Omaggio alle voci femminili e alle signore della canzone, autentiche icone di fascino e bellezza che hanno scritto pagine di storia. A cura di Marco Fioravanti
La domenica è l’unico giorno il cui nome è di genere femminile, per questo motivo non potevamo che dedicarlo alle donne che hanno fatto grande la nostra canzone, celebrandone il talento, il coraggio e l’unicità.
In ogni puntata di “Beato tra le Donne”, Marco Fioravanti ci accompagna alla scoperta e riscoperta delle più grandi protagoniste della scena musicale italiana e non. Attraverso un racconto appassionato e ricco di dettagli, si ripercorrono le carriere straordinarie di queste voci femminili che hanno segnato la storia della musica. L’appuntamento di oggi è dedicato a Mia Martini.
Mia Martini, una piccola donna, grande come l’universo
Mia Martini, Mimì, Domenica Bertè, Mimì Bertè… tanti nomi per ricordare una sola, grande, unica interprete, un’attrice della canzone italiana. Le parole che lei cantava le viveva e le faceva vivere a chi la ascoltava. Come una grande attrice che fa emozionare nelle sue performance attoriali, così Mimì lo faceva attraverso le sue canzoni.
Una carriera quella di Mia Martini, degna della più grandi sfide, una serie infinita di montagne russe. Grandi salite, grandi voli verso il basso e poi di nuovo in alto, sempre più in alto, fino all’infinito e oltre. Negli anni, la bravura di Mimì è diventata un punto di riferimento per le giovani leve canore, la maniera viscerale con cui interpretava brani anche già editi, regalando una seconda giovinezza a canzoni già ampiamente conosciute, come successe con il disco di cover “La musica che mi gira intorno”, ultimo suo lavoro pubblicato prima della sua scomparsa.
Numerose iniziative a suo nome sono sorte dopo la sua morte, come tantissimi colleghi si sono proclamati “suoi amici”, quando in realtà in vita la evitavano come la peste. È la famosa diceria della jella che perseguitava la grande cantante calabrese e che le rovinò la vita e la carriera.
Domenica Rita Adriana Bertè nacque a Bagnara Calabra il 20 settembre 1947. La mamma Maria Salvina Dato, nonostante vivessero a Porto Recanati per il lavoro del padre, professore di greco e latino, ogni volta che si avvicinava il momento del parto tornava nella natia Bagnara. E qui nacquero anche le sorelle di Mimì, Leda, Olivia e la famosa Loredana, nata anch’essa il 20 settembre ma del 1950. Fin da piccola Mimì evidenziò un talento per la musica fuori dal comune e nel 1962, accompagnata dalla madre, si avventura a Milano alla ricerca di un contratto discografico. Alla fine lo firmerà con Carlo Alberto Rossi, che la fece debuttare con un repertorio yè-yè con il nome d’arte di Mimì Bertè. I diversi 45 giri incisi non ebbero però alcun riscontro e Mimì Bertè finì velocemente la sua carriera. La mamma e le quattro figlie si trasferirono, dopo la fine del suo matrimonio, a Roma; la passione di Mimì per la musica stentava a diventare un lavoro vero e proprio, affrontando sconfitte e disavventure di vario genere, tra cui un periodo in carcere a Tempio Pausania nel 1969 perché trovata in possesso di uno spinello. Mimì, con la sorella Loredana e l’amico Renato Zero, iniziarono a girare tra locali e case discografiche cercando di rimediare una scrittura, ma il più delle volte tornavano a casa con un niente di fatto.
L’incontro con Alberigo Crocetta, fondatore del Piper e scopritore di Patty Pravo e Mal, fu la svolta decisiva per arrivare al successo. Le fece cambiare nome, divenne Mia Martini, Mia come l’attrice Mia Farrow e Martini perché era un brand di successo anche all’estero. Nel 1971 esce il suo primo lavoro di un certo livello, “Padre davvero”, un testo forte ed in linea con le ribellioni giovanili del periodo. Vinse il Festival di Musica di Avanguardia e Giovani tendenze di Viareggio e da lì a poco vedrà la luce il suo primo album, “Oltre la collina”, un disco ancora oggi considerato un capolavoro, un concept album a cui collaborò anche un giovanissimo Claudio Baglioni. In un paio di brani la stessa Mimì scrisse i testi.
La strada per il grande successo è tracciata, nel 1972, nonostante il poco entusiasmo dell’autore Dario Baldan Bembo, le viene affidato “Piccolo uomo”, con il testo di Bruno Lauzi, e divenne uno dei brani più venduti dell’anno, vincendo anche il Festivalbar, vittoria che bissò nel 1973 con un altro brano di Dario Baldan Bembo “Minuetto” con il testo di Franco Califano. Altri brani che canto negli anni successivi che consolidarono la sua fama furono “Per amarti”, “Che vuoi che sia se ti ho aspettato tanto”, “Al mondo”, “Donna sola”.
Sia in Italia che all’estero il nome di Mia Martini è ormai sinonimo di bravura e di qualità. Il carattere non certo accondiscendente di Mimì le comincia a far avere però i primi contrasti con le case discografiche, che vorrebbero imporle di cantare brani che a lei non convincono, adducendo al fatto che comunque è così brava che anche un brano mediocre si trasforma in un successo.
