L’ultimo saluto all’artista torinese, genio delle sette note, portatore sano di coraggio ed entusiasmo
Il mondo della musica e quello dell’arte in generale piangono la scomparsa di Ezio Bosso, direttore d’orchestra e compositore di fama internazionale, morto all’età di 48 anni, affetto da una patologia neurodegenerativa, che non lo ha mai allontanato dalle sue due più grandi passioni: la vita e il pianoforte.
Musicista di straordinario talento, ha cominciato a muovere i primi passi e suonare i primi tasti all’età di quattro anni, in piena adolescenza debutta come solista in Francia e comincia a girare l’Europa in lungo e in largo, suonando in alcune delle orchestre più prestigiose del Vecchio Continente.
La svolta arriva grazie all’incontro con il contrabbassista austriaco Ludwig Streicher, che lo indirizza a studiare Composizione e Direzione d’Orchestra all’Accademia di Vienna. Un talento straordinario il suo, capace di vedere al di là delle convenzioni, in grado di reagire col sorriso alla malattia, un esempio per tutti.
Sul palco, come nella vita, Ezio Bosso ci saliva senza spartiti, andava a braccio, supportato da una straordinaria memoria. Memorabile la sua partecipazione in veste di ospite al Sanrem0 2016, con un’esibizione da pelle d’oca e la successiva intervista che resterà negli annali della storia del Festival.
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La grandezza dell’uomo e la prodigiosità dell’artista convivono in Ezio Bosso, continueranno a farlo perché, come amava ripetere, non a caso i direttori d’orchestra hanno la bacchetta, proprio come i maghi. Attraverso la musica e le parole di magie ce ne ha regalate tante, di questo non potremo mai smettere di ringraziarlo.
Ezio Bosso | Le frasi più belle
- “La musica ci insegna la cosa più importante che esista: ascoltare”.
- “I sorrisi avvicinano più dei passi e aprono più porte delle chiavi”.
- “Scrivo perché interpreto, interpreto perché scrivo. E affronto la mia musica come se non fosse mia. Affronto come interprete il mestiere del compositore”.
- “Il tempo è un pozzo nero. E la magia che abbiamo in mano noi musicisti è quella di stare nel tempo, di dilatare il tempo, di rubare il tempo. La musica, tra le tante cose belle che offre, ha la caratteristica di essere non un prodotto commerciale, ma tempo condiviso. E quindi in questo senso il tempo come noi lo intendiamo non esiste più”.
- “Si dice che la vita sia composta da 12 stanze. 12 stanze in cui lasceremo qualcosa di noi che ci ricorderanno. 12 le stanze che ricorderemo quando saremo arrivati all’ultima. Nessuno può ricordare la prima stanza dove è stato, ma pare che questo accada nell’ultima che raggiungeremo. Stanza, significa fermarsi, ma significa anche affermarsi. Ho dovuto percorre stanze immaginarie, per necessità. Perché nella mia vita ho dei momenti in cui entro in una stanza che non mi è molto simpatica detto sinceramente. È una stanza in cui mi ritrovo bloccato per lunghi periodi, una stanza che diventa buia, piccolissima eppure immensa e impossibile da percorrere. Nei periodi in cui sono lì ho dei momenti dove mi sembra che non ne uscirò mai. Ma anche lei mi ha regalato qualcosa, mi ha incuriosito, mi ha ricordato la mia fortuna. Mi ha fatto giocare con lei. Si, perché la stanza è anche una poesia”.
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“Stanza è una parola importante nella vita degli uomini, ma spesso è data per scontata. Eppure nel linguaggio vuol dire tanto, vuol dire poesia, canzone, libertà, affermarsi. Vuol dire persino costruire”.
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“Sono un uomo con una disabilità evidente in mezzo a tanti uomini con disabilità che non si vedono”.
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“La malattia non è la mia identità, è più una questione estetica. Ha cambiato i miei ritmi, la mia vita. Ogni tanto “evaporo”. Ma non ho paura che mi tolga la musica, perché lo ha già fatto. La cosa peggiore che possa fare è tenermi fermo. Ogni giorno che c’è, c’è. E il passato va lasciato a qualcun altro”.
- “La musica è come la vita, si può fare in un solo modo: insieme”.
Nico Donvito
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