venerdì 13 Dicembre 2024

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“La fine del mondo”, la risposta alla trap si chiama Anastasio – RECENSIONE

Analisi dell’inedito del rapper campano, tra i protagonisti della dodicesima edizione di X Factor

AnastasioTira fuori tutta la sua “cazzimma” Marco Anastasio, uno dei papabili e predestinati vincitori di X Factor 12, fuori con il singolo “La fine del mondo”, inedito che aveva già stupito sin dalla prima esibizione nel corso delle audizioni del talent show di Sky. Un brano stilisticamente potente, impreziosito dalla sapiente produzione di Don Joe, che ha valorizzato la versione originale senza snaturarne il senso e la resa emotiva. La rivoluzione interiore dell’artista trova sfogo attraverso una grande forza comunicativa, precisa ed eloquente, tenace e tangibile, a tratti sorprendente se si considera la sua giovanissima età.

Tutta la rabbia e la disperazione di questo tempo in una canzone, dal riscatto alla rivalsa, passando per l’utopistico desiderio di stravolgere le regole e le carte in tavola, semplicemente esprimendo il proprio dissenso. Non si autocommisera Anastasio, che non le manda  di certo a dire e sputa un’infinita raffica di parole in maniera cruda ma quantomai realistica. I vocaboli si intrecciano in un flusso di versi e di giochi di parole, come “l’anima sintetica e l’estetica dell’ansia”, in una suggestione di immagini evocative che, leggendo bene tra le righe senza soffermarsi al primo ascolto, parlano più di costruzione che di distruzione.

In un mondo pieno di facce spente, il ventunenne partenopeo sogna un mondo che finisca degnamente e che esploda, piuttosto di vederlo spegnersi lentamente. Questa l’ispirata risposta ai giretti in Lamborghini tipici della poetica-trap perché, con ogni probabilità, ci ritroviamo dinnanzi a colui che ci tirerà fuori dall’oblio privo di contenuti che da mesi si insidia virale nelle classifiche musicali del nostro Paese. Per scoprire se la sua penna riuscirà in futuro a tirar fuori altri testi così incisivi c’è tempo, non ci resta che far godere le nostre orecchie di questa piccola opera d’arte che, a differenza del Giudizio Universale della Cappella Sistina, possiede led, riflettori e un impianto con bassi pazzeschi.

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La fine del mondo | Audio

La fine del mondo | Testo

Aspetta, non sono pronto ancora
guarda, ho ancora l’etichetta non so
andare in bicicletta o fare i cento all’ora
mai corso la maratona, superato ostacoli
non ho mai visto il Napoli di Maradona
ho le licenze scadute da un pezzo
quella poetica da rinnovare o levare di mezzo
abbatto la clessidra orizzontale per fermare il tempo
a patto che smettiate di soffiare per cambiare il vento
il freddo che avanza, l’anima sintetica e l’estetica dell’ansia
e se oggi potessi cambiare il mondo lo farei domani

Non mi rompete il ca**o con sta fretta di decidersi
lasciatemi non fatemi alzare dal letto
scendetemi di dosso con sta fretta di decidersi voi
voi non fatemi alzare dal letto
non mi rompete il ca**o con sta fretta di decidersi
lasciatemi non fatemi alzare dal letto
scendetemi di dosso con sta fretta di decidersi voi
voi non fatemi alzare dal letto

Non mi alzerò mai,
da questo letto sfatto e zozzo
che mi tira giù sul fondo
ed è profondo come un pozzo
mi ripeto alzati, almeno muoviti
ma ste lenzuola sono come sabbie mobili
e non ho manco sonno ma se mi alzo
torno affrontare il mondo
e sono tempi bui
il gioco lo conosco a fondo
sono debole e lui cambia regole a suo
piacimento e vince sempre lui
e vince sempre lui
ed accidenti dovrei darci dentro ancora
in contro mano a fari spenti sfioro centoventi all’ora
ma il mondo mi ignora ancora non lo vedo più
non tira un filo di vento non sento
manco l’aria sulla faccia mentre cado giù
ma io non voglio far finta di niente
se in giro vedo solo ed unicamente facce spente
io, io sogno un mondo che finisca degnamente
che esploda, non che si spenga lentamente

Io sogno i led e i riflettori alla Cappella Sistina
sogno un impianto con bassi pazzeschi
sogno una folla che salta all’unisono fino
a spaccare i marmi fino a crepare gli affreschi
sogno il Giudizio Universale sgretolarsi e
cadere in coriandoli sopra una folla
danzante di vandali, li vedo al rallenty
miliardi di vite mentre guido il meteorite
sto puntando lì

Io sogno i led e i riflettori alla Cappella Sistina
sogno un impianto con bassi pazzeschi
sogno una folla che salta all’unisono fino
a spaccare i marmi fino a crepare gli affreschi
sogno il Giudizio Universale sgretolarsi e
cadere in coriandoli sopra una folla
danzante di vandali, li vedo al rallenty
miliardi di vite mentre guido il meteorite
sto puntando lì

Sogno il Giudizio Universale sgretolarsi e
cadere in coriandoli sopra una folla
danzante di vandali, li vedo al rallenty
miliardi di vite mentre guido il meteorite
sto puntando lì

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.