Iniziano quindi i primi ostacoli professionali per la grande Mimì; grandi litigi con manager e discografici di miope livello artistico, nonostante dalla sua vi erano grandi affermazioni e collaborazioni di livello, su tutte la mitica tournée con Charles Aznavour che la portò fino all’Olympia di Parigi, ma la parabola discendente di Mia Martini iniziò la sua folle corsa.
L’incontro con Ivano Fossati darà un altro scossone alla sua vita e alla sua carriera. Lui comporrà per lei dei veri capolavori, “La costruzione di un amore”, “Vola”, “Danza” fino al bellissimo brano del Sanremo del 1982, “E non finisce mica il cielo”, per il quale i giornalisti inventarono il Premio della Critica, che dalla sua scomparsa, porta il suo nome. Mia Martini lo vinse di nuovo nel 1989 e nel 1990.
Nonostante nell’autunno del 1982 con la produzione di Shel Shapiro vedrà la luce un bel brano di buon successo come “Quante volte”, la vita e la carriera sono quasi alla deriva. Professionalmente la diceria che portasse jella le chiude ogni porta, il rapporto con Ivano è terminato e i litigi con la sorella Loredana, ormai diventata una grande star della musica leggera, sono leggendari. Pubblicherà nel 1983 un vinile-live, registrato al Ciak di Milano, “Miei compagni di viaggio”, incidendo canzoni di autori che l’hanno accompagnata per tutta la sua vita artistica e personale. E sarà questo il suo saluto al pubblico, stanca e delusa da tutti.
Dopo anni in cui di lei non si saprà più nulla, se non per qualche sporadico concerto in posti sperduti nel nulla ed accettati solo per questioni economiche, verso la fine del 1988 ecco arrivare la svolta definitiva. Claudio Sanjust e Lucio Salvini, che avevano collaborato con Mimì all’inizio della sua carriera, cercarono di convincerla a tornare a cantare. Viene riesumato da qualche cassetto un brano scritto nello stesso periodo di “Piccolo Uomo”, 1972, sempre da Bruno Lauzi e Maurizio Fabrizio. Il brano si chiama “Almeno tu nell’universo”. Si attivano per farla andare al Sanremo del 1989, con patron Aragozzini, che quando sente il brano si dichiara subito entusiasta. Vi sarebbe stata un’intercessione anche dell’amico Renato Zero, per proporla in coppia, ma che si tirò poi indietro per lasciare tutto lo spazio a Mia. Quando Mimì entro sul palco dell’Ariston, la sua emozione e quella del pubblico fu palpabile, iniziò a cantare e fu un trionfo! Non vinse ovviamente, ma il 1989 fu il suo anno! Premi di ogni genere, la gente che impazziva per questa cantante mai dimenticata, un 33 giri vendutissimo che conteneva anche tante belle canzoni, tra cui “Donna” di Enzo Gragnaniello.
La carriera riparte alla grandissima, torna a Sanremo anche l’anno dopo con “La nevicata del ‘56”, scritto da Califano per l’amica Gabriella Ferri ma da lei poi rifiutato. Poi collabora con Baglioni per un brano del suo nuovo disco “Stelle di stelle” ed arriva verso la fine del 1991 anche un altro brano diventato un classico, “Cu’mme”, con Roberto Murolo e Enzo Gragnaniello. Nel 1992 sarà ancora a Sanremo con “Gli uomini non cambiano”, la vittoria sembrava assolutamente sua ma all’ultimo momento arriverà seconda, dietro a Luca Barbarossa. Il brano di Mimì sarà comunque uno dei più venduti della kermesse e le permetterà di partecipare per la seconda volta all’Eurofestival, la prima volta fu nel 1977 con “Libera”. Mia Martini si classificò al 4’ posto e, visto che si svolgeva in Svezia, fu al centro dell’interesse mediatico dato che la sorella Loredana era in quel periodo la moglie del tennista Bjorn Borg. E proprio con Loredana tornò a Sanremo nel 1993, con “Stiamo come stiamo”, esperimento non felicissimo, con gli inevitabili litigi dietro le quinte da parte di una Loredana in crisi dopo la fine del matrimonio svedese.
Si arriva quindi al 1995, dove tra alti e bassi, Mia Martini si stava preparando a partire per un nuovo tour ed a nuovi progetti musicali. Il 12 maggio, da sola, nella sua nuova casa a Cardano al Campo, vicino alla casa del padre, Mimì muore improvvisamente. Verrà ritrovata solo due giorni dopo, grazie alle insistenze del suo manager che non riusciva a contattarla. Le reali cause della morte non furono mai accertate, anche se le condizioni di salute di Mimì negli ultimi mesi non erano delle migliori
Il mito “Mia Martini”, se già era grande prima, esplode. Vengono sistematicamente ripubblicati i dischi già editi, immesse sul mercato raccolte di brani inediti, libri, programmi tv, addirittura una fiction con Serena Rossi nei panni di Mimì, omaggi di vario genere da parte di tanti artisti. Tutto il successo che non ebbe in vita, arrivò dopo la sua morte.
Ipocrisia o vero omaggio? La risposta non c’è, ma come cantava in un suo grande successo “Io non so l’amore vero che sorriso ha, pensieri vanno e vengono, la vita è così”.
Marco Fioravanti
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