A tu per tu con l’interprete ciociara, al suo ritorno discografico con il singolo “Guapo”, l’inizio di un nuovo corso
Diciotto anni di carriera per Anna Tatangelo, l’età giusta per osare con maggiore consapevolezza, intraprendere un nuovo cammino con un bagaglio pieno zeppo di esperienze importanti. Artista completa e coraggiosa, il perfetto anello di congiunzione tra la precedente e l’attuale generazione musicale, sia per attitudine che per anagrafe. “Guapo” (qui la nostra recensione) è il titolo del singolo realizzato in coppia con Geolier, un pezzo che segna questo inedito ritorno, nonché l’inizio di un nuovo stimolante corso.
Ciao Anna, bentrovata. Partiamo da “Guapo”, cosa ti ha spinto a scegliere proprio questo pezzo per il tuo ritorno?
«In realtà è stata una scelta condivisa con Flavio (Mixer T, ndr), che sta lavorando con me a questo disco. Poi, sai, secondo me il primo singolo di un nuovo progetto deve essere sempre un punto di racconto iniziale, una sorta di prefazione, “Guapo” è la giusta anticipazione perché da una linea di quello che sarà questo lavoro».
Quali sono i punti di contatto tra te e Geolier? A parte il fatto che siete entrambi ragazzi di periferia…
«Sì, il fatto che proveniamo entrambi dalla periferia in primis, sicuramente anche l’amore verso Napoli, anche se non sono partenopea, e poi l’amore verso la musica, un elemento che è stato tangibile in studio, perché ci siamo trovati molto bene a lavorare insieme. Con Emanuele c’è stata subito grande sintonia, pensa che “Guapo” è nata in mezz’ora».
A co-firmare il pezzo con Emanuele è Martina May, una delle nuove leve più interessanti dell’R’n’B italiano, oltre che brillante autrice. Com’è stato lavorare con lei?
«Martina sta lavorando a tutto il disco in realtà, lei è il mio braccio destro, nel senso che io sono la mente e lei è la parte esecutiva di un brano, perché riesce a mettere sottoforma di parole tutti i miei pensieri. L’interscambio tra noi è fondamentale, mi piace molto come scrive, soprattutto perché riesce a tradurre ciò che penso in maniera fluida, questo è molto importante per me. C’è affiatamento e ci troviamo benissimo».
Cosa ti affascina esattamente di questo tipo di contaminazione musicale?
«Le sonorità, il flow, il modo di cantare, perché si toccano un certo tipo di note. Il modo di stare sul tempo è diverso dalla musica leggera, questo è fuori discussione».
La consideri una vera e propria svolta oppure pensi si sia trattato più di un processo graduale?
«Un processo graduale, è un concetto che si è sviluppato nell’arco di due anni, la cosa bella è che tutto è venuto fuori in maniera molto naturale. La considero un po’ una mia rinascita urban».
L’azzardo e l’imprevisto sono elementi fondamentali nel percorso di un artista, ce lo dimostra Achille Lauro, che proprio con te ha mosso i suoi primi passi nel mainstream. Come valuti questo suo exploit?
«Sono felicissima per lui, quando abbiamo cantato insieme “Ragazza di periferia” l’ho portato nel mio mondo, quello un pochino più popolare, anche sotto il piano della comunicazione, perché diciamo che l’urban passa sotto altri canali di promozione. Sono contenta di aver lavorato con lui perché lo stimo parecchio, da sempre, ma quando ha avuto la sua grande occasione al Festival di Sanremo è riuscito a dimostrare l’artista che è su larga scala. A me fa davvero piacere essere stata la prima a credere nel suo progetto collaborando con lui, almeno tra gli artisti provenienti da un genere diverso dal suo».
Hai già avuto modo di ascoltare il suo nuovo album “1990”?
«No, purtroppo ancora no, però ci sentiamo spesso perché siamo due ragazzi di periferia (ride, ndr), quindi ci piace chiacchierare del più e del meno, confrontandoci anche sui nostri rispettivi progetti».
Quest’anno festeggi diciotto anni di carriera, diciotto anni dalla vittoria di Sanremo… la tua musica è diventata maggiorenne. Se potessi farti un regalo, c’è qualcosa che in questo momento ti piacerebbe ricevere professionalmente?
«L’attenzione musicale, niente di più e niente di meno rispetto a quanto ho già avuto la fortuna di ricevere in questi anni. Vorrei semplicemente che si ascoltasse la mia musica senza pregiudizio, senza pensare troppo da dove vengo o badare alla mia vita privata, bensì la giusta attenzione che alla fine sto comunque ricevendo, perché con “Guapo” si parla della mia sfera musicale e, finalmente, di quello che sto facendo. Quindi, diciamo che il regalo sta avvenendo automaticamente».
Tra l’altro è curioso pensare che con tanti anni di carriera alle spalle e ben sette album di inediti, tu non abbia ancora realizzato un greatest hist, una raccolta dei tuoi successi. Una scelta o una casualità?
«Una pura casualità, però è una cosa a cui sto pensando, anche perché mi viene richiesta soprattuto dai miei fans».
Cosa dobbiamo aspettarci dai tuoi prossimi progetti?
«Ti dico la verità, più che fare dichiarazioni su quello che sarà il disco preferisco che a parlare sia la musica. Questo pezzo è la prima anticipazione, successivamente ci saranno altri singoli apripista, il prossimo credo che arriverà verso la fine di settembre o i primi di ottobre, sarà un altro tassello per completare questo nuovo puzzle».
Pensi che questo nuovo progetto possa in qualche modo abbracciare una tua possibile candidatura a Sanremo 2021?
«Guarda, non metto mai limiti, perché magari può succedere che finiamo un brano e capiamo che il palcoscenico più adatto per presentarlo è quello dell’Ariston. Ovviamente sono molto legata al Festival, ho sempre portato canzoni che sentivo, se durante la lavorazione dell’album dovesse venir fuori un pezzo adatto… perché no? Ad esempio “Le nostre anime di notte” era arrivata a disco quasi chiuso, anche se quel brano ha segnato per me la chiusura di un mondo e la riapertura di un altro, oggi come oggi mi presenterei con un pezzo che rappresenta il mio presente».
Venendo all’attualità, come hai vissuto il lockdown e con quale spirito stai affrontando questa ripartenza?
«Un periodo che credo sia stato difficile per tutti, da una parte mi ha insegnato tantissime cose, quando si è da soli ci si riscopre, quando perdi la quotidianità ritrovi dei momenti che ti fanno riflettere e apprezzare ciò che hai attorno. Adesso la vivo in maniera un po’ più serena, una tranquillità che mi deriva dal fatto che sto uscendo con un nuovo progetto. “Guapo” è un singolo importante per me, che mi sta dando grande soddisfazioni, soprattutto da parte delle persone che stanno apprezzando questa svolta. Questa nuova percezione positiva mi regala grande serenità».
Per concludere, qual è l’augurio che senti di rivolgere alla collettività? Cosa speri che questa situazione estrema ci abbia insegnato?
«Quello che ci ha insegnato è non dare per scontato tanti aspetti che fanno parte della nostra vita di tutti i giorni. Per quanto riguarda l’augurio, invece, la mia speranza è quella di tornare presto a poterci riabbracciare, di tornare presto alla massima normalità».
Nico Donvito
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