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